
Il capannone abbandonato a Sesto Fiorentino, utilizzato come rifugio dai migranti senza tetto, andato in fiamme nella notte tral’11 e il 12 gennaio

Un momento della protesta dei migranti sopravvissuti all’incendio davanti alla Prefettura di Firenze

I Vigili del Fuoco durante l’intervento a Sesto Fiorentino per l’incendio di un capannone in cui trovava rifugio una cinquantina di extracomunitari

Le fiamme sviluppatesi nel capannone abbandonato a Sesto Fiorentino

La protesta davanti alla Prefettura di Firenze degli extracomunitari scampati all’incendio

I migranti allontanati dal capannone abbandonato a Sesto Fiorentino per essere ospitati in due grandi tende della Protezione Civile

Il capannone abbandonato a Sesto Fiorentino, utilizzato come rifugio dai migranti senza tetto

In tutto erano una cinquantina i migranti che passavano la notte nel capannone di Sesto Fiorentino andato in fiamme

Lo striscione di protesta per la morte di Ali Muse nel rogo di Sesto Fiorentino

Firenze: un momento della protesta davanti alla Prefettura
Alcuni degli stranieri scampati al rogo si sono poi riuniti questa mattina davanti alla Prefettura di Firenze, esponendo tra l’altro uno striscione con la scritta “Ali Muse è morto per colpa dello Stato”. La manifestazione ha dato origine anche a qualche attimo di tensione con le forze dell’ordine, mentre da Sesto Fiorentino è arrivato l’allarme di Serena Leoni, coordinatrice dell’organizzazione umanitaria “Medici per i diritti umani” (Medu), che assiste gli extracomunitari accolti nell’estemporanea tendopoli: “La situazione qui è ingestibile, abbiamo circa 80 persone e due tende senza riscaldamento che ne possono contenere al massimo 20 ciascuna”.
In base alle informazioni in possesso dell’associazione, dal maggio del 2015 nel capannone viveva una comunità di persone di nazionalità somala ed etiope, molte delle quali arrivate dopo lo sgombero di uno stabile occupato in via Slataper, a Firenze. “Si tratta di una comunità mobile”, ha spiegato sempre Serena Leoni: “dentro al capannone ci stavano dalle 70 alle 150 persone a seconda del periodo dell’anno”. La responsabile dell’associazione ha poi riferito che gli occupanti lo stabile avevano creato un impianto elettrico abusivo dopo che le autorità avevano staccato l’energia all’edificio: “Lo stabile era stato diviso con pannelli di compensato per creare stanze singole, quando pioveva i locali si allagavano e c’erano fili scoperti“, ha raccontato sempre la Leoni.
