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Se la badante prende forma di robot

Se la badante prende forma di robot

Per gli anziani si iniziano a prospettare «compagnie» tecnologiche. Ma la componente umana si può sostituire così?


Ve lo dico subito. Stiamo per parlare di qualcosa che considero come minimo aberrante. Si tratta di questo: al museo della Scienza e della Tecnologia di Milano hanno presentato Pepper, un robot che aspira a diventare una badante per gli anziani che ne abbiano bisogno. Dicono che non sostituirà le badanti vere e proprie ma che potrà essere d’aiuto. D’aiuto a chi? D’aiuto a che cosa? D’aiuto come?

Come esempio è stato portato il Giappone – cosa c’entra il Giappone con la nostra cultura non lo possono dire prima perché non lo sanno e poi perché si tratta di tradizioni totalmente diverse anche riguardo alla considerazione dei più vecchi – dove agli anziani delle comunità e delle case di cura distribuiscono regolarmente finti pets, cioè animali peluche robotizzati. Si parla di cani, gatti e addirittura foche. Per i pappagalli, finora, almeno per ciò che ci risulta, si limitano a quelli utili agli uomini per svolgere a letto le funzioni idraulico-urinarie. E fortunamente non c’è un animale che si chiama «padella».

Negli Usa durante, il lockdown, ci sono stati vari fatti tra i quali si segnalano questi due. Il primo. Si è registrata una crescita vertiginosa delle vendite di quelle che una volta si chiamavano bambole gonfiabili. Pensate che un genio di amministratore delegato di una delle maggiori imprese produttrici dei suddetti surrogati ha affermato che, secondo lui, il prodotto può migliorare e arrivare, se non proprio a sostituire il soggetto umano, almeno ad avvicinarvisi molto. O ha avuto una infanzia difficile, o ha abusato negli atti impuri solitari, o è così per sua natura e allora non c’è speranza.

Ma di lui, francamente, non ce ne importa granché – ci preoccupa il fatto che questi fatti siano avvenuti nel disinteresse generale. Un segnale di mancanza patologica di una cosa semplice: il senso di umanità, la conoscenza dell’umanità, il disprezzo dell’umanità, la riduzione dell’umanità a qualcosa di manipolabile all’infinito al di là dei suoi limiti naturali.

Il secondo. Questo è ancora più preoccupante. Siamo di fronte a una crescita strabiliante degli animali robot e automatizzati per anziani. L’anziano è solo? È lontano dalla famiglia per questioni di salute o perché vive stabilmente in una comunità non familiare? Che problema c’è? Per i rapporti umani ci sono gli altri anziani e il personale addetto (sia detto per inciso spesso molto in gamba, possiamo affermarlo per esperienza diretta); per dargli qualcosa in più gli mettiamo accanto un bell’animaletto robot e siamo a posto.

Vi rendete conto della gravità? Secondo uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità di qualche anno addietro un terzo delle patologie della terza età sono dovute all’assenza di relazioni umane naturali, cioè non surrogate – pur egregiamente – da strutture di ospitalità. I rapporti con gli animali per un anziano hanno valenza se la bestiola è vera, cioè se instaura con la persona una relazione autentica, sollecitandone l’attività celebrale e psichica e consentendone un carico di affettività che solo gli animali in carne e ossa possono regalare.

I pets robotizzati possono al contrario avere un effetto regressivo sull’anziano stesso, perché non possono stimolarne quelle funzioni, sensazioni, emozioni e anche quei sentimenti che gli animali instaurano con il loro proprietario.

Dato per assodato che gli affari sono affari, ci chiediamo: chi comprerà questi animali robot? Gli anziani? Mah. Qualcuno che pensa, in questo modo, di lavarsi la coscienza? Più probabile. E vedete, non ne facciamo una questione moralistica, ne facciamo una questione di senso di umanità supportato dal buonsenso e dalla scienza geriatrica: chi ha tanti anni sulle spalle ha bisogno di una presenza umana che lo stimoli, lo mantenga impegnato – almeno con la testa quando al suo corpo non è più consentito -, lo faccia sentire parte di un microcosmo che lo salvi dalla solitudine e dall’abbandono.

A occhio e croce, le badanti-robot e gli animali-robot faranno compiere all’anziano passi indietro, non in avanti. E coloro che sostengono il contrario ci piacerebbe facessero quella stessa esperienza con gli «attrezzi da compagnia» di cui sopra, per qualche tempo. Dopo, vorremmo riparlare a queste persone. Naturalmente forniti di pappagallo e padella, non pets.

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