Home » Pubblica ignoranza

Pubblica ignoranza

Pubblica ignoranza

Magistrati, avvocati, notai. E poi insegnanti e giornalisti. I dati che emergono dai concorsi sono sconfortanti. Si registrano gravi incapacità nella scrittura, con tanto di congiuntivi a vanvera e abbreviazioni (sbagliate) stile sms. Risultato? Una strage di candidati. E mentre si polemizza sul tema di maturità, i problemi emergono già dai test fatti alla scuola dell’obbligo.


Non c’è solo chi considera una massaia «un ammasso di qualcosa», chi scrive riscuotere con la «q» o chi usa le abbreviazioni degli sms con «xchè» invece di «perché». Gli errori di ortografia e di grammatica da almeno vent’anni infarciscono i testi scritti da studenti universitari e da chi aspira a diventare magistrato, avvocato, notaio, giornalista, riproponendo periodicamente un problema irrisolto: moltissimi giovani non conoscono l’italiano di base.

L’ultimo esempio arriva dal concorso di luglio per 310 posti di magistrato: fino al 13 dicembre erano state aperte 1.609 buste su 3.797 e solo 93 candidati sono risultati idonei perché la maggior parte non sa scrivere. Un argomento sul quale al ministero della Giustizia si trincerano dietro un riserbo motivato dalla correzione in corso, ma la verità è che si trema in vista del concorso per altri 500 magistrati appena bandito: su un totale di 810 posti, qualche centinaio rischia di restare scoperto.

Nell’aprile 2005 Panorama pubblicò un’inchiesta perché La Sapienza di Roma aveva organizzato un corso di italiano coordinato dal professore Luca Serianni, uno dei massimi linguisti italiani, accademico della Crusca e dei Lincei. «C’è un decadimento nell’uso della scrittura che dipende anche dai social network» commenta oggi Serianni «ma non possiamo scaricare tutta la colpa su di loro. È necessario rafforzare questa abilità e perciò bisogna mantenere la prova scritta alla maturità». Le rilevazioni sulla preparazione degli studenti danno pessimi segnali. L’ultima indagine triennale Pisa (Programme for international student assessment) sui quindicenni è del 2018 e in lettura gli italiani hanno ottenuto 476 punti collocandosi tra il 23° e il 29° posto tra i Paesi Ocse la cui media è 487. Resta il divario Nord-Sud perché nelle regioni settentrionali il punteggio è circa 500.

Non sono andate meglio le prove Invalsi 2021. Nella scuola secondaria di primo grado (le medie) il 39 per cento degli studenti non raggiunge i risultati previsti in italiano, un 5 per cento in più rispetto al passato. Nelle secondarie di secondo grado è il 44 per cento a non ottenere risultati adeguati in italiano, 9 punti in più rispetto al 2019. «Sarebbe improvvido attribuire queste carenze alla pandemia, ha solo aggravato un vecchio problema» ammette Roberto Ricci, presidente dell’Invalsi, l’istituto di valutazione del sistema educativo, per il quale è urgente «innalzare il livello dell’istruzione cominciando dalla scuola dell’infanzia come fanno Canada, Australia, Nuova Zelanda, i Paesi scandinavi». «I ragazzi perdono terreno nella secondaria di primo grado anche perché spesso trovano difficoltà con l’aumento delle discipline. Non a caso si parla della necessità di rivedere questo segmento» spiega Stefano Versari, capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del ministero dell’Istruzione, guidato da Patrizio Bianchi. Dal 2012, aggiunge, c’è «un lieve ma costante arretramento nei risultati medi. Questo non vuol dire che i ragazzi non sappiano leggere o scrivere, ma che la scuola non sempre riesce a compensare le diseguaglianze e i fenomeni sociali che le ruotano attorno» perché «le fonti di apprendimento sono molteplici».

