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Lars Carlstrom: «Farò la mia Gigafactory elettrica in Sicilia»

Lars Carlstrom: «Farò la mia Gigafactory elettrica in Sicilia»

Dopo la rinuncia a un grande impianto in Piemonte, l’imprenditore svedese racconta a Panorama come vuole rilanciare l’ex Fiat di Termini Imerese, nel Palermitano, per produrre batterie al litio. «Ci sono le condizioni industriali per aprire e un mercato da soddisfare» dice.


Riparte da Termini Imerese Lars Carlstrom, l’imprenditore svedese che vorrebbe costruire in Italia una grande fabbrica di batterie per auto. Fallito il tentativo di realizzare la gigafactory in Piemonte, a Scarmagno, il 58enne amministratore delegato di Italvolt ora punta sulla Sicilia, nell’area industriale ex-Fiat che da oltre dieci anni aspetta una ripartenza. Sarà la volta buona? Il progetto di Carlstrom è avvolto da un certo scetticismo: l’uomo non ha grandi gruppi alle spalle, ha fondato in Inghilterra la Britishvolt da cui si è allontanato prima che la società fallisse, e anni fa è stato condannato in Svezia per un’evasione fiscale dovuta, come ha spiegato al quotidiano La Verità, a una errata dichiarazione Iva.

Signor Carlstrom, alcuni sostengono che il problema a Scarmagno riguardava la rete elettrica che non è in grado di sostenere l’elevato carico energetico richiesto da una gigafactory. Non era possibile accorgersene prima?

Certamente, avevamo ipotizzato che, per il nostro progetto, l’energia fosse scarsa. Tuttavia eravamo fiduciosi di riuscire a trovare un accordo risolutivo in tempi ragionevoli; cosa che non è accaduta. Per Italvolt, il tempo è essenziale. Il contratto preliminare per la vendita e l’acquisto della zona prevedeva che determinate condizioni dovessero essere soddisfatte entro determinati termini, per poter firmare il contratto definitivo di compravendita. Queste condizioni non si sono verificate, né è stato possibile concordare nuove condizioni contrattuali soddisfacenti. Gli edifici esistenti a Scarmagno non potevano essere riutilizzati per la produzione di batterie; quindi avremmo dovuto fare smaltimento e ripristino. I costi stimati erano alti. Nel caso di Termini Imerese, si prevede di riutilizzare le strutture esistenti, così da ottenere un notevole risparmio sia di costi che di tempo. L’impianto è stato in funzione fino al 2018 e sono ancora presenti servizi di sicurezza e manutenzione. Abbiamo fatto una valutazione tecnica preliminare che ha avuto esito positivo.

Non esistono gli stessi problemi con la rete elettrica a Termini?

L’impianto ha una connessione attiva alla rete elettrica da 150 kw con una potenza installata effettiva di 50+50 megawatt. Inoltre, si trova al di là di un’enorme centrale a gas di Enel Power, quindi non avremo problemi ad aumentare la potenza in breve tempo. In più, guardiamo molto positivamente al futuro ponte energetico tra Sicilia e Africa che ci permetterà di compiere un ulteriore passo verso la sostenibilità.

La gigafactory sulla carta prevede una produzione di 45 GWh all’anno di batterie agli ioni di litio per veicoli elettrici, macchinari industriali, stoccaggio di energia e altro ancora con duemila dipendenti. Conferma?

Sì, intendiamo assumere fino a duemila dipendenti diretti. La nostra capacità dipende dal sito. Nel caso di Termini Imerese, si parla di 36 GWh circa.Sarà la più grande fabbrica di batterie indipendente in Italia e creerà nuove opportunità per la riqualificazione dei lavoratori dell’industria automobilistica italiana. Questo è un aspetto cruciale, perché sappiamo che la transizione al motore elettrico può costare milioni di posti di lavoro in tutto il mondo.

Ha trovato i partner per sostenere un investimento di oltre 3 miliardi?

Stiamo lavorando per ridurre gli investimenti in capitale fisso e, in caso di riutilizzo delle infrastrutture esistenti, avremo un risparmio significativo fino a 500 milioni. Siamo in contatto con gli investitori e speriamo di potervi dare presto aggiornamenti. Detto questo, in linea con qualsiasi progetto industriale di tale portata, il nostro schema di finanziamento prevede anche finanziamenti pubblici. Finora il progetto è stato finanziato con miei fondi personali e di investitori privati.

Quali sono i vantaggi dell’accordo con Storedot che ha annunciato da poco batterie molto interessanti?

L’accordo con StoreDot è strategico per il progetto: abbiamo stretto una partnership con il pioniere e leader mondiale nella ricarica ultra rapida e nella tecnologia delle batterie agli ioni di litio ad alta densità energetica. In base all’accordo, StoreDot concederà in licenza la sua tecnologia e i diritti di proprietà intellettuale a Italvolt per produrre celle di batterie agli ioni di litio Xfc (Extreme fast charging – Ricarica ultra rapida) nel nostro stabilimento in Italia. È previsto anche un accordo che prevede la fornitura delle batterie a StoreDot da parte di Italvolt per la propria attività e i propri clienti.

Diverse case automobilistiche stanno costruendo le loro gigafactories: non rischiate di rimanere senza clienti? Avete già qualche accordo in essere?

È vero. Tuttavia, poiché la domanda supererà notevolmente l’offerta per almeno un decennio, la loro capacità non sarà sufficiente a soddisfare le esigenze del mercato. Perciò sono nati Italvolt e altri progetti di gigafactory indipendenti in Europa e nel mondo. Stiamo dialogando con potenziali clienti e invieremo loro campioni di prodotto a breve. Come detto, abbiamo anche l’intesa con StoreDot. Poter disporre di capacità produttiva sarà tra gli asset più preziosi in Europa. Inoltre, nel nostro progetto stiamo sviluppando ulteriori asset strategici come strutture di ricerca e sviluppo, impianti di riciclo e programmi di formazione per tutte le persone coinvolte.

Lei ha fondato Britishvolt e l’ha lasciata due anni fa. Adesso l’azienda ha dichiarato bancarotta. Il progetto inglese è simile a quello di Italvolt: non c’è rischio che anche questa impresa finisca allo stesso modo?

Negli ultimi mesi ho letto alcuni articoli che parlavano di «progetti gemelli». Questo non è solo falso, ma anche un errore tecnico: Italvolt e Britishvolt sono due entità separate con modelli di business e proprietà differenti. Rispetto a Britishvolt, Italvolt ha una struttura di costi ben più leggera, un approccio diverso all’implementazione della tecnologia e io ho deciso di lasciare la società britannica più di due anni fa proprio per una differenza di visioni strategiche sulla gestione del progetto.

È davvero fiducioso riguardo a questo progetto in Sicilia?

Lo sono. Come detto, l’Italia ha persone con competenze straordinarie nel settore automotive che, con buoni programmi di riqualificazione, potranno essere impiegate nel campo delle batterie. Inoltre, il Sud Europa rispetto al Nord è carente di progetti significativi sulla produzione di batterie e il vostro Paese può assumere questo ruolo guida. Stiamo lavorando duramente ogni giorno con l’impegno di avere una gigafactory qui, perché sappiamo che sarà strategica per l’Italia: ripeto che si tratta di un progetto molto richiesto in virtù della crescente domanda di batterie.

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