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Le  parole dei lettori e una risposta

Le  parole dei lettori e una risposta

L’editoriale del direttore

Maurizio Belpietro risponde alle lettere giunte in redazione su vaccini, linea politica di Panorama, Matteo Salvini e Giampaolo Pansa.


Panorama è più vostro che mio. Io sono il direttore pro tempore, voi i lettori di una vita, che consentite al settimanale di esistere, acquistandolo a ogni uscita e abbonandovi. E dunque, come ho già fatto in altre occasioni, per esempio all’inizio della pandemia, pubblicando lettere circa la necessità di curare le persone più anziane e di intervenire con urgenza a sostegno delle attività economiche, mi piace darvi la parola, per sentire le vostre opinioni. Così faccio anche questa settimana, pubblicando lettere pro e contro le decisioni del governo su Green pass, vaccini e anche pro e contro ciò che io scrivo.

Ovviamente, non mi permetto di dire chi abbia ragione o torto. Per quel che mi riguarda, ogni tesi ha diritto di cittadinanza e soprattutto, quando non offende o insulta qualcuno, ha diritto di trovare ospitalità. Nel passato, troppe volte politici e editori hanno tentato di tapparmi la bocca e dunque, avendo provato sulla mia pelle i tentativi di censura, non ho alcuna intenzione di mettere il bavaglio a nessuno, anche quando le opinioni o le critiche non mi convincono o mi contestano.

Tuttavia, siccome questa è una casa di vetro, permettetemi di rispondere in particolare a Pierluigi Callegarin il quale, per arrivare a dire che non lo convince la linea editoriale di Panorama, la prende da lontano, ricordando quando tre anni fa decisi di chiudere la rubrica che avevo affidato a Giampaolo Pansa del quale, proprio il 12 gennaio, è ricorso il secondo anniversario della morte. Dico subito a Callegarin che sbagliai a sospendere la collaborazione con Giampaolo. Quella decisione mi costò molta fatica, innanzitutto perché al titolare del Bestiario mi legava un particolare affetto.

Da ragazzo, quando ancora non avevo cominciato a muovere i primi passi nel mondo del giornalismo, divoravo le sue cronache sul Corriere e, quando lui passò a Repubblica nella seconda metà degli anni Settanta, confermandosi una delle penne più brillanti dell’epoca, ebbi la fortuna di conoscerlo, mentre molti anni dopo ebbi quella di assumerlo. Con me condivise l’avventura di Libero e sempre con me partecipò alla nascita della Verità. Vi chiedete com’è che un tale rapporto a un certo punto si ruppe? Non lo so.
Tutto cominciò nel 2018, con la nascita del governo gialloverde. Né a me né a lui piaceva quella strana maggioranza bifronte. Giampaolo detestava in blocco sia i grillini che i leghisti, però a me non dispiaceva che Matteo Salvini mettesse argine all’invasione migratoria.

Anche lui scrisse articoli per criticare il lassismo della classe politica davanti a un fenomeno che stava cambiando le nostre città e stava intaccando la sicurezza della società civile, ma quando il leader della Lega divenne ministro dell’Interno, non so perché, forse per l’aria da bullo che aveva, prese a malvolerlo. Nel Dna della Verità c’era e c’è la libertà di giudizio e di opinione e dunque Pansa fu libero di esprimere le sue critiche a Salvini ogni volta che ritenne di farlo, anche quelle meno garbate e, a mio parere, più pretestuose (ricordo che gli rimproverò di essere ingrassato e di sudare).

Tuttavia, nonostante nessuno gli avesse mai levato una virgola, un bel giorno disse che il menù della Verità, che non criticava secondo lui a dovere Salvini, non gli garbava più e decise di sospendere la collaborazione. Inutile dire che feci di tutto per trattenerlo, ma non ci fu niente da fare: egli non rivendicava la libertà per sé di dire ciò che voleva, libertà che gli era consentita, chiedeva che l’intero giornale si adeguasse alla sua linea. Passarono alcuni mesi e, finita l’estate, La Verità comprò Panorama e io ne divenni direttore, come già ero stato in passato.

Giampaolo, con il quale i rapporti erano comunque rimasti ottimi, mi telefonò proponendo di portare la sua rubrica sul settimanale da cui molti anni prima era partita. «Se me lo consentirai» mi disse «farò un Bestiario anarchico, che non guarderà in faccia a nessuno». Purtroppo, nei mesi a venire fece un bestiario con una sola bestia, Salvini, del quale arrivò a scrivere che indossava divise della polizia che ricordavano quelle delle SS. Sì, per lui il leader della Lega era un futuro dittatore, un uomo da temere e da avversare.

