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Algeria isolata, cresce la pressione su Cabilia e Sahara

Algeria isolata, cresce la pressione su Cabilia e Sahara

Tra crisi economica strutturale, progressivo isolamento internazionale e tensioni interne irrisolte, Algeri si trova oggi stretta tra la rivendicazione indipendentista della Cabilia e l’impasse sul Sahara Occidentale, due dossier che mettono sotto pressione la stabilità del regime.

L’Algeria attraversa una fase di crescente vulnerabilità, in cui debolezze economiche strutturali e tensioni politiche interne si intrecciano con un progressivo isolamento sul piano regionale e internazionale. Nonostante le ingenti risorse naturali, il Paese resta fortemente dipendente da petrolio e gas, che garantiscono la quasi totalità delle entrate in valuta estera e una quota decisiva del bilancio pubblico. Una dipendenza che espone Algeri agli shock dei mercati energetici e limita la capacità di pianificare riforme strutturali di lungo periodo. Sul piano sociale, inflazione e svalutazione del dinaro hanno eroso il potere d’acquisto, colpendo in particolare i beni alimentari. La disoccupazione giovanile rimane elevata e il settore privato, soffocato da burocrazia, incertezza normativa e interventismo statale, fatica a creare occupazione. Il sistema di sussidi, pilastro della stabilità interna, è sempre più oneroso per le finanze pubbliche e contribuisce a distorsioni economiche, favorendo contrabbando ed economia informale.

In questo contesto già fragile si inserisce un elemento di forte preoccupazione strategica per Algeri: la trasformazione della questione cabila da problema interno a dossier apertamente internazionale. Il 14 dicembre 2025, a Parigi, il Movimento per l’Autodeterminazione della Cabilia (MAK) e il Governo cabilo in esilio (Anavad) hanno proclamato la nascita della Repubblica Federale di Cabilia, davanti a delegazioni straniere e osservatori. La dichiarazione, letta dal presidente Ferhat Mehenni, è stata concepita come un atto politico destinato a superare i confini nazionali. La scelta della data – il 14 dicembre, in riferimento alla Risoluzione 1514 (XV) dell’Assemblea generale dell’Onu sul diritto dei popoli all’autodeterminazione – colloca la rivendicazione cabila in un quadro giuridico internazionale. Ed è proprio questo il nodo più delicato per Algeri, perché sposta il confronto dal piano della sicurezza interna a quello della legittimità politica e del diritto internazionale. Il rischio per il regime è amplificato da un altro dossier storico: il sostegno finanziario, logistico e politico garantito dall’Algeria al Fronte Polisario, impegnato nella rivendicazione dell’indipendenza del Sahara Occidentale. Per decenni Algeri ha giustificato questo appoggio appellandosi al principio di autodeterminazione dei popoli, presentandosi come attore centrale della causa saharawi. Secondo stime di analisti e osservatori regionali, il sostegno al Polisario comporterebbe decine di milioni di dollari l’anno, tra finanziamenti diretti, assistenza logistica, addestramento, forniture e gestione dei campi di Tindouf, oltre alla copertura diplomatica internazionale. Un impegno economicamente rilevante, soprattutto in una fase di pressione sulle finanze pubbliche.

Oggi, però, l’Algeria appare sempre più sola su questo fronte. Gli Stati Uniti hanno riconosciuto la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale, sostenendo il piano di autonomia di Rabat come soluzione realistica. La Spagna, ex potenza coloniale, ha rotto con la tradizionale ambiguità nel 2022, appoggiando apertamente la proposta marocchina. La Francia, pur mantenendo un linguaggio più prudente, si è progressivamente allineata ai partner occidentali, evitando qualsiasi legittimazione politica del Polisario mentre all’interno dell’Unione Europea, il consenso intorno alla posizione algerina si è ridotto. È in questo scenario che la proclamazione della Repubblica Federale di Cabilia assume un peso ulteriore. La contraddizione diventa evidente: l’Algeria continua a rivendicare il diritto all’autodeterminazione per il Sahara Occidentale, investendo risorse politiche ed economiche in una causa sempre più isolata, mentre nega qualsiasi legittimità a una rivendicazione analoga all’interno dei propri confini. Un doppio standard che rischia di essere sfruttato sul piano diplomatico e giuridico, indebolendo ulteriormente la posizione di Algeri. L’Algeria non è un Paese povero, ma resta intrappolata in un modello rigido e contraddittorio. La combinazione tra fragilità economiche, isolamento sul Sahara Occidentale e internazionalizzazione della questione cabila rischia di trasformare problemi gestibili in una crisi strutturale di lungo periodo per lo Stato algerino.

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