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Gravina a rischio bancarotta con la Samp in C

Gravina a rischio bancarotta con la Samp in C

A stagione conclusa un verdetto choc riscrive la classifica di B: 4 punti in meno al Brescia e liguri, anziché retrocessi, alla finalina per la salvezza (in data ignota). Il nodo è finanziario: il piano di risanamento doriano prevedeva la A, e la Figc aveva fatto da garante

Nel calcio italiano non si può mai stare tranquilli. Anche perché la regolarità dei campionati può sempre cambiare da un momento all’altro. Con la possibilità che la salvezza o la retrocessione di una squadra non sempre si giochino solo sul campo. A volte la lotta si consuma nei corridoi della Figc di Gabriele Gravina, tra cavilli regolamentari, tempistiche sospette, silenzi e sempre più spesso conti che non tornano. La Sampdoria, che solo pochi giorni fa sembrava destinata a scendere in Serie C dopo una stagione fallimentare, potrebbe ora salvarsi grazie a un intreccio giuridico-amministrativo dai contorni tanto surreali quanto molto particolari. Non bisogna dimenticare che la situazione dei blucerchiati, negli ultimi anni, è stata segnata da una complessa vicenda societaria e da polemiche legate alla gestione del club, in particolare per quanto riguarda il trust «Rosan» e le decisioni della Figc.

Ma andiamo con ordine. Sul campo, come noto, la Samp è retrocessa il 13 maggio scorso: 0-0 a Castellammare con un gol clamoroso sbagliato da Niang, sorpassata dalla Salernitana vincente a Cittadella, quarta stagione disastrosa e la prima retrocessione in Serie C della storia. Eppure, negli ultimi giorni si è innescato un meccanismo che potrebbe ribaltare i risultati. Pochi giorni fa la Covisoc ha segnalato al procuratore federale irregolarità gravissime da parte del Brescia, colpevole – secondo la documentazione trasmessa dall’Agenzia delle Entrate – di aver coperto i versamenti Irpef con crediti d’imposta inesistenti. Un’azione che non è solo irregolare: è dolosa. E che, se confermata, dovrebbe portare a una penalizzazione pesantissima, si parla di 4 punti, facendo così scivolare il Brescia al terzultimo posto, spalancando alla Samp le porte del playout con la Salernitana

Perché adesso? Le irregolarità risalgono a febbraio, ma la Procura si è mossa il 17 maggio, a campionato chiuso e playout imminenti. La Lega B, con un colpo di teatro, ha deciso di rinviare all’ultimo momento lo spareggio salvezza tra Salernitana e Frosinone, scatenando la furia dei granata e lo stupore di una tifoseria già pronta per andare allo stadio. Un rinvio che, secondo la normativa sportiva (comma 2 delle «Disposizioni urgenti per i processi sportivi»), non dovrebbe nemmeno essere concesso in casi simili. La sanzione, per irregolarità fiscali, dovrebbe essere immediata. E in tutto questo la Sampdoria, che ufficialmente è retrocessa da una settimana, ha però continuato misteriosamente ad allenarsi. Un dettaglio che, alla luce degli eventi, fa pensare più a una premonizione tipica di una veggente piuttosto che a una preparazione sportiva iniziata con qualche mese d’anticipo. Massimo Cellino, presidente del Brescia, si è detto «truffato» da una società milanese che avrebbe venduto crediti inesistenti. Come alle Rondinelle, anche Trapani, Taranto e Turris. Il presidente del Trapani, Valerio Antonini, ha già sporto denuncia. Ma il sospetto, ormai fondato, è che ci sia un’intera filiera di club in difficoltà finanziaria che ha fatto ricorso a questo meccanismo. Non solo. Proprio ieri il Brescia ha depositato in Procura una denuncia querela nei confronti della società milanese con sede in via Montenapoleone dalla quale la squadra assicura di aver acquistato crediti di imposta scontati del 20% per pagare i contributi relativi a novembre, dicembre, gennaio e febbraio per oltre 1,4 milioni di euro che per l’Agenzia delle Entrate sono però inesistenti. 

E la Samp? È la vera chiave del problema. Due anni fa evitò il fallimento grazie a un piano di ristrutturazione dei debiti approvato dal Tribunale di Genova. Quel piano aveva una condizione: la promozione in Serie A entro il 2024, salvezza nel 2025. Nulla di tutto questo è successo. Ma la Figc decise di ammettere comunque in B «sulla fiducia» i doriani. Come ha ricordato anche il giornalista Paolo Ziliani, fu una scelta deliberata, politica. Oggi quella fiducia rischia di travolgere la stessa Federazione. Il cuore del problema sembra essere il famigerato trust Rosan, dentro cui Massimo Ferrero aveva fatto confluire le quote della Sampdoria per isolarla dal crac delle sue società. Ma quel trust, come ha rivelato un’inchiesta di Michele Spiezia su Storiesport, potrebbe essere illegittimo. Le intercettazioni parlano chiaro: Ferrero lo usò per mettere «in sicurezza» l’unico asset di valore della galassia Holding Max, cioè la Samp, e salvarla dai creditori. «È bancarotta», si sente dire in una telefonata tra i suoi collaboratori. «Se zompa la holding, andate tutti in galera».

La Figc, consapevole, cambiò i membri della commissione preposta e ne allargò il numero per dare il via libera al trust. Gravina, secondo diverse fonti, era terrorizzato dagli sviluppi giudiziari. E con tutta probabilità lo è ancora oggi: se il trust fosse dichiarato nullo, se il piano concordatario saltasse, la Figc rischierebbe un’incriminazione per concorso esterno in bancarotta. Ecco perché la salvezza della Samp non è solo sportiva, ma stava diventando una necessità istituzionale.

D’altra parte, le particolarità che riguardano i blucerchiati sono molte. Come mai la Samp, in mano a un fondo con sede a Singapore legato al betting, è stata accettata senza rilievi? Come mai la Florentia San Gimignano fu svuotata per far nascere la Samp femminile, in silenzio, con l’avallo della Figc? Come mai le stesse operazioni fatte dalla Salernitana furono ritenute «diverse»?

E poi c’è il precedente del Foggia 2019, penalizzato e finito in zona playout: la Figc li annullò e retrocesse direttamente il club pugliese. C’è poi anche un pezzo di politica in questa storia. Silvia Salis, candidata sindaca di Genova, fu tra le fautrici del salvataggio della Doria nel 2023, quando era vicepresidente Coni. A Coverciano e Livigno ospitò una Samp senza un euro. Già all’epoca i blucerchiati affrontavano una delle stagioni più difficili della sua storia recente: retrocessione in Serie B, gravi problemi finanziari e persino l’impossibilità di organizzare il consueto ritiro estivo.

Non a caso lo scorso aprile Salis aveva già messo le mani avanti: “La Samp va salvata per i posti di lavoro”. Da quel giorno parte della tifoseria del Genoa ha smesso di sostenerla, accusandola di favoritismo. Lei ha scelto il silenzio. Ma ora, con la salvezza possibile, i sospetti tornano.

A oggi, la Samp è ancora “formalmente” retrocessa. Ma il piano salvataggio continua a circolare: penalizzazione del Brescia, playout o, se non ci sono i tempi, persino una B allargata a 22 squadre. Come avvenne per il Catania nel 2003. Ma stavolta, la posta sembra più alta. Perché potrebbe non essere solo un club a rischiare.

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