La protagonista di questa foto avrà tra i sei e i sette anni. E aspetta con pazienza che una ragazza ben più grande di lei finisca di truccarla. Per una recita? Per carnevale? No, per una sfilata. E non pensate che questa bambina dopo aver finito di sistemare viso e capelli si unirà a un gruppo di amiche con cui scenderà in passerella per divertirsi. Perché l’evento in questione è una sfilata vera, non amatoriale. E viene vissuta dalle partecipanti come una sorta di concorso di bellezza, in cui le altre bambine diventano temibili rivali.
Quindi niente sorrisi, niente complicità, e niente divertimento. L’unico obiettivo di queste ragazzine è farsi notare. Perché più belle e più brave delle coetanee. Convinte (dai genitori) che sia questo l’unico modo per avere successo nella vita.
Delle mamme tigri si è parlato tanto. Così come dei papà aquila. Ovvero dei genitori (cinesi) che sottopongono i figli a prove estenuanti o impongono loro ritmi di apprendimento massacranti per farli crescere “migliori”. Migliori di loro, ma migliori anche di tutti i coetanei con cui, in un futuro non troppo lontano, si ritroveranno a competere per un posto di lavoro o anche per una fidanzata/o.
Dal loro punto di vista l’inflessibilità è tutto. Chi cede, sull’ortografia di un vocabolo in lingua straniera, su una lezione di arpa o violino che il figlio e la figlia chiedono di saltare, o di fronte all’espressione titubante di chi, a soli sei anni, non capisce perché debba essere costretto a correre nudo nella neve, è perduto. Eppure, i loro metodi educativi non sono altro che una rivisitazione in chiave moderna di ciò che nella Repubblica popolare è sempre successo.
Quando nascere donna era un’infamia, le bambine venivano uccise subito dopo essere state partorite per dare ai genitori l’opportunità di mettere al mondo un maschio. E alle poche che sopravvivevano venivano fasciati i piedi in maniera da “tenerle buone” impedendo loro, dall’adolescenza in poi, di muoversi liberamente. Oggi i piedi piccoli non si vedono praticamente più in Cina. E il numero di infanticidi è stato ridotto “grazie” alla diffusione della pratica degli aborti selettivi. Ma questo non significa che i bambini della seconda potenza economica mondiale abbiano vita facile.
Per come funziona il Paese ai genitori cinesi vengono lasciate poche alternative a quella di trasformarsi in mamme tigri e papà aquile. Perché sin da quando i loro figli iniziano a frequentare la scuola materna non possono fare a meno di costringerli a “fare sempre di più“. Per essere selezionati e quindi inseriti nella sezione dei migliori della scuola. Condizione che permetterà loro di accedere alla più prestigiosa scuola elementare della provincia, dove, ovviamente, il loro unico obiettivo dovrà essere quello di entrare nella sezione dei più bravi e così via. Fino alla fine dell’università. E lo stesso vale per i corsi di musica, di calligrafia e per lo sport. Ecco perché, per rimanere competitivi, dopo la scuola vengono trascinati da un corso all’altro. Senza tregua. Fine settimana inclusi.
Da quando però alle ragazze viene richiesto di essere, oltre che intelligenti e “perfette”, anche bellissime, mamme e papà sono diventati ancora più severi. E impongono loro corsi di dizione, portamento, trucco e buone maniere. Per prepararle a partecipare a concorsi di bellezza e competizioni canore. Del resto, nella Cina di oggi la bellezza già paga. Ricordiamoci che la voce della canzone di apertura delle Olimpiadi di Pechino del 2008 fu costretta a cantare dietro le quinte per fare spazio a una bambina più carina. O della mamma che fece circolare le foto della figlia nuda per aiutarla a fare carriera. O di quelle che seguono le figlie con telecamere nascoste in casa per cotrollare che in un pomeriggio da dedicare a esercitazioni varie non si concedano troppe pause.
Le mamme tigri sono convinte che per aiutare i figli ad eccellere sia necessaria la coercizione. Ma chissà se si sono mai interrogate sulle conseguenza di un’infanzia di proibizioni e sottomissione…