Come dico sempre, ogni opinione è legittima e non ho avuto nessun problema a mettere in pagina le critiche di Giampaolo al ministro dell’Interno, ma essendo quasi ogni articolo dedicato a Salvini, alla fine il problema lo hanno avuto molti lettori. I quali hanno cominciato a scrivermi spazientiti, minacciando l’addio a Panorama. Alla fine, con grande dolore, ho dovuto scegliere tra Giampaolo e i veri padroni del giornale. Come sempre, ho scelto i lettori.

Dicevo però che, con il senno di poi, ho sbagliato a sospendere il Bestiario: sarebbe bastato attendere un paio di mesi e Pansa si sarebbe reso conto che il dittatore da lui tanto temuto era un Führer di paglia. Già, perché nell’agosto del 2019, Salvini fece la mossa che lo portò fuori dal governo: convinto di prendersi tutto, non gli restò niente. Il libro che Giampaolo diede alle stampe alla fine di giugno, Il dittatore appunto, fu contraddetto ad agosto dall’evoluzione dei fatti e con il ritorno di Matteo Renzi, uno che Giampaolo detestava forse più di Salvini. Tutto ciò per spiegare a Callegarin che di Salvini non me ne importa niente e non è certo il leader della Lega a dettare la linea di Panorama, ma sono i suoi lettori, le cui lettere e i cui messaggi leggo con attenzione. Chiarito questo, vengo al tema che in queste settimane appassiona e che, per la verità, credo di aver già chiarito nell’editoriale della scorsa settimana. Vado per schemi.

Punto primo: non sono contro i vaccini e non penso che siano stati introdotti per controllare la popolazione mondiale. Punto secondo: il Covid esiste e non è un’invenzione delle lobby farmaceutiche, prova ne sia che sono morti 140.000 italiani. Punto terzo: accettare i vaccini e non dubitare della letalità del virus non mi fa tuttavia chiudere gli occhi sui molti errori che sono stati commessi dai governi che si sono succeduti e non mi impedisce di vedere le molte contraddizioni e le false affermazioni che vengono quotidianamente propalate.

Punto quarto: se si continua a dire, come hanno fatto il presidente del Consiglio, molti politici e molti virologi, che basta vaccinarsi e abbiamo risolto il problema, il problema non lo risolveremo. Non perché i vaccini non servano, ma perché non bastano. Non sono sufficienti a debellare i contagi. Si può essere vaccinati, ma ci si può infettare lo stesso e al medesimo tempo si possono infettare le persone che si hanno vicino. Punto quinto: quando cito i decessi e i ricoveri in terapia intensiva di persone vaccinate, non lo faccio per sostenere che muoiono di Covid più gli immunizzati che le persone che non lo sono, ma per spiegare che ci si ammala, e che purtroppo si può morire, anche se ci si è vaccinati.

I decessi tra chi ha fatto prima, seconda e terza dose sono in percentuale di gran lunga inferiori a quelli di chi non ne ha fatta nessuna? E chi lo nega? Ciò che nego sono le affermazioni di persone come Giampaolo Sileri («Sento dire che i vaccinati si prendono il virus e lo trasmettono. Una bugia, una falsità») o come Franco Locatelli («Fino ai 59 anni nessun vaccinato è finito in terapia intensiva»), perché non sono vere e inducono a comportamenti irresponsabili. L’articolo a cui fa riferimento Callegarin risale a prima di Natale e, come si è visto dopo, i contagi si sono incaricati di confermare le mie preoccupazioni.

Pensare che quanto successo sia tutta colpa dei no vax (che esistono ovunque, anche in misura maggiore rispetto al nostro Paese) è consolatorio. Anzi, è un’assoluzione per chi ha ignorato la prudenza e il buonsenso. Ultima annotazione, per Callegarin. Panorama non è appiattito sulla linea di Salvini per un motivo semplice: io non so quale sia la linea di Salvini, così come non so quale sia la linea di Mario Draghi, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Giuseppe Conte, Enrico Letta e compagni. A livello politico la confusione è tale che c’è da chiedersi se in Italia qualcuno abbia una linea politica. Se qualcuno sappia come tirarci fuori dai guai. Sanitari ed economici.

