A X Factor 10 scoppia il "caso Jarvis": ma perché?

Lo sappiamo tutti. Appena c'è qualcosa su cui puntare il dito, siamo tutti pronti a farlo. È una storia lunga, quella della ricerca di un capro espiatorio. E ora ci siamo dentro.

Sarà la presenza spesso dark di Agnelli o la scelta degli abiti da parte di Arisa (contestati sul Web tra un commento e l'altro), ma quest'anno su X Factor si è scatenato il putiferio. Come prima cosa, la polemica di qualche settimana fa di Danilo D'Ambrosio contro il talent di casa Sky. Secondo il cantante in gara il montaggio del programma avrebbe fatto passare un'immagine ben diversa di quanto realmente accaduto sul palco delle Audizioni. Potrebbe essere, e il suo video-denuncia con tanto di prove e immagini convince tutti. Secondo la sua versione, aveva ricevuto tre sì e, con loro, anche l'apprezzamento del pubblico in sala. Secondo quanto emerge dal montaggio, invece, sarebbe stato criticato e avrebbe suscitato l'ilarità del pubblico. Sia chiaro: in questo caso la ragione potrebbe benissimo essere dalla sua. Ma ci dimentichiamo di una cosa: non stiamo parlando di un concorso come gli altri, bensì di un programma televisivo (sì: un programma televisivo!) che al montaggio deve tanto, per la sua buona riuscita. Il montaggio può addirittura modificare la percezione del pubblico di un'esibizione? Ebbene sì. Nel bene e nel male. E questo l'abbiamo sempre saputo.

Quanto avvenuto ieri con il caso Jarvis, poi, contribuisce a questo processo nel quale l'indignazione prende il sopravvento. E ci rende ciechi di fronte ad alcuni elementi fondamentali. X Factor, come già detto, è un programma televisivo che ha come scopo quello di trovare una voce potenzialmente attraente per il mercato e che sia approvata dal maggior numero di pubblico. Non si può fare la pop-star per se stessi. Il confronto con il pubblico c'è e ci deve essere. E come anche altri talent show, anche X Factor ha una major di riferimento. In questo caso è Sony Music. 

Per intenderci, a giovare dell'eventuale successo di uno o più talenti non è solo il programma televisivo (che, terminati i live, chiude la propria edizione iniziando a preparare la successiva) ma anche - e soprattutto - l'etichetta discografica che ha l'esclusiva sul talento, con il quale può lavorare per uno o più dischi. Ecco. 

I Jarvis sono una giovane band che ha fatto colpo per una buona sonorità (e - diciamolo - anche per il ciuffo biondo del loro frontman), al punto che - dopo le HomeVisit andate in onda ieri sera su SkyUno - il giudice di riferimento delle band, Alvaro Soler, ha deciso di portarli direttamente ai Live. Tutti contenti, se non che a fine puntata il bravo Cattelan annuncia che "per motivi personali" i Jarvis abbandonano la gara. Rientrano quindi nella scuderia del cantante di Sofia i Soul System, un altro gruppo inizialmente eliminato. 

Questa notte il manager dei Jarvis, Larsen Premoli, ha pubblicato un lungo post sulla sua pagina Facebook dando spiegazioni sulla scelta: "Ho seguito e sostenuto un progetto musicale da settembre dello scorso anno fino a quest'estate senza alcun vincolo contrattuale discografico o di altra natura e senza alcun ritorno economico, e solo a fronte della partecipazione al sopracitato format televisivo per tutelare le persone coinvolte da un articolo del contratto di partecipazione - che dichiara che laddove non si abbia in essere un contratto manageriale se ne dovrà sottoscrivere uno con la casa di produzione televisiva - ho accettato su suggerimento di rappresentare in qualità di manager i suddetti artisti. [...] Se posso convidividere il mio pensiero: non cercate un "altro diverso interesse in corso" nel perchè quattro ragazzi decidono di rifiutarsi di firmare un contratto di SONY, chiedetevi piuttosto che cosa c'è scritto li dentro percui una persona prendendone atto decida di rifiutarlo anche a fronte di un'esclusione da un format tv che ti voleva dentro". 

Tutto chiaro quindi: i Jarvis hanno abbandonato la gara a causa del contratto che Sony fa firmare ai concorrenti che accedono ai live (un contratto, ca va sans dire, di esclusiva con la Sony). 

Ma la domanda che sorge spontanea è: perché? Mettiamo in chiaro alcune cose: X Factor non è l'unico modo per arrivare al successo o per proporre un proprio progetto. Ci sono tanti altri modi. X Factor, come ogni altro talent show, ha alcune regole, prima tra queste l'esclusività con un'etichetta che - come è giusto che sia - si vuole riservare il diritto di poter lavorare con/per/insieme a un talento. Le regole sono queste. Se non ci stai, nessun problema. 

È facile puntare il dito contro dinamiche che tutti conosciamo (ma che fingiamo di non sapere quando ci viene comodo). Intanto, la Sony Music, tramite le parole del suo presidente Andrea Rosi all'Ansa, ha preso posizione: "Tutto questo è paradossale. Da sempre, a tutela della professionalità dello show e dei ragazzi che partecipano, ai dodici concorrenti che approdano al live, non solo al vincitore, viene chiesto di firmare un contratto con noi. Regole precise e note a tutti, e uguali in tutti i Paesi in cui viene trasmesso X Factor. In dieci anni non si è mai lamentato nessuno. Se qualcuno non vuole firmare è libero di andarsene e i Jarvis semplicemente non hanno voluto sottoscrivere il contratto. Non imprigioniamo nessuno: chi vuole può rinunciare ma senza strumentalizzazioni".

E non finisce qui: dopo le dichiarazioni del manager della band, il Codacons ha chiesto indagine alla Procura e verifica all'Autorità per le telecomunicazioni "dei comportamenti che potrebbero essere a danno dei giovani e degli utenti radiotelevisivi per coloro che pagano l'abbonamento alla pay-tv per assistere al talent di Sky". Il comunicato stampa, continua, riferendosi all'articolo pubblicato in data odierna da Michele Monina su Linkiesta.it: "Se i fatti così come espressi nell'articolo citato sono veri, al pubblico è stata data una rappresentazione falsata della gara con diritto degli abbonati ad essere risarciti".

Resta di fatto che ogni gioco ha le sue regole. E che i Veri Talenti (le maiuscole non sono a caso) non hanno mai avuto bisogno di sollevare polemiche per restare a galla. Di solito basterebbe cantare (divinamente) una canzone. Il successo, se deve arrivare, è sempre arrivato comunque.

YOU MAY ALSO LIKE