Il riconoscimento del Somaliland da parte di Israele ha acceso un duro confronto diplomatico al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocato lunedì in sessione di emergenza. A difendere la scelta israeliana è stata la vice ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, Tammy Bruce, che ha accusato l’organismo internazionale di incoerenza e di applicare criteri selettivi nel giudicare le decisioni sovrane degli Stati. «Israele ha lo stesso diritto di intrattenere relazioni diplomatiche di qualsiasi altro Stato sovrano», ha affermato Bruce, secondo quanto riportato dall’AFP, respingendo le critiche rivolte a Gerusalemme per l’annuncio del riconoscimento ufficiale della Repubblica del Somaliland come Stato indipendente.Nel suo intervento, la rappresentante americana ha puntato il dito contro quello che ha definito un evidente doppio standard. «All’inizio di quest’anno, diversi Paesi, inclusi membri di questo Consiglio, hanno preso una decisione unilaterale riconoscendo uno Stato palestinese inesistente. Eppure, non è stata convocata alcuna riunione di emergenza per esprimere l’indignazione del Consiglio», ha osservato, sottolineando l’asimmetria di trattamento riservata ai diversi dossier.
Tammy Bruce ha poi criticato apertamente le priorità del Consiglio di Sicurezza, accusandolo di allontanarsi dalla propria missione principale. «I persistenti doppi standard e la deviazione dell’attenzione di questo Consiglio distolgono risorse ed energie dal compito fondamentale di mantenere la pace e la sicurezza internazionale», ha dichiarato. Quanto alla posizione di Washington sul Somaliland, la vice ambasciatrice ha chiarito che non vi sono cambiamenti in vista. «Per quanto riguarda il Somaliland, non abbiamo alcun annuncio da fare sul riconoscimento da parte degli Stati Uniti. La politica americana resta invariata», ha precisato, smorzando le speculazioni su un possibile allineamento immediato con la decisione israeliana. Sulla stessa linea si è espresso l’ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, Danny Danon, che prima della sessione ha denunciato apertamente l’atteggiamento del Consiglio. «Non si tratta di una questione di sicurezza internazionale, ma di doppi standard. Quando i Paesi dell’ONU riconoscono unilateralmente uno Stato palestinese, la decisione viene accettata senza discussione e senza obiezioni. Quando Israele esercita i propri poteri sovrani e agisce nel rispetto del diritto internazionale, il Consiglio di Sicurezza si riunisce d’urgenza», ha affermato, parlando di «unilateralità e ipocrisia» da parte di alcuni membri. L’annuncio israeliano, arrivato venerdì, ha suscitato una reazione negativa sul piano internazionale. La decisione è stata condannata dall’Unione Europea e da una coalizione di Paesi arabi e islamici, alla quale si è unita anche l’Organizzazione per la cooperazione islamica.
Tuttavia, secondo alcuni analisti, liquidare il Somaliland come un attore marginale sarebbe un errore. Il professor Uzi Rabi, ricercatore senior del Dayan Center for Middle East Studies, ha definito il Somaliland «un nuovo alleato strategico di Israele nel Corno d’Africa». In un’intervista a 103FM, Rabi ha spiegato che «la gente lo trasforma in una barzelletta perché non comprende la realtà», sottolineando che si tratta di «un territorio sei volte più grande di Israele», collocato in un’area altamente instabile. Secondo l’analista, il Somaliland starebbe cercando di seguire una traiettoria autonoma, paragonabile a quella dell’Azerbaigian nel Caucaso, «un Paese in un vespaio che vuole tracciare una rotta diversa e volgersi verso Occidente». Rabi ha inoltre minimizzato l’impatto delle condanne internazionali, sostenendo che il processo di mutuo riconoscimento tra Israele e Somaliland godrebbe di un tacito via libera americano. «Dobbiamo davvero temere le condanne del Consiglio di Sicurezza?», ha affermato, collegando la mossa agli interessi strategici statunitensi nella regione, dal contrasto agli Houthi in Yemen al controllo dell’accesso a Bab al-Mandeb, uno dei passaggi marittimi più cruciali al mondo. In questo contesto, conclude Rabi, «è esattamente qui che Israele dovrebbe operare», inserendo il dossier Somaliland in una più ampia competizione geopolitica nel Corno d’Africa e nel Mar Rosso.
