Il fattore Vlahovic sul campionato

Non poteva sognare una domenica migliore, Massimiliano Allegri. L'impatto di Dusan Vlahovic sulla sua Juventus - gol al debutto dentro una grande prestazione - è l'aspetto forse più visibile di una giornata in cui tutto sembra aver giocato per i bianconeri e per la loro rincorsa a un posto dentro la prossima Champions League, obiettivo minimo per salvare una stagione partita malissimo. Il mercato ha regalato a Max i rinforzi che servivano, anche se serviranno tempo e controprove per poter dire che la Juventus sia cambiata davvero e gli stenti dell'autunno e della prima parte dell'inverno siano dimenticati.

Contro il Verona la sua squadra non ha giocato la partita perfetta, però non ha mai rischiato e soprattutto ha subito la scossa tecnica ed emotiva che ci si aspettava dopo l'investimento oltre 80 milioni di euro a gennaio. Vlahovic si è preso subito sulle spalle tutte le responsabilità, cominciando con il paragone scomodo che Allegri gli ha appiccicato addosso con Mbappé e Haaland: serviva un leader ed eccolo servito a dispetto della giovane età dell'attaccante serbo. Anche Denis Zakaria è entrato bene nel meccanismo - il gol è un di più - e con il vento alle spalle la Juventus arriva alla sfida di domenica prossima a Bergamo che rappresenta un vero e proprio spareggio, nel momento peggiore per Gasperini che ha perso giocatori e identità ma che viaggia pur sempre sui ritmi degli ultimi due anni chiusi a ridosso di quota 80 punti.

Le difficoltà dell'Atalanta (6 punti nelle ultime 6 partite giocate e la miseria di 13 punti in 11 partite giocate in casa) è l'elemento che ha cambiato volto alla giornata juventina. Il quarto posto agganciato in classifica è ancora solo un'illusione ottica figlia del recupero che i nerazzurri dovranno affrontare contro il Torino. Però c'è anche il senso di un trend ormai invertito e, se il bivio di Bergamo sarà superato senza inciampi, anche la sensazione evidente di un finale di stagione in cui Allegri ha molte carte da giocarsi.

Anche per lo scudetto? La suggestione è forte, le chance vicine allo zero. E' vero che l'Inter si è accartocciata su se stessa nel derby, condizionato dagli errori di Simone Inzaghi prima ancora che dalle amnesia di Handanovic, ma rimane la lepre del campionato e la più forte, anche per la qualità messa in mostra nella prima ora di gioco contro un Milan mai domo. Ora la capolista ha un percorso tutto in salita e decisivo: non può mollare la Coppa Italia per evitare contraccolpi psicologici, poi c'è la trasferta a Napoli in cui rischia un sorpasso (anche se solo virtuale) e, infine, il primo scontro con il Liverpool. Giorni che determineranno il peso della stagione e anche per questo si capisce la rabbia con cui la rimonta nel derby è stata accolta dai diretti protagonisti.

Milan e Napoli stanno dando continuità a due capolavori. Entrambe viaggiano oltre i propri limiti e hanno cancellato la sensazione di dover essere vittime sacrificali della rimonta juventina. Guardano ancora in alto, non mollano l'idea dello scudetto e fanno bene: questo pazzo week end ha dato la scossa anche a loro regalandoci un campionato bellissimo da seguire.

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