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Barbara Alberti: «L’amore non è una cosa meravigliosa»

Barbara Alberti: «L’amore non è una cosa meravigliosa»

Quello assoluto come quello mercenario. E poi, le giovani femministe d’oggi («che giocano alla supremazia») e i maschi schiavi tutta la vita del loro organo («per come sono orgogliosa, se fossi uomo me lo taglierei…»). Mentre esce il suo nuovo libro sul sentimento più imprevedibile, Barbara Alberti riflette e si racconta a Panorama. E c’è da imparare.


Barbara Alberti appare sulla scala della sua casa romana immersa in un giardino di silenzi e bambù. Si sale nello studio circondati da libri, tappezzerie a fiori e una foto di lei bellissima nel giorno del matrimonio, vestita come in un quadro di Piero della Francesca. La scrittrice, autrice, giornalista, sceneggiatrice è soprattutto un faro nella buia notte dei sentimenti. «Eccole, le ho tenute tutte: migliaia di lettere cui ho risposto in 34 anni. Ma più rispondo e meno capisco perché gli umani fanno qualsiasi follia pur di essere infelici», si domanda mentre mostra interi scaffali di cartelline e fogli. È appena uscito il suo ultimo libro Amores (HarperCollins), dove racconta amori diversi da quelli di Marilyn al Vate. Tutti travagliati e alquanto infelici.

Ci sarà pure qualcuno felice?

Ora che ci penso no. Tolstoj fu magnifico nelle sue contraddizioni: era omosessuale, ma ebbe 13 figli con la moglie. Picasso fu un distruttore seriale di donne e amò solo uno zingaro.

Insomma erano tutti omosessuali?

Alla fine sì. Forse l’unico appagante fu quello tra Carmen Llera e Alberto Moravia.

Ma fu un’unione cementata dalle corna…

Grazie a un patto stravagante avevano trovato un loro modo di amarsi. E poi il fatto che lui a 82 anni la tradisse con una venticinquenne è la cosa più divertente.

Sembra proprio non ci sia speranza?

Esistono gli amori assoluti. Io mi innamorai di un gay. Prendemmo insieme il tè per due anni. Per me l’incanto era questo sentimento sospeso, adolescenziale.

Sarà, ma si torna sempre agli amori impossibili che ci costringono all’infelicità. È così?

Siamo specializzati nel costruire cose mirabili per poi rivolgerle contro di noi. L’uomo è omicida e suicida. Ci frega la coscienza della morte. Penso a Putin.

E cosa pensa?

Ha un potere immenso sulla vita degli altri, ma non sulla propria. Ha 70 anni, è malato. In lui rivedo il quadro di Eugène Delacroix, La morte di Sardanapalo, dove il re assiro mentre si uccide fa sgozzare le concubine, gli schiavi, gli amati cavalli. Una carneficina, perché nessuno possa dire che è morto.

Lei ha paura di morire?

Da quando sono piccola. Non credo nell’aldilà, magari ci credessi. Mio padre prima di andarsene aveva interrogato tutti i preti che conosceva: voleva sapere se in Paradiso avrebbe ritrovato i suoi cani. Nessuno gli diede una risposta chiara. Morì con il dubbio.

Tornando all’amore, è innamorata?

Le pare che a 79 anni se fossi innamorata lo direi in un’intervista? Ma neanche ammazzata. C’è questa retorica indecente di frugare tra le lenzuola degli anziani. Pensare a due novantenni che fanno sesso non lo trovo eccitante, né interessante.

Perché abbiamo questa curiosità morbosa?

Siamo diventati consumatori: ci devono tenere buoni, adulare e vendere i loro schifosi prodotti. Oggi qualsiasi trasmissione televisiva indaga il mondo della terza età.

Iva Zanicchi a Ballando con le Stelle ha fatto parlare di sé per settimane.

Questi ultimi esemplari liberi lasciamoli vivere. In un mondo perbenino e volgare insieme, meno male che ci sono loro. Iva è la vitalità ed è di una bellezza incredibile. E poi chi non dice le parolacce? Per me c’è una differenza: tra chi fa scandalo e chi lo cerca. Lei lo fa e basta.

Pensa agli scandali da reality?

Adoro il GFVip, se solo avessi più tempo lo guarderei sempre. Adesso che è diventato trash lo trovo affascinante. È pochade, è grande letteratura. Uno dei veri termometri del nostro tempo.