Egregio direttore,
sono lettore di Panorama fin dai primi numeri e devo dire, con rammarico, che mi riconosco sempre meno nella sua linea editoriale. Ho iniziato da avere dei dubbi tre anni fa, quando lei ha «licenziato» Giampaolo Pansa, colpevole di scrivere articoli troppo critici nei confronti di Matteo Salvini.
Molti lettori, lei disse, si erano lamentati di questi articoli, ma non tenne conto del resto dei lettori, molti di più, a cui probabilmente andava bene che Pansa esprimesse opinioni diverse dal direttore. Negli ultimi numeri mi hanno sconcertato gli articoli sulla pandemia.
Qualche numero fa un articolo parlava delle reazioni avverse dei vaccini, senza elencare dati scientifici, con argomentazioni tipo no vax come «la figlia di una mia amica…». L’articolo era bilanciato da quello seguente che invece parlava dei vantaggi della vaccinazione con interviste a medici.
Nel numero 2 del 29 dicembre, l’articolo di copertina tratta degli errori e delle bugie di virologi e politici. Non c’è dubbio che tutte queste persone abbiano parlato troppo e a sproposito; evidentemente, davanti a una telecamera nessuno ha avuto il coraggio e l’umiltà di dire «il virus è nuovo e non sappiamo niente» (all’inizio) o «questo virus muterà molte volte e non sappiamo con quali conseguenze» (dopo). Però la buona stampa avrebbe anche il compito di dare buone informazioni e di chiarire le idee ai lettori, mentre l’articolo non fa che aumentare la confusione. La cosa che però mi ha colpito di più è il suo editoriale che termina con la frase: «Nell’ultimo mese, le vittime del virus non sottoposte alle dosi anti Covid sono stati 772, mentre i decessi tra i vaccinati sono stati 1.004. Punto».
Eh no, caro direttore, non va bene il «punto». Argomentazioni di questo genere me le aspetto dai no vax ma non da lei. Lei non cita la fonte dei numeri, ma assumiamo che siano veri. I 1.004 decessi fra i vaccinati sono su una popolazione di 48.058 milioni (vaccinati con almeno una dose a oggi), mentre i 772 sono su una popolazione di 11.2 milioni di non vaccinati. Nel primo caso abbiamo un numero di decessi pari a 20,89 per milione (vaccinati), nel secondo 68,93
per milione (non vaccinati). Quindi la sua frase è fuorviante, o addirittura disinformazione.
Ho ricevuto qualche settimana fa la proposta di rinnovare l’abbonamento di Panorama, ma, a malincuore, credo che non lo rinnoverò. A malincuore perché leggo sempre con attenzione e interesse gli articoli dei bravi giornalisti di Panorama, specie quelli sugli Esteri, ma non posso accettare che il settimanale che leggo da quasi sessant’anni sia così appiattito sulla linea politica di Matteo Salvini, ammesso che le posizioni ondivaghe del capo della Lega si possano definire linea politica.
Pierluigi Callegarin

Egregio direttore,
sono un lettore (e abbonato) di Panorama da quando ero ragazzo e lo rubavo a mio padre e questa è la prima volta in 40 anni che mi permetto di scrivere alla redazione. Sono quasi sempre stato in sintonia con le idee espresse dalla linea editoriale, ma devo dire che, nonostante non viva di certezze questo angustiato periodo storico e nonostante quello da lei affermato nell’editoriale sia difficilmente smentibile, volevo farle notare come talvolta la «non informazione» possa configurarsi in cattiva informazione se non addirittura disinformazione.
Mi riferisco solo al suo ultimo capoverso: di sicuro il dato da Lei citato sui 722 morti non vaccinati e i 1.004 morti vaccinati è corrispondente alla realtà dei fatti, ma prima di mettere «il Punto», avrebbe dovuto aggiungere a beneficio delle persone con opinioni consolidate e di quelle dubbiose, che quel dato va «pesato» sulla platea di persone vaccinate e quelle no. Così quel dato che finito col suo «Punto» sembra volerci dire che vaccinarsi non serva a niente, avrebbe invece sottolineato che chi si vaccina ha circa sette volte meno probabilità, contratta la malattia, di morire di chi non si vaccina. Se poi avesse aggiunto come informazione chi di quelle 1.004 persone vaccinate avesse patologie pregresse (e la loro età) e gli stessi dati per i 722 non vaccinati, forse avremmo trovato un dato ancora più eclatante. E questa secondo me si chiama informazione: cioè dare al lettore tutte le notizie e gli approfondimenti possibili in modo che egli possa formarsi una propria opinione senza preconcetti. Ma forse il periodo storico non lo consente al di là degli schieramenti politici.
Luca Trebbi

