Coral Sul Flng è un impianto galleggiante avveniristico realizzato da Eni nelle acque profonde di fronte al Paese africano. Si trova su un giacimento gigante scoperto dalla compagnia italiana dopo tre anni di ricerche. Si stima che contenga 2.400 miliardi di metri cubi di idrocarburo che, subito dopo essere stato estratto, viene liquefatto ed è pronto per essere trasbordato su navi metaniere. Ecco come funziona la grande struttura e quali miglioramenti porterà all’economia globale.
Nei tempi difficili che stiamo vivendo, dal punto di vista economico e degli approvvigionamenti energetici, l’attività per la diversificazione delle forniture di gas naturale che Eni sta realizzando in varie parti del mondo è un presupposto fondamentale per uscire dalla crisi e porre le basi per lo sviluppo futuro. Uno dei più recenti e innovativi progetti dell’azienda guidata da Claudio Descalzi è stato battezzato «Coral South» ed è il primo per lo sviluppo delle risorse di gas naturale al largo del Mozambico, nelle acque del bacino di Rovuma.
Siamo nella zona settentrionale del Paese, e proprio qui – dopo una campagna esplorativa durata tre anni – è stato scoperto un complesso di giacimenti supergiganti con risorse complessive stimate in 2.400 miliardi di metri cubi di gas, di cui 450 miliardi nel solo giacimento di Coral. Cuore pulsante di questo progetto è «Coral Sul Flng» (Floating liquified natural gas), un autentico capolavoro di ingegneria. Coral Sul è il primo impianto galleggiante di Gnl in acque «ultra-profonde» al mondo: è ancorato a circa duemila metri di profondità e ha una capacità di liquefazione di gas 3,4 milioni di tonnellate l’anno. L’impianto è lungo 432 metri e pesa oltre 200 mila tonnellate, ovvero l’equivalente di due portaerei. La zona predisposta ad alloggi – nelle quali si possono ospitare fino a 350 persone – è alta come un palazzo di nove piani.
All’interno dello scafo, nelle zone in coperta e sott’acqua sono stati collocati gli impianti che estraggono, trattano e portano a liquefazione il gas naturale, oltre ovviamente ai serbatoi in cui il prodotto così ottenuto (appunto il Gnl) potrà essere stoccato per il periodo necessario a essere spostato sulle navi metaniere che lo porteranno sulla terraferma: «Abbiamo trasferito le tecnologie più avanzate di un impianto Gnl su strutture galleggianti, ubicate in acque di profondità che comportano problemi molto complessi» spiega Stefano Maione, Direttore sviluppo, operazioni e efficienza energetica di Eni-Natural Resources. «La prima sfida è stata replicare un impianto onshore, che si estende senza particolari vincoli di spazio, su un’unità offshore, dove invece bisogna valutare l’uso di ogni metro quadrato. Per analogia sarebbe come costruire 10 campi di calcio in uno spazio dove al massimo ce ne possono stare quattro».
La nave è collegata a sei pozzi sottomarini, che si trovano a duemila metri di profondità e si spingono fino a più di tremila metri sotto il fondale dell’oceano, dove viene estratto il gas naturale. Dopodiché, attraverso tubi flessibili, l’idrocarburo arriva alla nave dove inizia il processo di trasformazione. La «torretta» è l’elemento di collegamento tra nave e fondo marino: la chiave di tutto il progetto. Si tratta di una delle torrette più grandi al mondo, equivalente a un grattacielo di 30 piani: 91 metri di altezza, 25 metri di diametro e un peso di ottomila tonnellate. «La torretta ha due funzioni: tiene l’impianto fisso in posizione e gli permette di ruotare di 360 gradi, assecondando così le correnti, le onde e il vento» continua Maione. «Il gas confluisce nella torretta tramite le sei linee sottomarine. All’interno dell’impianto viene sottoposto a una prima fase di trattamento, detta di «addolcimento», che consiste nell’eliminazione di quei componenti che potrebbero essere corrosivi, quali la CO2, seguita da un processo di disidratazione del gas per eliminare l’acqua. L’eventuale presenza di questa, infatti, provocherebbe la formazione di ghiaccio danneggiando l’intero impianto».
Occorre poi intervenire per portare la temperatura del gas al giusto livello: «Quando il gas raggiunge le condizioni idonee» aggiunge Maione «viene alimentato nella sezione di raffreddamento; qui un sistema di scambiatori criogenici consente di abbassare la temperatura fino a un livello che permette la liquefazione del gas: -160 °C. Il Gnl è adesso pronto per lo stoccaggio. Il piano è di avere ogni settimana, condizioni meteo permettendo, lo scarico del prodotto verso Lng carrier per la successiva commercializzazione del gas liquefatto sui mercati». La spedizione del primo carico di Gnl dall’impianto Coral Sul è avvenuta il 13 novembre scorso, aprendo la strada a un cambiamento virtuoso dell’intera economia del Mozambico e fornendo un importantissimo contributo alla sicurezza e alla diversificazione delle forniture all’Europa, nel solco di un’efficace e corretta transizione energetica.
Il gas naturale costituisce infatti una risorsa chiave per accompagnare il processo di decarbonizzazione: pur essendo un idrocarburo fossile, genera circa la metà delle emissioni di anidride carbonica sviluppate dal carbone a parità di energia prodotta ed è quindi molto meno inquinante. Inoltre, fin dalla fase di ideazione e design, Coral Sul Fnlg è stata progettata e realizzata seguendo i più avanzati criteri di sostenibilità: è dotata di turbine a gas che minimizzano le emissioni nocive, di motori e trasformatori elettrici, di sistemi di recupero del calore e di procedure di trattamento del gas ad alta efficienza.
Tutti sistemi che, grazie alla loro integrazione, riescono a diminuire il fabbisogno di energia impiegata per la liquefazione del gas e anche a ridurre fortemente l’impatto sull’ambiente. Non per nulla, nella virtuosa «corsa»a consumare meno e meglio, la Flng di Eni è al di sopra del benchmark di settore: per ogni tonnellata di Gnl prodotto, l’impianto consuma 256 kwh, invece dei 275/400 kwh di solito utilizzati dagli altri impianti in funzione oggi nel mondo.
A suggellare la collaborazione tra Eni, i partner, il governo e il popolo mozambicano è arrivata anche, lo scorso 23 novembre, la visita del presidente dello Stato africano, Filipe Jacinto Nyusi, a bordo della nave Coral Sul Flng per l’inaugurazione ufficiale dell’impianto: nulla esclude la possibilità che il successo di questo primo impianto possa essere replicato con ulteriori sviluppi, e con altre iniziative onshore. Del resto, la strada è tracciata: come abbiamo visto negli ultimi mesi segnati, purtroppo, dalla guerra in Ucraina e dal conseguente taglio delle forniture energetiche provenienti dalla Russia, la strategia vincente nel campo dell’energia è proprio quella della diversificazione e della continua ricerca scientifica e tecnologica.
