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La candidata mancata che imbarazza i 5 Stelle

La candidata mancata che imbarazza i 5 Stelle

Un’attivista grillina fa causa al Movimento per essere stata esclusa, all’ultimo minuto e dopo aver avuto garanzie, dalle liste per il recente voto. Il motivo? Sarebbe un vecchissimo «post» sui social che sosteneva Forza Italia. «Ho subìto un’ingiustizia» dice a Panorama. E per questo, a norma di regolamento, ora esige 600 mila euro dal leader pentastellato Giuseppe Conte.


Non minaccia esattamente di aprire i Cinque stelle come una scatoletta di tonno, ma il concetto è quello. Claudia Majolo, giovane penalista napoletana, è il karma grillino che bussa alla porta del Movimento pretendendo un risarcimento di 600 mila euro per la mancata candidatura alle ultime politiche. Esclusa dalle liste, contesta, all’ultimo secondo utile per vecchie dichiarazioni d’amore (politico) per Silvio Berlusconi. Un «macchia» indelebile e imperdonabile agli occhi pentastellati.

«La mia famiglia è sempre stata berlusconiana, e poi che c’entra? Sono post di 12 anni fa…» argomenta con Panorama, «Silvio piaceva a tutti, negli anni Novanta, forse lo stesso Giuseppe Conte lo ha votato. Il Cavaliere è stato un grande leader ma questo non significa sposare ogni sua idea». Lei voleva sposare lui, però: o almeno così scriveva su Facebook. «Be’, sa… la figura dell’uomo di potere su una ragazza di 21 anni, ma anche su una di 40, fa presa. L’uomo di potere piace a tutte, io non sono ipocrita ad ammetterlo». Ora, però, giura di essere guarita dalla passione per Arcore. «Ho subìto un’ingiustizia dai grillini, non esiste alcuna motivazione valida per farmi fuori dalle liste» attacca.

L’avvocato Majolo rivela di aver tentato di mettersi in contatto con il «collega Conte» per giustificare quelle vecchie esuberanze giovanili, ma senza successo. «Un comportamento riprovevole, il suo. Si dà diritto di difesa pure a un omicida. A me, invece, è stato negato». E pensare che la penalista aveva deciso di iscriversi al Movimento proprio per «Giuseppi», una volta smaltita la sbornia azzurra. «L’ho sempre apprezzato. Non mi aspettavo un atteggiamento così vile da lui». Ragion per cui la mancata onorevole ha deciso di puntare all’incasso.

Ma perché poi esattamente 600 mila euro? «Ho fatto un calcolo: sono 13 mensilità per cinque anni». Spicciolo più, spicciolo meno, è quanto avrebbe guadagnato con un seggio alla Camera. Volendo, avrebbe però potuto reclamare un indennizzo simbolico di un euro: d’altronde, è il principio che conta, o no? «Loro hanno giocato con la mia vita. Io ho investito tre anni per poter arrivare a Montecitorio e ritengo di avere tutte le carte in regola per non sfigurare in politica. Ho grandi capacità. Guido un’associazione di praticanti avvocati a livello nazionale. Ho contribuito a far cambiare una legge dello Stato. Ho interlocuzioni frequenti con gli alti vertici delle amministrazioni pubbliche. Perché, quindi, io fuori e gli altri dentro?».

Per ora, l’assalto ai forzieri del Movimento è rimandato all’esito della mediazione obbligatoria. «Ci vorrà un mese, ipotizzo, stiamo a vedere». L’«impallinamento» è arrivato una domenica di agosto con l’articolo di un giornale online che riprendeva i vecchi messaggi social a favore del capo di Forza Italia. Il sassolino che ha provocato la classica slavina. «È stata una vendetta degli attivisti napoletani, ne sono certa. Cinque minuti dopo la pubblicazione della notizia, mi è arrivata la mail con la soppressione della mia autocandidatura». Che velocità. «Studiando lo statuto attuale del Movimento, ho scoperto che per escludere un militante bisogna sentire il parere del garante, Beppe Grillo. Voglio proprio vedere negli atti se ci sono tutti questi passaggi. Nei Cinque stelle è tutto un equilibrio sopra la follia…».

Ambienti grillini della Campania, invece, offrono al nostro giornale un’altra versione. L’avvocatessa sarebbe stata estromessa dalle parlamentarie per la sua vicinanza al terzo avvocato di questa intricata storia: Luca Di Donna. Ex collega di studio di Giuseppe Conte, Di Donna è indagato (come riportato in esclusiva da Panorama un anno fa) dalla Procura di Roma per traffico di influenze illecite.

Allora, avvocato Majolo: era raccomandata dall’amico dell’ex premier? «Ma figuriamoci. Luca è una persona completamente apolitica. Il suo unico interesse è la professione. Ne ho lette tante sul suo conto. Tutte bugie. Peraltro, se fossi stata favorita da Di Donna, certo non sarei stata espulsa». Allora, vediamola da un’altra prospettiva: l’amicizia con Di Donna può essere stata la miccia per far saltare la candidatura? «Non avendo ricevuto una motivazione giuridicamente rilevante, posso pensare qualsiasi cosa. Tutto potrebbe essere». Ma lei collabora con lo studio Di Donna, giusto? «Esiste un rapporto professionale, certo. Organizziamo convegni, eventi».

L’avvocato Di Donna le ha mai parlato di Conte? Si è mai offerto di farle da «pontiere»? «No. So per certo che i loro rapporti si sono rotti da anni. Si continua a infangare un professionista serio e preparato, ma io so che Luca non sente Conte da anni. E chi dice il contrario, mente spudoratamente». Se vincesse la causa, che cosa farebbe di tutti quei soldi? «In parte li userei per sostenere un progetto che mi sta molto a cuore, la ricerca medica sul lupus. Un altro po’ li spenderei per comprare una casa e per altro…». Ma il Movimento sarebbe in grado di pagarle 600 mila euro senza finire in bancarotta? «Non lo so. Per quello che mi hanno fatto, dovrebbero darmi pure di più…».

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