Cristina Tajani, da pochi mesi a capo di Anpal Servizi, dovrebbe occuparsi di piani per l’occupazione ma è attiva soprattutto nel dare sostegno al Pd, anche appoggiando il candidato alle regionali della Lombardia. Intanto impiega risorse in consulenze per creare i «suoi» futuri manager.
Mimetizzato tra le sedi ministeriali e i palazzi del potere romani si staglia un fortino rosso dove il Partito democratico è molto più di un orientamento elettorale: è uno stato d’animo. Questo fortino si chiama Anpal Servizi Spa, ed è una società partecipata al 100 per cento dal ministero del Lavoro. Fino a qualche mese fa, l’Anpal gestiva il fallimentare esperimento dei «navigator» e coordinava le attività dell’altrettanto discusso progetto dell’alternanza scuola-lavoro.
Oggi è in attesa di ricevere istruzioni dal governo che, però, tardano ad arrivare. Suscitando i timori della Rsa sindacale che, in una nota di qualche settimana fa, ha scritto a sigle unificate al management: «[…] a oggi non si sa nulla dei nuovi affidamenti, nulla degli obiettivi strategici aziendali, nulla della stabilità economico finanziaria dell’azienda, nulla della nuova organizzazione aziendale e della nuova organizzazione del lavoro». Al contrario si sa tutto della fede politica del presidente dell’Agenzia, Cristina Tajani. Che il 3 dicembre scorso ha partecipato – con tanto di book foto sui social – a una manifestazione in sostegno di Pierfrancesco Majorino, il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia. «Oggi è il #MajoDay (…). L’Elfo Puccini così pieno di persone di tutte le età mi ha ricordato altre e vittoriose campagne elettorali. Quelle che ci hanno portato a condividere tanti anni di buona amministrazione di Milano» ha scritto con trasporto la manager pubblica. «(…) Ci sarà da consumare le suole delle scarpe, ma è quello che Pier ha sempre fatto. E che per un pezzo di strada abbiamo fatto insieme. Forza Majo!!» ha concluso.
Con la speranza che «Majo» ottenga un risultato migliore della stessa Tajani che, da presidente in carica dell’Anpal Servizi, alle elezioni di settembre è stata piazzata dal Nazareno nel listino proporzionale al Senato, nel capoluogo lombardo, uscendone però sconfitta. Sul suo profilo Facebook sono ancora visibili le immagini e i santini elettorali sotto la bandiera del Pd. «A chi mi ha detto di aver votato Partito democratico (anche solo al Senato!) per sostenermi, assicuro che il mio impegno non verrà meno negli spazi di discussione che si apriranno nelle prossime settimane, nella società e nel partito» ha commentato a urne chiuse la presidente. «Allo stesso tempo continuerò nel mio impegno accademico e professionale sui temi delle politiche urbane e del lavoro. Impegno che ho onorato anche in queste settimane che sono state – quindi – doppiamente faticose, ma importanti e intense».
D’altronde, la riconoscenza è tutto nella vita, e la presidente Tajani ha deciso di essere sfacciatamente riconoscente col Pd. È stata la Ditta che l’ha piazzata sull’attuale poltrona, e non senza difficoltà. I racconti di corridoio accreditano un lungo e difficile braccio di ferro tra il ministro dell’epoca, Andrea Orlando, e il ministero dell’Economia che invece avrebbe preferito un altro tipo di profilo.
Ricordi e sofferenze lontani, tuttavia. Oggi c’è altro a cui pensare: sono arrivati «quelli lì» a Palazzo Chigi. «Il mondo sembra aver imboccato una spirale regressiva con le disuguaglianze in crescita, le democrazie esauste e in ritirata, la guerra alle porte, il pianeta che soffre e i diritti in discussione», si legge ancora in un suo recente post. «Per molti le condizioni di vita e le aspettative peggiorano senza che ne abbiano colpa. La frustrazione e la rabbia aumentano. C’è un’urgenza di risposta a problemi materiali che ho sempre trovato intrecciata ad una domanda – espressa o tacita – di senso, di comprensione delle cose e di comunità. La destra cavalca la prima additando colpevoli (l’Europa della pacchia, gli immigrati) e indicando ricette (la flat tax) che favoriscono chi sta meglio con il consenso di chi sta peggio. È questa la parabola di tutti i populismi».
Chiariamo: non che la Tajani si senta isolata in azienda per questo amore per il partito di Enrico Letta (a capo della sua segreteria c’è Alessandro Vaccari, che è anche docente nella scuola di formazione del Pd del Lazio), né che appaia apatica dopo il disastro elettorale dei dem. Tutt’altro. Pur in assenza di una rinnovata «mission», c’è grande fermento ai piani alti dell’Anpal per una riorganizzazione aziendale che prevede nuove nomine e avanzamenti di carriera. «Una scelta assolutamente incomprensibile» spiega una fonte interna a Panorama «considerato che non sappiamo ancora cosa andremo a fare e con quale disponibilità di risorse». Eppure è recentemente scaduto un bando di reclutamento per una società di valutazione (39 mila euro di base d’asta) che servirà a esaminare 23 dirigenti e 16 quadri in forze all’Anpal tra cui saranno poi individuati i futuri manager. «C’è una fretta del tutto ingiustificata per concludere questo percorso» rivela ancora la fonte «che già a fine ottobre sembrava sul punto di essere definito. Poi c’è stato un stop, ma è durato poco». Insomma: nell’agenzia per il lavoro, rimasta senza lavoro, si lavora per sé stessi.
