L’ordinanza emessa prima di Pasqua dal ministro della Salute per fermare le fughe all’estero ricorda le Colt di plastica di un tempo.
Avete presente le pistole giocattolo, quelle che si impugnavano da bambini per mimare una sfida all’O.K. Corral? Ecco, l’ordinanza che il ministro Roberto Speranza ha emesso prima di Pasqua per fermare gli italiani in fuga verso l’estero mi ricorda proprio quelle Colt di plastica. Tutto nasce da una dimenticanza. Quando, in vista di un nuovo periodo di chiusure, il responsabile della Salute ha firmato i divieti, impedendo agli italiani di spostarsi da un comune all’altro e di trascorrere i giorni di festa in albergo, si è scordato di precisare che le misure valevano anche per coloro che avessero intenzione di recarsi in vacanza lontano dall’Italia.
Risultato, grazie al buco legislativo, migliaia di persone hanno pensato di prenotare viaggi in luoghi esotici, approfittando del periodo per volare alle Baleari e in altri eden. Io stesso, avendo notizia di amici e conoscenti pronti a partire per la montagna svizzera o per la spiaggia dorata di Sharm, ne ho scritto su La Verità, segnalando l’incongruenza. «È mai possibile che si vietino i trasferimenti nelle seconde case e le visite ai parenti e poi si consenta di andarsene in allegria a svacanzare?» ho chiesto. A completare il paradosso poi è arrivato Matteo Renzi, il quale forte del suo titolo di senatore semplice di Scandicci è partito per il Bahrein, non per un’importante missione parlamentare, ma per assistere in prima fila al Gran premio di Formula 1.
Insomma, una beffa per tutti quegli italiani che a Pasqua sono stati ristretti ai domiciliari. Una volta resosi conto dell’errore, Speranza è corso ai ripari, emanando un’ordinanza che ha imposto ai vacanzieri di sottoporsi a un tampone anti-Covid e a una quarantena di cinque giorni. Così ha pensato di aver riparato al danno. Tuttavia, come dicevo, la pistola che ha puntato contro chi ha aggirato i suoi divieti è caricata ad acqua e non ha nessun effetto deterrente. Il perché lo spiego subito. Innanzitutto, i controlli.
Alle nostre frontiere praticamente non ce ne sono. Chiunque può andare e venire dalla Svizzera o dall’Austria senza che ci sia qualcuno che pretenda l’esibizione di un documento che attesti un tampone o altro. In teoria, una volta sbarcati in aeroporto, ci si dovrebbe sottoporre a un test, ma si può anche dichiarare che lo si farà una volta a casa, con il risultato che nessuno sa se il prelievo sarà fatto davvero. Non parliamo poi della quarantena. L’isolamento è volontario e certo i carabinieri non passano ogni sera per verificare se il viaggiatore sia effettivamente a casa. Conosco persone che sono partite e una volta tornate hanno ripreso il loro lavoro, senza autoimporsi gli arresti. E tuttavia, nessuno gli ha contestato alcunché.
A questi signori è mancato e manca il senso di responsabilità? Può darsi, ma credo che a mancare di più siano le sanzioni. Senza una multa, la minaccia di una punizione, ma anche solo di un controllo, il senso di responsabilità è sostituito dalla sensazione di impunità, che spesso va a braccetto con la propria convenienza. Vado in vacanza, torno abbronzato e mi godo la faccia del vicino che dopo mesi chiuso in casa è più pallido di un latticino.
Qualcuno forse penserà che io voglia mettere le manette a chi non rispetta la legge. No, a me preme solo arrestare prima possibile la pandemia. Dunque, in attesa dei vaccini, mi rassegno a rispettare anche le disposizioni più stupide, come quelle che hanno impedito alle famiglie di trascorrere qualche giorno di vacanza nelle loro seconde case. Che male poteva fare una Pasqua al mare invece che a Milano o altrove? I bar, i negozi e i ristoranti erano comunque chiusi, sia nelle città che nelle località di villeggiatura. Dunque, non si rischiavano pericolosi assembramenti nei locali pubblici. Quindi, perché vietare le trasferte, se poi basta dire di aver fatto un tampone per potersi imbarcare e spiaggiare all’estero?
Se davvero Speranza avesse voluto vietare i viaggi, in Italia o in località esotiche, avrebbe dovuto fare come Boris Johnson, il quale sarà un buffone, come tutta la stampa scrive, ma nel suo Paese ha già contribuito a far vaccinare circa 40 milioni di persone. E però, nonostante il 60% e più dei connazionali siano stati immunizzati, il premier inglese ha imposto 10.000 sterline di multa a chi non rispetti i divieti di viaggiare, minacciando anche il carcere.
Per la cronaca, chi sbarca in Inghilterra deve esibire un tampone negativo eseguito 72 ore prima, e una volta entrato nel Paese deve sottoporsi a un secondo prelievo dopo due giorni, cui ne seguirà un terzo il quinto giorno e un quarto l’ottavo. Chiaro il concetto? Altro che un tampone e via. Ah, dimenticavo: se uno non si sottopone al primo test, paga 1.000 sterline, se ne salta due la multa sale a 2.000, se poi non fa il terzo si arriva a sborsare 5.000 sterline. Ovviamente, c’è un registro informatico che segnala gli inadempimenti e per i trasgressori recidivi si profilano anche 10 anni di galera. Insomma, Johnson non gioca con le pistole ad acqua di Speranza.
