Da quando è a capo del dicastero Andrea Orlando ha esteso la cerchia dei suoi collaboratori. Che, in vari casi, «si riciclano» da altri ruoli politici e soprattutto hanno un denominatore comune: comprovata fedeltà al Partito democratico.
Soltanto un mese senza un incarico politico. Dopo essere stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria col governo Conte 2, Andrea Martella ha prontamente ritrovato una sistemazione adeguata. Da Palazzo Chigi a Palazzo Balestra in via Vittorio Veneto, dove ha sede il dicastero del Lavoro. Appena ricevuto l’incarico da Mario Draghi, nel giro di poche settimane, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha pensato di affidare una consulenza ad hoc proprio a Martella: 72 mila euro annui per «collaborare tra l’altro nelle attività inerenti alla cura dei rapporti con il Parlamento, al monitoraggio e all’analisi del Programma di governo». D’altronde Martella conosce bene anche l’ambiente parlamentare, essendo stato deputato per ben quattro legislature. Escluso dalle liste dei candidati alle politiche dall’allora gestione Renzi, è rientrato in politica dalla finestra, come si suol dire, anche perché – si racconta nei corridoi del potere – sarebbe stato uno promotori dell’alleanza giallorossa, oltreché politico da sempre legato a Orlando.
Ma, a quanto pare, non è l’unico. A scorrere l’elenco di consulenti e collaboratori nominati dal ministro spicca una serie di persone – legate in un modo o nell’altro al Pd – che ora si ritrovano con contratti di tutto rispetto a lavorare nel suo staff, tanto che qualche dirigente, lontano da occhi indiscreti, ha ribattezzato il dicastero #occupypd. Pietro Galeone, per dire, è responsabile lavoro dei Giovani democratici, l’organizzazione giovanile dei dem. Nella sua formazione politica, ha accumulato talmente tante competenza che Orlando ha ritenuto opportuno fargli avere un contratto da esperto per «supportare il vertice politico nella definizione di iniziative volte a ridurre le disuguaglianze» e, già che ci siamo, anche nella predisposizione «di progetti economici diretti all’analisi e alla riforma del sistema di accesso al mercato del lavoro». Riforme, secondo il ministro, che giustificano i 65 mila euro annui di compenso. Nel frattempo, però, Galeone partecipa, anche legittimamente, a convegni in qualità di dirigente dei Giovani democratici. Come quello che si è tenuto il 17 aprile dal titolo «Lo stage non è lavoro», organizzato dal Pd Abruzzo. Nel parterre dei partecipanti figurava anche Michele Fina, segretario dem in Regione. I due in realtà si conoscevano già. Il motivo? La condivisione di un’esperienza di lavoro. Anche Fina è stato chiamato dal ministro Orlando: 60 mila euro per occuparsi di «transizione ecologica». Fa niente se c’è un ministero ad hoc peraltro fortemente voluto dai giallorossi. Siamo, però, solo all’inizio del lungo elenco di dem e affini che singolarmente hanno trovato un’occupazione al ministero Lavoro «orlandiano».
Capo ufficio stampa del ministro, per dire, è Luigi Telesca, che fino a pochi mesi fa svolgeva lo stesso identico ruolo nel Pd sotto la gestione dell’ex segretario Nicola Zingaretti (di cui, peraltro, Orlando era il vice). Capo della segreteria è, invece, Salvatore Russillo, in passato collaboratore di Rosy Bindi e candidatosi anche col Pd nel 2008 ma non eletto. Altro piccolo particolare: Russillo fino a ieri era stretto collaboratore proprio dell’ex sottosegretario Martella, che ora ritrova come suo collega da Orlando. Segretaria particolare del ministro è invece Melania Orgitano, legata da sempre al mondo della sinistra avendo lavorato nello staff di Walter Veltroni ai tempi della sua guida a capo del Pd e prima ancora nello staff di Piero Fassino quando era segretario dei Ds. Capo della segreteria tecnica del ministro è Matteo Bianchi: nel suo curriculum spicca il ruolo di capo del dipartimento «economia del mare» del Pd. Non solo: Bianchi ha un solido legame personale con Orlando. È stato suo segretario già ai tempi dei governi Renzi e Gentiloni, quando era a capo dei dicasteri prima dell’Ambiente e poi della Giustizia.
Ma soprattutto il ministro è stato suo testimone di nozze, quando pochi anni fa Bianchi si è unito in matrimonio con l’ex parlamentare dem Liliana Ventricelli. La «famiglia» targata Pd è, però, ben più ampia. Nell’elenco di consulenti, seppur a titolo gratuito, spuntano anche la professoressa Cristina Tajani, assessore a Milano ai tempi di Giuliano Pisapia; l’ex sindaco dem di Perugia Vladimiro Boccali che, anche lui a titolo gratuito, si occupa di «terzo settore» e «impresa sociale»; l’ex parlamentare Pd della scorsa legislatura Giuseppe Berretta che studia per il ministro soluzioni per i lavoratori autonomi. Sempre pro bono altro nome altisonante che compare tra i collaboratori di Orlando è quello di Cesare Damiano: ex parlamentare ed ex sindacalista, è stato anche ministro del Lavoro lui stesso. Oggi Damiano siede anche nel cda dell’Inail. Piuttosto curioso: un membro del consiglio di amministrazione di un ente sottoposto a vigilanza del ministero del Lavoro – e che dunque si presume debba godere di massima autonomia – è anche consulente di chi guida lo stesso dicastero. Potenziale conflitto d’interessi?
Panorama ha chiesto conto ovviamente allo staff di Orlando che, laconico, ci ha fatto sapere che «non ricorre alcun conflitto relativamente all’incarico di consigliere Inail». Tutto regolare, dunque. D’altronde, verrebbe da dire con una battuta, per ottenere una consulenza al ministero l’unico discrimine pare essere il passato (e il presente) con il Pd.
