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Joe Biden, un presidente dimezzato

Joe Biden, un presidente dimezzato

La leadership appannata di Joe Biden è ancor più appesantita dai contrasti al suo super piano di investimenti per migliorare il Welfare, adeguare le infrastrutture e favorire la transizione energetica. E l’ostruzionismo parte dai membri del suo stesso partito…


È un braccio di ferro tutto interno al partito democratico quello che è destinato a segnare le sorti dell’agenda economica americana, dove impantanato al Congresso c’è il secondo dei due pilastri del maxi piano di investimenti chiamato Build back better act. L’impasse non è figlia del confronto, o meglio dello scontro, tra maggioranza dem e opposizione repubblicana, quanto della dissidenza di Joe Manchin, senatore dell’Asinello il quale paventa preoccupazioni sullo sforamento del deficit e sulla spirale inflazionistica legate al costo del progetto, ma che in realtà è motivato anche da un legame con l’industria energetica tradizionale che potrebbe tradirne la rielezione.

Così, se il 2021 ha avuto un finale amaro per Joe Biden, pure il nuovo anno non sembra essere iniziato sotto i migliori auspici. Il presidente, che meno di due mesi fa ha scelto di scorporare i due piani, è sì riuscito a far passare la legge da 1.200 miliardi di dollari sulle infrastrutture, ma ha visto infrangersi (per ora) le sue aspirazioni sull’altro pacchetto, quello che riguarda Welfare e clima, sul muro ostruzionista di Manchin appunto: senatore moderato del West Virginia che dopo mesi di tira e molla ha negato a Biden il cinquantesimo voto del partito, cruciale per il via libera del Build back better act nella Camera alta.

Il Comandante in capo sta così intensificando gli sforzi per promuovere agli elettori americani il pacchetto infrastrutture faticosamente conquistato e firmato a metà novembre alla Casa Bianca, nella speranza di invertire il crollo della popolarità nei sondaggi e salvaguardare i seggi democratiche alle elezioni di medio termine di novembre.

Il piano, varato grazie a un accordo tra i due partiti, destina 180 miliardi di dollari per ricerca e sviluppo, 115 miliardi per strade e ponti, 85 per il trasporto pubblico, 80 per le ferrovie, 42 per porti e aeroporti. Altri 100 miliardi di dollari riguardano il miglioramento della banda larga e 111 miliardi sono dedicati alle forniture idriche della nazione (anche per garantire l’eliminazione dei tubi di piombo, che può rallentare lo sviluppo dei bambini e portare a problemi comportamentali e di altro tipo). Mentre 7,5 miliardi sono destinati alla costruzione di una rete nazionale di caricabatterie per veicoli elettrici, dato che si punta a rendere elettrico il 20% degli scuolabus della nazione.

Si tratta del più grande programma di lavori pubblici in America dagli anni Cinquanta, che tra le altre cose consentirà di riparare 32.000 chilometri di strade e 10.000 ponti, tra cui i 10 economicamente più importanti del Paese, come il Brent Spence bridge che sul fiume Ohio collega Kentucky e Cincinnati, o le autostrade della Florida. Il presidente lo ha definito «un passo monumentale per il futuro del Paese», in grado di «creare milioni di posti di lavoro ben pagati». «Quando fai cose utili per le persone e ti assicuri che lo sappiano, ne otterrai il merito», ha spiegato Jared Bernstein, consigliere economico di lunga data di Biden. Molti dei progetti, però, non saranno selezionati, né tanto meno completati, per anni, quindi molti americani potrebbero non vederne subito i frutti.

Il provvedimento è passato al Senato con voto bipartisan e anche alla Camera è stato approvato grazie ai 13 «sì» dei repubblicani, mentre ben sei deputati dem dell’ala più progressista – a partire da Alexandria Ocasio-Cortez e dalle quattro parlamentari della sua «Squad» – hanno votato «no». Non si sono fidati (a quanto pare a ragione, almeno per ora) del compromesso raggiunto, in base al quale i moderati dell’Asinello si impegnavano a votare entro fine novembre l’altro maxi piano di spesa da 1.800 miliardi su clima e Welfare.

