Toscanaccio, inequivocabilmente, affascinante e con quel piglio spiritoso e disincantato, ma anche capace di pungere. Nel giorno della scomparsa di Silvio Berlusconi, muore anche l’attore e regista Francesco Nuti, all’età di 68 anni. Il suo talento fulgente, però, ci aveva già lasciato già da un po’. Era il 2006 quando un incidente domestico gli segnò la vita, lasciandolo prima in coma per diversi mesi e quindi vincolandolo alla disabilità, fuori dai riflettori, con problemi di salute. È stata la figlia Ginevra, avuta dall’attrice Anna Maria Malipiero, a comunicarne il decesso.
Ma brillano ancora i ricordi della sua beffarda verve comica, che ha incantato gli anni ’80.
I suoi esordi furono da cabaret, in trio con Alessandro Benvenuti e Athina Cenci, con cui debuttò anche al cinema nel film Ad ovest di Paperino (1981), per proseguire poi presto da solista.
Bella faccia da cinema, con la sua irresistibile fossetta sul mento, ancor prima che regista sfondò da attore: Io, Chiara e lo Scuro (1983) di Maurizio Ponzi lo vede protagonista, alle prese con le sue abilità da giocatore di biliardo, di cui era appassionato e a cui poi dedicò due suoi film (Casablanca, Casablanca del 1985 e Il signor Quindicipalle del 1998). Ed è alle prese, soprattutto, con una delle tante avvenenti donne di cui si è circondato, Giuliana De Sio. Fu subito successo: Francesco Nuti vinse David di Donatello e Nastro d’Argento come miglior attore protagonista.
Son contento, sempre alla regia di Ponzi, è il suo ultimo film da solo attore prima del salto verso la regia (accanto ha Barbara De Rossi).
Dietro e davanti la macchina da presa e alla sceneggiatura Francesco Nuti dà il meglio di sé, con acume, in vorticoso crescendo. Dopo Casablanca, Casablanca (1985), calibrando le sue doti e prendendo consapevolezza della sue capacità, ecco che il brillante pratese classe 1955 cala una serie di assi: la sua ironia gradevole si sposa a un’intelligenza acuta, tra commedie romantiche e sottili critiche alla superficialità della società. Eccolo nei panni di un ex galeotto in Tutta colpa del paradiso (1985), accanto ad Ornella Muti e al suo attore feticcio Novello Novelli. C’è ancora la bellissima Ornella ad affiancarlo in Stregati (e anche Novelli, certo).
In Caruso Pascoski (di padre polacco) (1988) ha come spalla la fidanzata Clarissa Burt, mollata poi per Isabella Ferrari che dirige in Willy Signori e vengo da lontano (1989).
Era il 1991 e Donne con le gonne, sua sesta regia, batté ogni record di incassi incassando quasi 25 miliardi di lire.
Ma quando ha voluto alzar la mira, con il suo film più ambizioso, è sopraggiunto il declino: nel 1994 OcchioPinocchio, produzione caratterizzata da ritardi e problemi di budget, fu un fiasco colossale, di critica e incassi: a fronte di più di 25 miliardi di lire di costi, ne racimolò appena 4. È l’inizio della discesa, sul pubblico Nuti non fa più presa.
Nel 1998 si affida allora a un’esuberante Sabrina Ferilli per Il signor Quindicipalle ma non basta. E anche Io amo Andrea (1999) e Caruso, zero in condotta (2001) sono disfatte, mentre depressione e problemi di alcolismo sono il triste preambolo all’incidente domestico che gli troncò una carriera di tanti fiori e un inesorabile sfiorire.
Tra le sue frasi: «La creatività è l’arma segreta per affrontare le difficoltà della vita».