Non sono solo gli aspiranti magistrati a essere impreparati. Nell’ultima sessione 2019 per l’esame di avvocato, i promossi all’orale sono stati tra il 22 e il 24 per cento. I primi criteri per la selezione: «correttezza della forma grammaticale sintattica e ortografica e padronanza del lessico italiano e giuridico; chiarezza, logicità, completezza, sinteticità e non ridondanza, nonché rigore metodologico delle esposizioni e delle argomentazioni giuridiche». Risultato: una strage. Secondo l’avvocato Alberto Marchesi, presidente della Commissione centrale per quell’esame di avvocato, ci vorrebbe un meccanismo di verifica prima di affrontare un concorso: «Le scuole che preparano ai concorsi sono private, mentre occorre un percorso di perfezionamento per colmare questo deficit. Sarebbe un filtro utile anche al candidato per capire qual è il suo livello di preparazione».

Notai e giornalisti non se la cavano meglio. L’8 novembre è stata definita la graduatoria del concorso per 300 posti di notaio dell’aprile 2019: 199 vincitori su 1.585 elaborati consegnati. Nel tentativo di non essere troppo tecnici i candidati perdono di vista la corretta esposizione in italiano, spiegano Diego Barone e Michele Labriola, membri del Consiglio nazionale del notariato, che concordano su «un campanello d’allarme enorme» rappresentato da quel concorso per magistrati e su «un deficit di cultura generale, all’università si scrive sempre meno e le deficienze si manifestano nei concorsi. Chi ha letto gli elaborati ha parlato di basi linguistiche non all’altezza».

Si seleziona di più anche all’esame per giornalisti professionisti. Alla sessione 2020 è stato bocciato il 45,26 per cento dei 358 candidati: 142 non hanno superato gli scritti, altri 20 gli orali. Carlo Bartoli, neo presidente Ordine nazionale dei giornalisti, della sua esperienza di docente di comunicazione all’Università di Pisa ricorda che «nelle tesi mi colpiva la mancata percezione dell’importanza del lessico. I giovani non spiegano bene l’argomento e se li correggi si stupiscono. Scrivono come parlano con abuso di termini stranieri senza capire che il biglietto da visita non è la cravatta o il vestito, ma come parli».

Da qualunque lato si affronti l’argomento, si torna sempre alla formazione. Il ministro della Giustizia ne è consapevole: il 24 novembre, alla cerimonia per il decennale della Scuola superiore della magistratura di Scandicci, in provincia di Firenze, Marta Cartabia disse alle toghe che la formazione dei magistrati «è un aspetto che preoccupa anche molti di voi» perché «troppe volte i concorsi non riescono a selezionare neppure un numero di candidati sufficienti a ricoprire le posizioni messe a bando. È un dato su cui riflettere». Così come si dovrebbe riflettere su una delle cause che danneggia il Sud: la mancanza delle mense. Dice il presidente dell’Invalsi: «Nella scuola primaria il tempo pieno è un ottimo strumento per i bambini che provengono dalle famiglie meno avvantaggiate, ma mancano le mense che sono una responsabilità degli enti locali». Ricci lamenta il mancato utilizzo di fondi e il fatto che il ministero non possa assumere più insegnanti perché c’è meno tempo pieno di quanto sarebbe possibile.

Accennare alla preparazione degli insegnanti è come camminare sulle uova, anche se talvolta ci si azzecca. Il concorso del 2016 della Buona scuola riemerge dagli archivi con gli strafalcioni nella prova scritta: la terza persona del verbo avere senza l’acca, l’apostrofo all’articolo indeterminativo maschile («un’amico»), congiuntivi a vanvera e le usatissime abbreviazioni da sms. «Dobbiamo continuare a ricercare l’innovazione didattica» che è «uno dei temi del Piano nazionale di ripresa» dice Versari che sottolinea la «formazione dei docenti: è essenziale pensare una nuova scuola che ritrovi centralità e autorevolezza».

Serianni lamenta un’incapacità di sintesi: «Non si è insistito sul riassunto, un esercizio eccellente. Usato alle elementari e medie, viene abbandonato alle superiori perché considerato servile, ma non lo è affatto. Gli esercizi scritti vengono trascurati perché si dà per scontato che gli studenti abbiano imparato negli anni precedenti. Non è così, anzi potrebbero esserci esercizi scritti più adeguati alla maturità cognitiva di un adolescente rispetto a quella di un bambino». Di certo l’italiano dovrebbe essere insegnato prima dell’iscrizione all’università, invogliando o costringendo i giovani a scrivere tanto. E magari a leggere un bel romanzo. n

© riproduzione riservata

© Riproduzione Riservata