In quella Casa è entrata e si è trovata pure bene, almeno così disse.

Ci andrei tutti gli anni. Quando nella vita si può chiudere la porta e lasciare fuori il mondo? Mai. Lì mi sentivo invulnerabile. È meglio di un convento. E c’era anche la piscina.

Cosa manca davvero oggi?

Vorrei sapere dove stanno le cosiddette femministe.

Ma è pieno di giovani femministe…

Che fanno solo censure sulle parole, una cosa reazionaria. Non si può fare la rivoluzione con metodi conservatori. Lo schwa è retorica, è insensato, rococò. Ai miei tempi le femministe erano straordinarie streghe, ne avevo paura anche io. Queste sono signorine che giocano alla supremazia. Mi ricordano Le preziose ridicole di Molière, il cui motto era: «Nessuno avrà mai dello spirito tranne noi e i nostri amici».

Invece Giorgia Meloni le piace?

La invidio alla destra. Mi chiedo come mai la sinistra non sia riuscita a produrre una come lei. In compenso ha creato dei martiri. Come Maria Antonietta Macciocchi, grandissima intellettuale che fu costretta a riparare in Francia. Amica di Lacan, Sartre e Althusser. Ci potremmo vantare di lei e invece è sparita dalla memoria. La sinistra non ha mai coltivato una donna.

Nel libro parla di molestie sessuali con ricatto professionale. Le subì mai?

Mi capitò una sola volta. Forse perché ero brutta o non ero sexy. Ero giovane, lui, letterato, mi saltò addosso e io lo menai. Anche lui mi allungò qualche ceffone. Dopo ne risi ed è tutta la vita che ne rido. Non fu un trauma perché ero una gran presuntuosa e conoscevo il mio valore. Alle bambine bisogna insegnare che il loro corpo è inviolabile. Poi se una donna vuole fare una transazione commerciale è liberissima, basta avere la statura della puttana.

Riguardo al sesso scrive che deve essere un’affermazione del desiderio, non una fila al supermarket. Alla fine è meglio dargliela o non dargliela?

Se mi piacevano non ero certo avara.

Grazie a lei apprendiamo che agli uomini più che andare a letto piace essere ascoltati, è vero?

Vogliono essere ascoltati e non contraddetti. Saremmo anche noi così se avessimo quell’organo sessuale. Loro nascono con una cosa che non possono governare. Questo li rende insicuri. Da giovani è la misura dello status di uomo e da vecchi è la clessidra della vitalità. Quando non ti ubbidisce è un disastro, metti in discussione tutto e non puoi farci niente. Dipendi da un nemico in casa, da un servo infedele che ti lascia al momento del bisogno. Quando ho capito come funzionava ho sempre trattato bene i maschi, in considerazione della loro disgrazia. Meno male che sono nata senza. Se fosse toccato a me, orgogliosa come sono, me lo sarei tagliato.

Intanto oggi in un mondo perlopiù virtuale nulla pare avere importanza.

Tutto è precotto. Vince l’onanismo. È diventato un’industria con un fatturato impressionante. Si fa qualsiasi cosa pur di eliminare il partner. La notte è tutto un amoreggiare con il nulla.

Dovrebbe esserci anche chi amoreggia con l’amato bene.

La cosa peggiore è rimanere con il «moglione», il mammone della moglie. Quelli che tradiscono sempre e non se ne vanno mai, facendo soffrire moglie e amante. Il «moglione» è costantemente innamorato, ma fuori casa. Identifica la consorte con i confortevoli arredi del salotto, come il divano, sformato dalle sue chiappe, che non cambierebbe mai con uno nuovo. Se lei ha la debolezza e la vigliaccheria di subirlo, tra loro si creano complicità perverse.

L’amore è per i coraggiosi, tutto il resto è coppia, è la sua frase più celebre. Ilary Blasi e Francesco Totti cosa sono stati?

Prima amore e poi coppia. Ora sono due kamikaze, si sono suicidati. Hanno intrapreso una guerra dissennata e quando fai la guerra tutti perdono.

Prova più pena per lui o per lei?

Sono entrambi vittime della stessa allucinazione. È come se il loro fosse un rito di distruzione in omaggio a un amore straordinario. Un omaggio perverso, decadente. Non posso disprezzarli, mi fanno pena. Sono incastrati in un vortice: più è stata forte la passione, maggiore sarà la vendetta.

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