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Manovra finanziaria, Turati: «La manovra fa poco per il debito»

Manovra finanziaria, Turati: «La manovra fa poco per il debito»

Approvata la manovra finanziaria per il 2024. Per Gilberto Turati, ordinario di Scienza delle Finanze alla Cattolica di Roma, si tratta di «una manovra che sembra dimenticare il problema del debito pubblico»

La soddisfazione del vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, sembra essere la fotografia della conferenza stampa che ha sancito l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri: ci sono margini per “investimenti sulle ferrovie, sulle strade e sulle autostrade, sugli alloggi universitari e c’è la copertura per il collegamento stabile fra Sicilia, Calabria, Italia e Europa”. E a proposito di “Ponte sullo Stretto, c’è l’intera copertura del costo dell’opera fino a 12 miliardi; la regione Calabria e la regione Siciliana daranno il loro contributo, avremo interlocuzioni con l’Europa. Intanto si parte”.

Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di bilancio, una manovra al momento da 24 miliardi che andrà nella direzione del taglio del cuneo fiscale, favorendo i redditi medio-bassi.

Panorama.it ha chiesto a Gilberto Turati, professore ordinario di Scienza delle Finanze presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, una prima impressione sulla manovra 2024.

Professor Turati, un tour de force per inviare a Bruxelles le linee generali del nuovo documento finanziario…

«Vedremo quali saranno le reazioni, tenendo conto che siamo in prossimità delle elezioni europee e che siamo nel mezzo della discussione sulla riforma delle regole fiscali. Il problema più grande è che non si fa nulla per ridurre il debito in un momento in cui non è necessario fare ulteriore deficit e la combinazione della crescita nominale e dei tassi di interesse ancora favoriscono la riduzione del debito. Non lo saranno più a breve per le stime del governo stesso. Un debito elevato è rischioso e limita lo spazio fiscale nel momento in cui dovesse arrivare una nuova crisi».

Partiamo da cuneo fiscale e Irpef: la conferma per un anno del taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef.

«Ha detto bene, la conferma è solo per il 2024. Il punto non è affatto secondario: se i contribuenti si aspettano un taglio limitato al prossimo anno, si rischia di non avere alcun effetto sui consumi e nemmeno sugli investimenti. Più in generale: sappiamo che il taglio del cuneo costa parecchio, sappiamo che il governo ha nell’animo di ridurre il cuneo fiscale per tutti i contribuenti. Ma allora dovrebbe dirci come intende ridurre la spesa per rendere questo progetto finanziariamente sostenibile e strutturale».

Sulla “spending review” si parla di 2 miliardi di euro: “un sacrificio chiesto a tutti i ministeri”…

«Un pannicello caldo: la spesa complessiva cuba ormai 1000 miliardi ed è difficile pensare che siano tutte spese realmente necessarie. A me pare che nessuno sappia davvero, al di là dei grandi aggregati, per cosa si spende. Purtroppo, ad ogni micro-categoria di spesa si associa una qualche micro-rendita e questo rende difficile cancellarla. Da questo punto di vista, gli esperimenti di revisione della spesa recenti non hanno portato a grandi risultati. Ci ritroveremo con qualche taglio lineare».

Per quanto riguarda i redditi sopra 50mila euro è previsto un taglio delle detrazioni da 260 euro

«C’è un taglio delle detrazioni se un contribuente fruisce davvero delle detrazioni, altrimenti non c’è alcun taglio e il contribuente incassa il beneficio dell’accorpamento delle due aliquote. E’ una ulteriore complicazione dell’Irpef, che peraltro vale solo per alcune categorie di spese e non per tutte. Invece di migliorare sul fronte della complessità amministrativa, peggioriamo. D’altra parte anche tutte le spese fiscali sono associate a una qualche piccola rendita: torniamo al discorso di prima».

Nel prossimo anno chi assumerà a tempo-indeterminato vi sarà una maxi detrazione.

