Parte male (per noi) il Vertice Europeo sull'energia

Prevalgono le divergenze al Consiglio europeo sul tema dell’energia. La discussione sulla proposta della Commissione Ue che prevedeva fra le altre cose l’introduzione di un price cap dinamico vede l’opposizione ancora una volta di diversi paesi, primi fra tutti l’Olanda e la Germania. Posizioni che da un lato non sorprendono ma dall’altro non fanno altro che sottolineare la debolezza dell’Unione europea e la costante incapacità di affrontare crisi globali in maniera unita e compatta. Le poche speranze di trovare un punto di incontro si sono spente una volta sentite le dichiarazioni iniziali di Olanda e Germania in arrivo al vertice Ue. Secondo Mark Rutte, premier olandese “oggi ci sarà l’accordo sull’acquisto congiunto del gas e chiederemo alla Commissione di esaminare ancora alcune opzioni”, non lasciando spazio all’ipotesi di price cap. Gli fa eco Olaf Scholz, cancelliere tedesco, che rincara la dose dichiarando come "un tetto al prezzo del gas, imposto per legge, comporta sempre il rischio che i produttori di gas vadano a vendere altrove e che noi europei non riceviamo più gas, ma di meno". Per Scholz la priorità dell’Ue deve essere invece quella di “trovare il modo di sostenere tutti i paesi per abbassare i prezzi, non solo con i sussidi, ma anche tramite i mercati mondiali. Dobbiamo collaborare con Corea del Sud e Giappone, che sono compratori" di gas, "con altri amici del G7 che sono fornitori e con altri paesi fornitori. E’ di questo che dobbiamo parlare".

Nonostante l’irrigidimento del blocco del nord (Olanda, Germania, Austria, Irlanda, Ungheria e Svezia) le trattative sul price cap al Consiglio europeo continuano ad andare avanti e secondo fonti queste potrebbero proseguire anche per tutta la notte. Non è inoltre esclusa, al momento, la possibilità di chiudere la prima giornata del vertice Ue senza una soluzione sul prezzo del gas. Timore sentito anche dalla Presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola che a margine della riunione del Consiglio europeo in conferenza stampa ha sottolineato come sia il momento di prendere delle decisioni, “non c'è altra scelta. I cittadini sono preoccupati, su come ad esempio potranno pagare i loro mutui e se avranno un lavoro. Stiamo vivendo un'inflazione a doppia cifra e tassi di interesse in rapida crescita, che stanno creando uno tsunami. Il tempo per i piccoli passi è finito. Possiamo tenere i conti in ordine, possiamo ammortizzare l'impatto sociale ed economico della crisi, e possiamo abbassare gli alti prezzi dell'energia, ma possiamo farlo solo insieme". Appello che per il momento resta inascoltato, almeno per la questione del price cap. Le divergenze sulla questione energetica hanno provocato l'immediata reazione del presidente di di Confindustria italiano, Carlo Bonomi e del suo omologo francese, Goffroy Roux de Bezieux, che su Twitter sottolineano come sia “necessaria una immediata azione europea sul prezzo dell'energia: tra qualche mese sarà troppo tardi per le imprese europee, ne è in gioco la sopravvivenza”.

I disaccordi a livello Ue non si limitano però solo al prezzo del gas. Al Consiglio si sono creati due blocchi contrapposti anche intorno all’ipotesi di creare un nuovo fondo europeo per l’emissione di bond comuni che avrebbe come obiettivo l’aiutare i paesi che hanno un debito alto a fronteggiare il caro energia dando nell’immediato aiuti ai propri cittadini e non fra diversi mesi. Ipotesi spinta dalla Francia e dal blocco dei paesi del sud ma che vede la forte opposizione della Germania.

Unico premio di consolazione, alla fine di questa prima giornata di lavori, arriva dall’approvazione degli acquisti comuni di energia: “Sul price cap bisognerà dare mandato alla Commissione di valutare alcune opzioni, mentre c'è un accordo generale sugli acquisti comuni”. Così il premier olandese, Mark Rutte, rispondendo alla domanda se ci sarà un accordo oggi sul price cap al Consiglio europeo. L’obiettivo in questo caso è sfruttare appieno il peso negoziale dell’Ue acquistando congiuntamente gas, con Norvegia, Algeria e Usa

Il price cap mette in crisi l’asse franco- tedesco

Le tensioni di oggi all’interno del Consiglio Ue sul tema dell’energia e più in particolare sul price cap stanno mettendo in crisi anche l’asse franco tedesco che su questo tema ha visioni diametralmente opposte. Al momento la Francia si è schierata con altri 16 paesi tra cui l’Italia, la Grecia e la Spagna nel volere un tetto al prezzo del gas. Mentre la Germania è nel blocco contrapposto in compagnia dell’Olanda, Ungheria e Austria. Emmanuel Macron, presidente francese, non ha inoltre risparmiato critiche, anche oggi, all’azione individuale tedesca: “Penso che non sia bene per l'Europa che la Germania si isoli. Il nostro ruolo è fare di tutto affinché ci sia l'unità europea e che la Germania ne faccia parte". Parole che hanno non poco irritato Scholz che ha dovuto ancora una volta proteggere la decisione presa a livello nazionale, puntando il dito anche sull’Italia e altri Paesi che avrebbero introdotto misure simili a quella tedesca.

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