Gentile direttore,
circa le motivazioni della diffusione del contagio del coronavirus, riporto un episodio personale. Giorni fa, in fila presso l’ufficio postale, eravamo ammassati l’uno sull’altro. Io mi tenevo a distanza dalla persona che era davanti a me, ma quella di dietro praticamente era su di me.
Mi lamentavo perché l’ufficio postale non ci avesse consentito di prendere il numero di precedenza appena arrivati sul posto, per poi aspettare fuori il proprio turno senza accalcarci in fila. Così si sarebbe evitato l’assembramento che in quel momento, stando appunto in fila, si verificava. Coglievo l’occasione per esporre il mio disappunto: «Ci dicono di evitare l’assembramento, ma poi in pratica lo cagionano! Così la mancanza del giusto distanziamento e di una efficace mascherina determinano la diffusione del contagio, che oggi sta enormemente aumentando, sebbene sia elevatissima la percentuale dei vaccinati».
Interviene la signora che era dietro su di me, indossando una mascherina usata chissà da quanto tempo, fatta da lei stessa all’uncinetto, per la quale aveva avuto anche i complimenti da parte di un’altra signora per come l’avesse ben realizzata. «Il contagio ce lo portano i no vax» esclama a voce alta, irritata! Le rispondo: «Lei signora è vaccinata, come lo sono anch’io, ma guardi che i virus ce li possiamo trasmettere anche noi che siamo vaccinati se non siamo ben protetti. Per esempio, non si attiene per niente alle regole di prevenzione: mascherina e distanziamento. Infatti indossa una mascherina non omologata, né approvata, che sicuramente, come è fatta, non è per niente filtrante e poi non mantiene il giusto distanziamento da me. Lei può essere contagiosa e può contagiare anche me, non per colpa dei no vax, ma per colpa sua perché non adotta adeguate misure di sicurezza».
Evidentemente la signora, essendosi vaccinata, si sentiva protetta dal virus e quindi autorizzata a concedersi qualche libertà nelle misure di protezione! Purtroppo è un comportamento diffuso. Questo episodio mi ha fatto riflettere sulla diatriba aggressiva che si è protratta per settimane in tutti i canali televisivi tra i vaccinati e i non vaccinati, ovvero tra i vax
e i no vax.
Trovo sconcertante che in uno Stato di diritto, com’è il nostro, si tengano aspre discussioni tra queste due fazioni: il primo vuole che l’altro faccia ciò che ha fatto lui, cioè vaccinarsi perché teme di poter essere contagiato dall’altro, e quest’ultimo gli risponde che la situazione non cambierebbe perché, qualora si vaccinasse, potrebbe ugualmente contagiarlo. D’altra parte il vaccinato non avrebbe nulla da temere, perché, se fosse contagiato, sia dal vaccinato sia dal non vaccinato, lo sarebbe in forma lieve. Però bisogna precisare che la contagiosità dura per un tempo più breve nel vaccinato che non nel non vaccinato. Comunque il contagio si può sempre verificare, per cui è stato imposto a tutti, compresi quindi i vaccinati, di continuare ad adottare i sistemi di protezione individuale: una mascherina efficace (possibilmente filtrante almeno al 95% e non troppo usata) e il giusto distanziamento.
Premetto di essere un vaccinato di terza dose, pienamente convinto che il vaccino, finché dura la sua carica, sia una buona arma contro il coronavirus, ma non posso condannare chi non la pensa come me, né pretendere, con l’obbligo del green pass, che mi segua. Se i no vax sono così restii a non vaccinarsi, bisogna distinguere i pochi che hanno paura dell’atto fisico della vaccinazione da quelli convinti delle loro idee. Per questi sarebbe meglio capirne le ragioni. Sicuramente, fin dall’inizio sono rimasti allibiti dal fatto che il contratto europeo sull’approvvigionamento dei vaccini sia stato secretato senza spiegarne il motivo. La mancata trasparenza ha inculcato in loro la convinzione che il vaccino sia un affare economico, un prodotto da smerciare, fatto in fretta senza una seria indagine sugli effetti negativi che potrebbero riemergere in futuro, ancor più gravi di quelli provocati da tanti farmaci che, pur approvati e messi in commercio, dopo molti anni vengono ritirati dal mercato perché si scopre essere dannosi. D’altra parte sulle convinzioni dei no vax hanno inciso molto le contraddizioni con cui è stata condotta la campagna vaccinale:
