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La Difesa Ue raccomanda lo sviluppo di droni da guerra

La Difesa Ue raccomanda lo sviluppo di droni da guerra

Nel clamore delle liti sui provvedimenti anti Covid passa nel silenzio un fatto importante per la sicurezza nazionale quanto per l’industria. L’Agenzia europea per la difesa (Eda) ha infatti completato l’analisi dei piani di difesa dei paesi membri raccomandando a tutti di investire in sei settori definiti strategici, tra i quali quello delle armi per combattere i droni, lo spazio, la mobilità degli eserciti, le armi terrestri, quelle navali e la sicurezza cibernetica.


Il Rapporto Card

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Il rapporto si chiama Card (Coordinated Annual Review of Defence) e ha la forma di un vero e proprio manifesto per la creazione della Difesa comune. Rappresenta però una novità in quanto è la prima volta che gli analisti hanno esaminato i programmi militari nazionali dei singoli Paesi membri alla ricerca di lacune nella capacità operative complessive dell’Unione Europea. Il rapporto completo è stato quindi consegnato a tutti i ministri della Difesa dei Paesi UE il 20 novembre scorso per le riflessioni del caso e l’indirizzamento delle attività ritenute primarie, mentre è stato divulgato a tutti sul sito internet dell’Eda un papier molto generico che in ogni capitolo evidenzia soltanto i lati positivi del mettere a fattor comune le risorse militari.

Tra queste il documento raccomanda di sviluppare quanto prima una capacità europea di contrastare i sistemi aerei armati senza equipaggio al fine di migliorare la protezione delle forze, oltre a contribuire a stabilire uno standard europeo per le queste operazioni, definite Area Denial (A2/Ad). L’analisi conclude che gli approcci di capacità europei verso il contrasto di minacce attuate mediante aeromobili senza pilota sono chiaramente a un bivio, per cui questo settore dovrebbe essere sviluppato in modo collaborativo con urgenza per non rischiare di non esserlo proprio.

Le recenti operazioni di combattimento in Medioriente, Ucraina e Nagorno-Karabakh hanno mostrato un vantaggio per le forze che impiegano droni sofisticati e armati. In quei conflitti, i velivoli senza pilota sono usati per spiare le formazioni nemiche e distruggere carri armati e veicoli con una tale precisione che gli analisti della difesa li hanno chiamati game-changer (letteralmente in grado di ribaltare il risultato), di una guerra moderna.

Il rapporto Eda raccomanda inoltre che gli Stati membri formino un consorzio per la progettazione di un nuovo carro armato che potrebbe entrare in servizio dopo il 2030 e che sostituisca i circa dieci modelli in uso da parte dei singoli eserciti, ritenuti troppi e spesso inadatti al moderno combattimento. Nel rapporto si evince anche che se gli Stati membri cooperano al miglioramento o collaborano alla progettazione delle nuove armi si potrebbe ottenere una riduzione del 30% nei vari tipi di mezzi e nel costo dello sviluppo, non a caso undici nazioni hanno già espresso interesse a cooperare, Italia compresa.

La raccomandazione solleva la questione di se e come i funzionari dell’UE intendano prendere in considerazione i partenariati industriali esistenti nel valutare i progressi nella cooperazione in materia di difesa. Per esempio, la francese Nexter e le tedesche Krauss-Maffei Wegmann e Rheinmetall stanno lavorando insieme su un sistema di combattimento che dovrebbe sostituire le rispettive flotte di Leclerc e di Leopard.

Inoltre, c’è un progetto che coinvolge Francia, Italia, Spagna e Grecia per costruire una corvetta, un nuovo pattugliatore europeo della classe definita (Epc2S), settore nel quale secondo l’Eda c’è una grande frammentazione nei tipi di unità impiegate, con venti nazioni che schierano 45 tipi diversi di navi. Cogliere le opportunità di collaborazione con particolare attenzione alle navi da combattimento di superficie e alla loro protezione, significherebbe ridurre la spesa complessiva degli Stati membri in questo settore, che ammonta a 17 miliardi di euro solo nel breve termine,

Uno sforzo multinazionale potrebbe in questo caso essere proprio il progetto European Patrol Corvette Pesco (dal nome del programma di collaborazione militare europeo), per il nuovo piccolo incrociatore.

Jiří Šedivý, direttore attuale dell’Eda, ha detto ai giornalisti che si aspetta di vedere gruppi di Stati membri formarsi entro l’anno prossimo attorno a ciascuna delle sei aree di interesse raccomandate per condurre una serie di riunioni pre-operative all’inizio del prossimo anno.

Alcune delle raccomandazioni del rapporto sono semplicemente reiterazioni di verità note che hanno animato per anni i tentativi di cooperazione nel settore della difesa in tutto il continente, qualcuno andato a buon fine, come il programma Eurofighter, altri appannaggio di pochi stati che vi hano aderito, come il super drone nEuron. La revisione conclude quindi che il panorama della Difesa europea è caratterizzato da alti livelli di frammentazione e bassi investimenti nella cooperazione. Šedivý ha affermato che lo sviluppo di nuove capacità e una migliore cooperazione mirano a influenzare il ciclo di bilancio 2025 dei paesi membri, poiché i piani di spesa a breve termine della maggior parte dei paesi sono già troppo avanzati nella loro attuazione e i provvedimenti per il contrasto al Covid-19, in quanto a somme stanziate, non lasciano spazio a ripensamenti.

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