Vodafone: tagli, esuberi e i retroscena della trattativa

Un’intesa sofferta, ma fondamentale per il rilancio di Vodafone che a livello nazionale dà lavoro a 7.600 persone. Alla fine, dopo 40 ore ininterrotte di trattativa presso la sede di Unindustria Roma, la società di telecomunicazioni e i sindacati hanno trovato un accordo contro gli esuberi paventati a marzo e per un piano di rilancio e investimenti da 900 milioni di euro l’anno.

Il punto cardine dell’accordo riguarda la mobilità volontaria e incentivata: per chi esce sono previsti benefit per 36 mensilità, ma solo "nel caso si scelga questa soluzione entro giugno 2013, quindi prendere o lasciare in pochissimo tempo", dice una fonte interna a Panorama.it. Chi accetta la ricollocazione in società terze avrà un incentivo che varia dalle 24 alle 28 mensilità in caso di uscita tra luglio e settembre 2013. Appena 8 mensilità per chi decide di uscire tra ottobre 2013 e ottobre 2014. Chi non è disponibile all’incentivazione, verrà inquadrato a livello immediatamente inferiore.

Si interviene con i contratti di solidarietà per 396 addetti delle aree affari istituzionali, finance, direzione affari generali e sicurezza: per loro è previsto un 30 per cento in meno dell’orario mensile o settimanale. Infine, per 40 full time equivalent ci sarà la possibilità di passare, sempre con incentivi mirati, al part time da 20 ore settimanali, mentre per 10 full time equivalent è previsto il passaggio al part time da 30 ore settimanali.

L’azienda si impegna per tutta la durata del piano, fino ad aprile 2016, a non effettuare altri interventi sull’occupazione. Inoltre, come si legge nel verbale dell’accordo, “fino a tale data non saranno realizzate operazioni di societarizzazione ed esternalizzazione per il tramite di cessioni di ramo”. Vengono ridefiniti i criteri di calcolo del premio di risultato per il triennio e, in via innovativa, il premio sarà messo in relazione con il programma di welfare aziendale attraverso benefit riguardanti sanità, istruzione e previdenza integrativa. Arriva anche la disponibilità a ridurre le delocalizzazioni di attività all’estero, altro punto fortemente contestato dalle sigle sindacali nei giorni più caldi della vertenza.

LE TAPPE DELLA VICENDA

La procedura di mobilità per i 700 esuberi di Vodafone si era aperta a marzo. Ad aprile la trattativa tra il management aziendale e le parti sociali si era arenata e si è aperta, in tutte le sedi territoriali, una fase assembleare attraverso la quale il 58,8 per cento dei lavoratori ha espresso parere favorevole al prosieguo del tavolo. I risultati delle consultazioni di Milano e Napoli non avevano dato la maggioranza piena ed è stato così necessario rifare le due assemblee, con i sindacati che stavolta incassavano mandato pieno per trovare un accordo che ponesse fine alla vertenza.

La filiale italiana di Vodafone (Vodafone Omnitel Nv ) è una azienda interamente posseduta da Vodafone Group Plc e Verizon. Da circa una decina d'anni ha spostato la propria sede legale in Olanda, mantenendo quella amministrativa ad Ivrea e quella operativa, per motivi fiscali, a Milano, sede inaugurata a giugno 2012 dall’ex presidente del Consiglio, Mario Monti, e costata oltre 300 milioni di euro. L’accordo, secondo altre voci interne raccolte da Panorama.it, è “un punto di partenza per salvaguardare i posti di lavoro, ma non è possibile che un’azienda in buona salute, che nel 2013 produrrà quasi 1,7 miliardi di euro di utili con 42 per cento di margine e che negli scorsi anni ha regolarmente prodotto quasi 4 miliardi di euro di profitto all’anno, debba rivalersi sui lavoratori”.

In azienda però, sempre secondo quanto si apprende, non ci sarebbero facce allegre. Secondo molti lavoratori, infatti, i sindacati sono stati costretti ad accettare un accordo peggiorativo rispetto alla legge Fornero: infatti se i dipendenti non si inseriscono nella mobilità volontaria, nè trovano lavoro da un partner, di fatto possono essere demansionati e perdere il livello di inquadramento contrattuale. Una cosa che l’attuale legge non consentiva. E dire che, secondo una ricerca pubblicata da Milano Finanza a settembre 2012, Vodafone è risultata la società che negli ultimi 12 mesi è stata più generosa con gli azionisti garantendo performance ad un anno pari al 15,6 per cento.

A RISCHIO 300 MILA POSTI IN EUROPA

Ma i problemi non sono solo in Vodafone. Un mese fa inTelecom Italia sono stati scongiurati i licenziamenti. Dei 3 mila esuberi individuati, si legge in un articolo del Corriere delle Comunicazioni , 2 mila e 500 saranno gestiti con contratti di solidarietà mentre 500 lavoratori lasceranno la società per andare in pensione, avendo maturato i requisiti necessari. Altri 350 lavoratori di Telecom information technology saranno gestiti con analoghi ammortizzatori sociali. L’accordo prevede nei prossimi anni una forte internalizzazione del lavoro. Nel corso della trattativa, inoltre, è stata sanata anche una pendenza economica dell’azienda nei confronti dei lavoratori con l’erogazione di mille euro per il premio del secondo semestre 2012 non erogato nello scorso novembre e un nuovo premio di produttività per il triennio 2013 - 2015.

Almaviva , gruppo globale di servizi Ict e soluzioni basate su cloud computing e outsourcing di servizi Crm, che proprio di Vodafone è un cliente, ha invece annunciato un piano di riorganizzazione che prevede 2.200 esuberi in tutta Italia, il 20 per cento del totale, distribuiti in maniera non omogenea su tutto il territorio nazionale. Di questi, 74 riguarderebbero il centro di Misterbianco, in provincia di Catania.

La crisi nel settore delle tlc è forte tanto che, secondo, Franca Salis Madinier, presidente del sindacato Uni Europa Icts , che rappresenta i dipendenti del settore in 27 paesi europei, i carrier europei potrebbero tagliare la forza lavoro del 30 per cento nei prossimi 5 anni, per una perdita complessiva di oltre 300 mila posti.

Negli Stati Uniti, dal 2007 i tre principali operatori, AT&T, Verizon Communications e Sprint Nextel, hanno ridotto di quasi un quarto la forza lavoro. Il 16 aprileVodafone Germany ha annunciato il licenziamento di 500 persone in Germania e l’esternalizzazione in India e Romania. A ottobre scorso la svedeseTeliaSoneraha comunicato un piano per tagliare 2 mila posti di lavoro in due anni. La situazione non è rosea neanche per Deutsche Telekom e France Telecom, anche se ancora non sono stati annunciati licenziamenti.


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