Gaetano Manfredi, che da nove mesi guida il capoluogo campano, ha a che fare con i doppi incarichi di membri della sua Giunta, con guerre ai panni stesi e tasse da recuperare (grazie ai droni), con prebende elargite a dipendenti e collaboratori. Intanto, in città, il caos regna sovrano come al solito.
E non si dica che i partenopei (politici, per di più) non hanno voglia di lavorare. Al Comune di Napoli, da nove mesi guidato dal sindaco Gaetano Manfredi, gli assessori sembrano non accusare affatto la fatica di governare la terza città d’Italia. Tanto da trovare il tempo per onorare anche le precedenti occupazioni. Emanuela Ferrante continua, per esempio, a fare la dirigente «full time» dell’Agenzia delle entrate a Caserta. «Riesco a conciliare tutto» assicura a Panorama.
Idem la collega Laura Lieto, docente di Architettura, che ha preferito non mettersi in aspettativa dall’università. «E non lo farò nemmeno in futuro», promette. D’altronde, sembra che le riunioni importanti di giunta si facciano tutte verso l’ora del tè; come a Buckingham Palace. Finanche gli assessori pensionati fanno altro. Edoardo Cosenza risulta ancora presidente dell’Ordine degli ingegneri di Napoli. Ruolo che potrebbe generare qualche dubbio sull’opportunità della doppia poltrona essendo egli delegato a infrastrutture e trasporti. La giornalista Teresa Armato, dal canto suo, si tiene stretto lo scranno di consigliere di amministrazione dell’Inail. «Messa così sembra che gli assessori non siano proprio convinti di arrivare a fine mandato e si mantengano una porta aperta per ogni esigenza» maligna un dirigente di Palazzo San Giacomo. «La realtà è che è sempre e solo una questione di soldi. Evidentemente, lo stipendio da assessore non basta».
Pure chi si è dimesso dai vecchi incarichi, come Luca Trapanese, si mantiene uno spazietto di autonomia come influencer sponsorizzando prodotti sulla sua pagina social. «Ma ormai è da un po’ che non mi capita» si lamenta. Alla continua ricerca di pubblicità è la stessa fascia tricolore che, in Città metropolitana, ha assunto 12 «staffisti» tra cui due giornalisti e un fotografo, in aggiunta all’ufficio stampa comunale che comprende una redazione per la web tv. La propaganda, però, sembra essere diventata sempre più difficile da veicolare. E non bastano i turisti a coprire le falle dei servizi che mancano e della criminalità che dilaga. «In questi mesi non è stato fatto praticamente niente e la situazione è sotto gli occhi di tutti» commenta col nostro giornale l’ex pm antimafia Catello Maresca, capo dell’opposizione in consiglio comunale. «I trasporti sono al palo, la gestione dei rifiuti è ancora un fallimento e nulla è cambiato sul fronte sicurezza». «Napoli ha un esercito di oltre 1.100 poliziotti locali» aggiunge il magistrato «ma evidentemente non rendono quanto dovrebbero. Bisogna organizzarli meglio, avendo il coraggio di superare le storiche resistenze sindacali quando non sono funzionali al servizio».
In realtà un’idea su come utilizzare i vigili il sindaco l’aveva pure avuta: sguinzagliarli nei vicoli a multare chi avesse steso i panni ad asciugare al sole. Ma è stato sommerso da una valanga di critiche e costretto a sbianchettare il nuovo regolamento di polizia urbana. «Siamo alle comiche finali» è stato il giudizio del consigliere comunale (di maggioranza) Luigi Grimaldi. La vera spina nel fianco di quest’amministrazione. Nell’ultima seduta di bilancio, ha presentato da solo 5 mila emendamenti. «La città è ridotta malissimo» attacca. «Il sindaco crede di essere ancora il rettore della “Federico II” col codazzo di studenti e assistenti che gli vanno dietro dicendo signorsì». La sua intemerata su Facebook, per svelare lo stipendio d’oro del direttore generale del Comune («240 mila euro l’anno, più di Mattarella fermo a 179 mila»), è diventato un caso sui social avendo raggiunto la cifra record di 230 mila visualizzazioni.
La sua nuova battaglia è contro la decisione della giunta di affidare ai privati il recupero delle tasse non pagate. Un piano che prevede una schedatura dei contribuenti mai vista a queste latitudini. Per scovare gli evasori saranno incrociati dati catastali, contratti delle utenze, atti unici dei notai, successioni, bonifici da ristrutturazione e dichiarazioni dei redditi. Se non bastasse si leveranno in volo i droni per effettuare riprese aeree con sensori laser per scovare superfici sconosciute (terrazzi, balconi, sopraelevazioni) entro i 10 centimetri di altezza. «Informazioni così sensibili non possono essere affidate a un privato» ha concluso Grimaldi annunciando di aver scritto al Garante per la privacy perché «non ci sono tutele sul trattamento dei dati».
Il presidente di Noi Consumatori, l’avvocato Angelo Pisani, al contrario batte sul tasto dei rischi per le famiglie. «Se è giusto pagare le tasse, è ingiustificabile affliggere i contribuenti con minacce violente che si associano alla riscossione, generando solo tragedie ed altri suicidi di cui spesso non si parla per coprire le responsabilità di politiche sbagliate».
Frattanto, Manfredi incassa in silenzio. Preparandosi alla sfida che più gli sta a cuore: prendere il posto del governatore Vincenzo De Luca alle prossime regionali. Per riuscirci, strizza l’occhio a Enrico Letta e a Giuseppe Conte. Tende una mano all’ex grillino Luigi Di Maio e allarga il fronte dei moderati. Una manovra da manuale Cencelli culminata nelle estenuanti trattative per la spartizione delle poltrone nelle giunte municipali. Negoziazioni col misurino che hanno bloccato per quasi un anno, sostengono i detrattori, il lavoro delle ex circoscrizioni in attesa di trovare un accordo soddisfacente per tutti. L’intesa è stata poi raggiunta solo quando la Procura della Repubblica di Napoli ha deciso di aprire un fascicolo d’indagine per scoprire eventuali interferenze nella scelta dei mini assessori. Quando si dice le coincidenze.