«Bisogna leggere per bene i provvedimenti perché il diavolo sta sempre nei dettagli. Sarebbe poi interessante capire qual è l’effetto di una politica di questo tipo, un esercizio che richiede una valutazione seria perché bisogna tener conto del fatto che alcuni contratti di questo tipo sarebbero comunque stati sottoscritti».

Passiamo al canone Tv, che scenderà da 90 a 70 euro

«Mi pare che questa sia una misura demagogica che si commenti da sé. Non si era detto di concentrare le poche risorse sulle cose che servono veramente?».

La sanità vedrà uno stanziamento aggiuntivo di 3 miliardi di euro, oltre alle risorse del PNRR. Bella notizia!

«Sono sempre piuttosto refrattario a fermarmi ai soldi. Certamente il governo ha fatto uno sforzo notevole per trovare queste risorse, la gran parte delle quali dovrebbe essere destinata al rinnovo dei contratti di medici e infermieri. Restano irrisolte, almeno per il momento, le grandi questioni progettuali: si fa o no la sanità territoriale prevista dal PNRR? E come? Quale sarà il coinvolgimento dei medici di medicina generale? Come rispondiamo al fabbisogno di infermieri e di alcune specializzazioni mediche, su tutte, l’emergenza-urgenza? Come ristrutturiamo la rete degli ospedali?».

In materia di pensionamento spunta la nuova Quota 104

«Mi sembra che non ci siano grandi novità: c’è un percorso graduale verso le regole già stabilite dalla riforma Monti-Fornero. Un passo alla volta arriveremo a quei requisiti, forse addirittura ne avremo bisogno di più stringenti perché nel frattempo i dati della demografia dicono che ci saranno sempre meno lavoratori attivi (che pagano contributi che il governo vuole tagliare) e sempre più pensionati che reclameranno la loro pensione».

Veniamo alle famiglie: a quelle numerose lo Stato pagherà i contributi a madri con più figli…

«E’ da qualche anno che ci si è accorti che senza figli non c’è futuro. Si è cominciato con il Family Act e si prosegue con altre misure come questa. Il tema è come conciliare il lavoro dei coniugi con le necessità di cura dei bambini. Non è solo una questione di soldi, ma di organizzazione dei tempi e delle modalità del lavoro e delle opportunità di cura dei bambini offerte dal sistema di welfare. Per esempio, evitando i soliti asili nido, la scuola che si ferma per alcuni mesi non favorisce questo tipo di transizione».

… e per il secondo figlio l’asilo sarà gratis

«Non è del tutto chiaro come funzionerà questa misura e molto dipenderà da cosa si riuscirà a realizzare con i fondi del PNRR in termini di ampliamento dell’offerta. Però, ripeto, il tema è quello di creare un ambiente favorevole per le famiglie con figli, per conciliare i tempi del lavoro con quelli della cura. In alcune aree del paese è già così. Capire perché non succede altrove è cruciale per trovare le politiche più adatte per favorire la natalità».

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Gilberto Turati, è professore ordinario di Scienza delle Finanze presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dall’A.A. 2018-2019 è il coordinatore della Laurea Magistrale in Management dei Servizi presso il Campus di Roma. E’ vice-direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e membro del Comitato Direttivo della Società Italiana di Economia Pubblica (Siep). Fa parte della redazione de lavoce.info, del comitato di redazione di Politica Economica – Journal of Economic Policy, del comitato di direzione del “Dizionario di dottrina sociale della Chiesa. Le cose nuove del XXI secolo” e del comitato scientifico della Fondazione Utilitatis, del Journal of Public Finance and Public Choice e della Rivista di Politica Economica. E’ external affiliate dell’Health, Econometrics and Data Group del Centre for Health Economics della University of York. E’ stato Presidente dell’Organismo Indipendente di Valutazione della Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino per il term 2019-2022.

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