A soli tre giorni di distanza, la Camera ha dato il via libera anche a questo secondo pacchetto, la maggiore spesa sociale degli ultimi 50 anni e il più grande investimento americano contro il riscaldamento climatico: include asili nido gratis per tutti, riduzione dei costi delle materne, allargamento della copertura sanitaria e taglio ai costo dei farmaci per anziani, congedi medici e parentali retribuiti, investimenti per ridurre i gas serra.

L’American rescue plan act e il Disegno di legge sulle infrastrutture firmato dal presidente sono risultati importanti, ma l’improvviso annuncio della definitiva bocciatura da parte di Manchin del Build back better act è stato un duro colpo, arrivato dopo mesi di trattative durante cui il senatore, da sempre critico sul progetto, ha ottenuto una serie di rilevanti concessioni. Non sufficienti a quanto pare, vista la stroncatura natalizia. Manchin continua a sostenere che, tra l’altro, la spesa del piano aggraverebbe l’inflazione e alcuni benefici come il credito d’imposta per i figli hanno un costo troppo elevato.

Ci sono poi i dubbi sulle misure dedicate al clima (mossi probabilmente dai suoi legami con l’industria fossile): a causa sua Biden ha dovuto abbandonare il piano per la Clean energy, che destinava 150 miliardi di dollari per sostituire le centrali elettriche a carbone e gas della nazione con energia solare, nucleare ed eolica. «Non posso votare questa legge. Ho cercato in tutti i modi umanamente possibili di trovare un motivo, ma non mi ha convinto. Questo è un no», ha detto il senatore a Fox News scatenando l’ira della Casa Bianca, che lo ha accusato di aver infranto la promessa di trovare un terreno comune.

Secondo David Axelrod, consigliere dell’ex presidente Barack Obama e capo stratega delle sue campagne elettorali nel 2008 e 2012, «il rifiuto potenzialmente decisivo dell’iniziativa di Biden da parte di un membro del suo partito si va a sommare a una percezione di debolezza che il presidente non può permettersi in un momento in cui le sue quotazioni sono così in ribasso».
Axelrod tuttavia è convinto che ci siano ancora chance di ripresa per il Comandante in capo, e in un editoriale sul New York Times fa un parallelo con quanto accadde all’inizio del 2010, quando tutto sembrava perduto sul passaggio dell’Affordable care act, la riforma sanitaria di Obama.

Due mesi dopo, invece, l’Obamacare è diventata legge grazie a un’intensa contrattazione e a una complessa serie di manovre guidate dalla speaker della Camera Nancy Pelosi. «All’epoca i democratici godevano di maggioranze relativamente larghe in entrambi i rami del Congresso» ammette l’ex consigliere di Obama. «Ma la strategia e la tattica che abbiamo usato per resuscitare l’Affordable care act offrono ancora indizi che possono aiutare a far rivivere non solo il piano di Biden, ma anche la posizione attualmente precaria del presidente».

Presidente il quale, in occasione del primo anniversario dell’assalto al Congresso del 6 gennaio, ha cercato di passare all’offensiva improntando il suo intervento contro Donald Trump, condannando la sua «rete di menzogne» e accusandolo di aver fomentato la rivolta mettendo in pericolo la democrazia solo perché non accettava di aver perso le elezioni. «Questo teatro politico è solo una distrazione dal fatto che Biden ha completamente e totalmente fallito» è stata la secca risposta del tycoon, che sta scaldando i motori per l’inizio (ufficioso) della sua campagna elettorale verso le elezioni di Midterm, e può contare su una ritrovata indiscutibile leadership sul partito repubblicano.

A pesare sulle spalle di Biden, invece, è anche la scelta di nominare Mitch Landrieu, responsabile proprio delle infrastrutture. L’ex sindaco di New Orleans «non si è mai schierato contro la logica delle trivelle», sostengono i suoi detrattori. E la sua designazione allarga la scia di diffidenze e incomprensioni tra il presidente e l’ala verde della sua base. Il cui sostegno era stato consolidato nelle prime fasi della presidenza attraverso l’annullamento dei decreti di Trump che autorizzavano esplorazioni petrolifere nell’Artico e incoraggiando consumi d’energia fossile. Oltre al ritorno degli Usa negli Accordi di Parigi contro il riscaldamento globale, da cui Trump s’era chiamato fuori. Ma poi le criticità dei «meccanismi verdi» dell’amministrazione sono emerse evidenti, contribuendo a ridimensionare i risultati della Cop26 di Glasgow. Un’altra grana per Biden.

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