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Affari, cemento e carità

Affari, cemento e carità

Dopo lo scioglimento del consiglio comunale di Capua, Panorama racconta un’altra vicenda che, ancora una volta, coinvolge l’Istituto per il sostentamento del clero della città e un’importante banca della zona. A Grazzanise, dove la storia si svolge, non se ne parla. L’imbarazzo però cresce…


Due giorni dopo l’articolo su intrecci tra fede, finanza e politica in provincia di Caserta, uscito su Panorama n. 39 del 22 settembre scorso, l’amministrazione comunale di Capua è stata sciolta per le dimissioni, davanti al notaio, di nove consiglieri, quattro di maggioranza e cinque di opposizione. Il nostro giornale si era occupato del sindaco della città, Luca Branco, in relazione alla potenziale violazione dell’articolo 61 del Testo unico degli enti locali per avere il Municipio affidato appalti da centinaia di migliaia di euro al fratello del primo cittadino: il dinamico don Gianni Branco, rappresentante legale e animatore di una cooperativa sociale che si occupa di migranti nella zona di Terra di Lavoro.

Don Gianni è tra i soci più in vista della Banca di credito cooperativo di Casagiove, il perno centrale del nostro racconto. Al vertice della banca siede Roberto Ricciardi, contemporaneamente direttore generale dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Capua, tra i primi tre azionisti di riferimento della Bcc stessa grazie a un cospicuo investimento.Un doppio incarico che, secondo alcuni, potrebbe innescare un latente conflitto d’interessi che, però, non pare turbare l’olimpica serenità di quanti dovrebbero, a vario titolo, prestare attenzione al buon funzionamento di tali delicati meccanismi. A cominciare dalla Conferenza episcopale italiana che degli insegnamenti sulla finanza sana e trasparente di Papa Bergoglio dovrebbe essere a perfetta conoscenza.

Contattato da Panorama, il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha preferito rimbalzare la domanda «all’Ordinario del luogo» risultato tuttavia irrintracciabile. Inutile pure il tentativo di ottenere una risposta dal numero uno dell’Istituto diocesano, don Pietro Catucci. Dopo aver fissato un appuntamento telefonico col cronista per l’indomani perché in quel momento «impegnato a dire messa», è poi sparito. E non ha più risposto a telefonate e messaggi.

Abbiamo allora provato con Bankitalia che su alcuni aspetti della vicenda si è trincerata dietro la privacy mentre su altri ha rimandato, a sua volta, alla Banca centrale europea e alla capogruppo Iccrea, che unisce i crediti cooperativi di tutto il Paese ed esercita la vigilanza sulle filiali. Siamo riusciti, infine, a parlare col presidente di quest’ultima, Giuseppe Maino, che però non solo si è rifiutato di commentare ma ha addirittura interrotto bruscamente la comunicazione.

Perché nessuno vuole spiegare se è regolare che il presidente di una banca sia anche dirigente apicale in servizio dell’ente che ne è tra i principali azionisti? Non percepisce il vescovo di Capua, Salvatore Visco, l’opportunità di fare chiarezza e di sgomberare il campo da possibili equivoci?

L’Istituto per il sostentamento del clero di Capua è tra i più ricchi d’Italia, possiede nella sola provincia di Caserta uno sterminato patrimonio immobiliare frutto di decenni di donazioni e atti di liberalità da parte dei fedeli. Un centinaio di queste proprietà si trova a Grazzanise, paesino di poco più di 7 mila abitanti.

Da qualche mese, l’amministrazione comunale ha approvato un nuovo Puc (Piano urbanistico comunale), che aggiorna quello varato tre anni fa dal precedente governo cittadino, sfiduciato proprio – pare – per gli appetiti speculativi legati allo strumento urbanistico da parte di alcune cordate di imprenditori e politici del posto. Nel nuovo Puc hanno cambiato destinazione d’uso – per lo più da agricolo ad «area a vocazione produttiva commerciale» e a «mixité urbaine», ovvero a vocazione residenziale, commerciale e produttiva – anche dei terreni dell’ente diocesano che si sono visti così rivalutare rendita e valore catastale.

L’amministrazione che ha adottato il nuovo Puc è guidata dal sindaco Enrico Petrella, che è anche il vicedirettore generale dell’Istituto per il sostentamento del clero. Il numero due di Ricciardi, in pratica. Abbiamo provato a contattare pure lui ma, letti i messaggi su WhatsApp con tanto di «spunta blu», il primo cittadino ha preferito non darci la possibilità di rivolgergli qualche domanda su ciò che potrebbe rappresentare un ulteriore caso di conflitto d’interessi tra il suo ruolo in seno all’ente religioso e quello di amministratore pubblico.

Con l’amministrazione di Grazzanise collabora inoltre, in qualità di professionista esterna, anche l’avvocato Carmela Ferraro. Panorama ha trovato una delibera di giunta comunale del 27 ottobre 2020 con cui la legale viene incaricata di difendere il Municipio in un contenzioso davanti al Tar Campania per una storia di abusi edilizi e demolizioni in danno di un privato, tale E. R..

Perché è importante questa nomina? Perché all’epoca Carmela Ferraro – come lei stessa ha scritto nel cv reperibile in rete – era già da un anno consigliere di amministrazione della Banca di credito cooperativo di Casagiove, la stessa di cui è presidente Ricciardi che è il capo di Petrella. Quest’ultimo ne era a conoscenza?

Ferme restando la buona fede e la correttezza di tutti i protagonisti, è possibile che attorno a un ente che dovrebbe occuparsi solo di pagare lo stipendio ai parroci s’intreccino storie di cui nessuno vuole prendere consapevolezza?

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