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Vladimir Luxuria: preferisco la polizia agli spacciatori

Il fatto è che le sue finestre affacciano esattamente sull’incrocio dove staziona uno dei tanti gruppazzi di spacciatori nordafricani che ormai la fanno da padroni, nel Pigneto romano. Così, una sera, lei s’è incazzata. È scesa, gliene ha dette quattro, quelli gliene hanno minacciate otto, ma di brutto, come è tipico dei delinquenti. Morale: la questione è finita sui giornali. Il secondo fatto era quest’altro: che la trasgender più libertaria d’Italia, trasgressiva e di sinistra, aveva invocato l’intervento della "polizia fascista" nel quartiere più trasgressivo e sinistrese d’Italia. Agli abitanti di quella periferia di casette e casone, e viuzze e vione, ficcate tra Casilina e Prenestina, la reazione di Vladimir Luxuria era molto piaciuta. Non ne possono più di quel clima. Ai centri sociali della zona, invece non è piaciuta proprio per niente. E ne è uscito un casino.

Hanno scritto sui loro volantini, quelli dei centri sociali, che chiamare la polizia è comunque una porcata da lasciare ad altri.
Non me ne importa un bel niente.

Che una cosiddetta compagna come lei ha rubato il mestiere ai leghisti.
Sciocchini.

E che spingere gli sbirri a occupare il quartiere è veramente di destra.
Vorrei solo che lo Stato mi proteggesse.

Mi?
No, ci.

Questo, un po’ di destra suona.
Se in fondo al mio vicolo vedo uno skinhead, cerco con gli occhi un poliziotto. Sono di destra per questo?

Lei è una borghesuccia, questa l’accusa. Vuole far arrestare gli immigrati né più né meno del Salvini leghista.
Vivo da 25 anni in un quartiere con la più alta percentuale di immigrati che conosca. E ci vivo bene. Non me ne voglio certo andare perché è stato occupato da altri immigrati che fanno i delinquenti.

Scusi, signora, non era per le frontiere aperte, entri chi vuole?
Non chi vuole, chi si comporta bene.

Vasto problema se non puoi scegliere sul confine, o prima.
Non si possono lasciare le porte aperte a tutti. Ma non possiamo voltare le spalle a chi fugge da guerre e carestie.

E siamo sempre lì. Chi può escludere che la banda di pusher che ha minacciato di morte lei, o che usa il coltello per terrorizzare, non sia fuggito dalla guerra?
Questi sono scappati dalla primavera tunisina.

Peggio mi sento, non vuol dire nulla.
Chi viene qui per osservare le leggi, bene, chi per fare il camorrista, no.

Si rende conto che non sta rispondendo?
Mi rendo conto che una contraddizione c’è. La possiamo affrontare qui, senza respingere indiscriminatamente. Se i responsabili della sicurezza fanno il loro dovere, la questione si risolve.

Pensa che non lo stiano facendo?
Vada al commissariato di Porta Maggiore e scoprirà un faldone di mie denuncie. Quelle bande sono note e stranote. E sono sempre lì.

Le forze dell’ordine se ne fregano.
Non lo voglio pensare.

Ma lo pensa.
Ma non lo voglio pensare. Sa, le prime volte che protestai, cosa mi dissero quei mascalzoni? Facciamo un patto, tu ci lasci in pace e se qualcuno ti dà fastidio ci pensiamo noi. Padroni, mafia. Che usa ragazzi balordi per comandare sulla zona. Balordi e interscambiabili, dato che la manovalanza a disposizione è infinita. Avrei dovuto tacere?

Sono alcuni amici suoi, a dire che avrebbe fatto meglio.
Non la gente del quartiere, alcuni intellettualini e figli di papà che vengono la sera, bevono birra, si comprano droga, elucubrano, tornano a casuccia e se qui, alle tre di notte, volano coltellate, s’indignano perché chiamiamo la polizia. Questi stronzi.

Tirando il sugo: Luxuria fa la donna d’ordine se le cose avvengono nel suo giardino, ma al Gay village ridiventa trasgressiva e se ne frega se le stesse cose avvengono nel giardino altrui. Chiama la polizia al Pigneto, ma firma petizioni progressiste contro l’espulsione degli immigrati arrestati, quando si trova all’Eur.
Ho protestato in Russia e in Turchia. Non mi sembra il mio giardino.

Non ci sono pusher, al Muccassassina o al Village?
In modo più discreto, credo.

Per cui lo spaccio soft va bene. Ma magari evolvono.
Sono antiproibizionista e considero tutto ciò il fallimento del proibizionismo. Al Pigneto c’era, e c’è, una questione clamorosa di ordine pubblico. Su questo sono intervenuta.

Ha paura?
Sì.

Ha la scorta?
No.

L’ha chiesta?
No.

È stata un tantino esibizionista nel frangente?
No. Ho provato altre volte il brivido piacevole di finire sui giornali, questa volta non escludo la pelle.

Nei locali che lei dirige la droga è vietata?
C’è un servizio d’ordine che controlla.

Tutti santi al Gay village?
Nessun santo e nessun prepotente.

La prepotenza è riservata ai cosiddetti omofobi.
Cosiddetti?

Esistono gli omofobi e i cosiddetti omofobi.
Mi faccia il nome di un cosiddetto.

Guido Barilla, poveretto: "Sono per la famiglia tradizionale, non farò mai uno spot con i gay". Lesbiche, gay, transgender e bisessuali, l’avete massacrato.
Lo criticai come industriale, così perdeva il 20 per cento del mercato.

Capisco... una gran preoccupazione per l’efficienza del capitalismo.
S’era trattato di un’uscita sciocca.

Gliel’avete fatto capire ben bene.
Credo di sì.

Lascerà il Pigneto?
Spero proprio di no.

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