– un vaccino sospeso dalla vendita perché pericoloso, poi riammesso;
– un vaccino per chi ha meno di 60 anni, ma poi, per chi di anni ne ha meno di 50, anzi più di 60;
– vaccino ai soli bambini oltre i 12 anni, in quanto per quelli con un’età inferiore non ne vale la pena anche perché potrebbero avere il tempo per subire la comparsa di eventuali effetti indesiderati nel futuro; poi invece, vaccino a tutti i bambini di età superiore a 5 anni;
– variante Omicron pericolosa, anzi non pericolosa, ma contagiosissima;
– l’effetto del vaccino dura un anno, anzi nove mesi, no sei mesi, forse cinque; la terza dose dopo 4 mesi;
– era stato detto che l’immunità di gregge si sarebbe raggiunta con un numero di vaccinati pari al 70% della popolazione, poi no, all’80 e adesso neanche al 90%, ma forse non si raggiungerà mai;
– il vaccino ti garantisce la sicurezza e ti dà la libertà di andare dove vuoi, ma intanto si fanno i tamponi anche ai vaccinati che vengono dall’estero o che entrano in ospedale, perché il siero non garantisce la sicurezza di non essere stato contagiato. Queste titubanze rappresentano per i no vax un ulteriore motivo di scetticismo, perché emergerebbe ciò che essi temevano, ossia che i vaccini sarebbero stati immessi sul mercato senza una vera verifica. Quando a queste incertezze si replica che nessuno all’inizio conosceva il coronavirus, per cui per un certo periodo di tempo si brancolava nel buio, ciò non fa altro che irrigidire la posizione dei no vax ricordando che gli scienziati di «elevato profilo» presentavano le loro affermazioni come «evidenze scientifiche» poi rinnegate. Ma, intanto, su queste pseudo-verità è stata condotta tutta la campagna sanitaria.
Allora mi chiedo: perché i non vaccinati non possono avere idee diverse dalle mie? Perché additarli come untori, pericolosi per la società, perché schernirli come ignoranti, folli? Alle cordate di condanna dei no vax da parte delle autorità costituite si aggiunge anche l’opinione di chi, scelto per caso a occupare a vita un posto in Senato, invece di chiedere scusa agli Italiani per come, 10 anni fa, li governò ubbidendo ai potenti centri finanziari, oggi li definisce ignoranti e propone addirittura di impedire ai non vaccinati di esprimersi!
Sullo stesso argomento anche Sergio Mattarella, Presidente di tutti gli italiani, non ha voluto esimersi dal dire la sua nel discorso di fine anno 2021: «La vaccinazione è un dovere morale e civile» e quindi chi non si vaccina è immorale e incivile. Il popolo, tutto intero nessuno escluso, deve seguire le prescrizioni dettate dalle autorità governative, perché la parola d’ordine con può essere che questa: «disciplina» era il motto di qualcun altro circa un secolo fa.
Per concludere mi sovviene il famoso aforisma, da alcuni attribuito a Voltaire: «Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea possa esprimerla liberamente». Ecco perché in uno Stato di diritto l’animata discussione tra sì vax e no vax, in cui l’uno aggredisce l’altro, non dovrebbe aver luogo, in quanto ognuno è libero di ritenere verità assoluta la propria opinione.
Michele Piccolo

Egregio direttore
sono una mamma di due ragazzini di 12 e 14 anni che da lunedì 10 gennaio non potranno più allenarsi e praticare lo sport che amano. Purtroppo da lunedì 10 ci si potrà presentare all’allenamento solo ed esclusivamente con green pass rafforzato… dai 12 anni in su. Tutto questo è assurdo e molto, molto triste… i ragazzi hanno pagato e perso tanto in questi due anni e ora, se non si cede al ricatto del vaccino, non potranno più nemmeno fare sport. Sono bambini! Sono ragazzi! Non si può obbligarli e rovinare il loro futuro… Volevo solo farle sapere che su Telegram è nato un gruppo che si chiama «gli sportivi» formato da alcuni genitori preoccupati che stanno cercando di fare qualcosa per fermare questa assurdità. In pochi giorni si sono iscritti tanti genitori: oggi sono circa 6.800. Sono anche su Instagram (#sportnegato) e potrà andare a verificare tutte le foto che piano piano stanno postando, di tutti i ragazzi che dovranno rinunciare a praticare il loro amato sport. Se può dia voce a questi genitori, a noi genitori, che siamo solo preoccupati per il futuro dei nostri figli.
Simona Flamigni

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