Tragedia del Vajont: 9 ottobre 1963, ore 22.39 - FOTO

Ufficio Stampa Polizia Di Stato/Ansa
Una foto storica mostra un momento dei soccorsi prestati da poliziotti in occasione della tragedia.
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Il campanile di Longarone, divenuto simbolo della tragedia del 9 ottobre 1963.
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Alpini durante i soccorsi. Il Btg. "Cadore" fu il primo ad arrivare a Longarone pochi minuti dopo la tragedia delle 22,39.
Longarone, Belluno. Mattina del 10 ottobre 1963.
Una veduta degli impianti del cantiere a valle della diga, che fu inaugurata nel settembre del 1959.
Le pareti in cemento armato durante la costruzione della diga. Gestita dalla SADE, la società elettrica veneta, fu realizzata dalla ditta di costruzioni Torno.
Il cantiere della diga del Vajont, gestita dalla SADE poco prima della nazionalizzazione dell'energia elettrica. Anno 1959.
La diga che nel 1959 era la più alta del mondo a doppio arco, con i suoi 261,60 metri.
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Un piccolo superstite del Vajont è assistito da una squadra della Polizia di Stato.
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Un Sikorsky dell'Esercito durante le operazioni di soccorso.
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Detriti trascinati dall'onda di piena del Vajont lungo il corso del Piave
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Veduta di Lavarone dopo il passaggio dell'onda devastante generata dalla frana nell'invaso del Vajont
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Tende di senzatetto e un ponte allestito dal Genio Militare dopo il disastro.
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Gli scavi dei soccorritori che si trovarono di fronte ad una impressionante massa di fango e detriti che spazzò via Lavarone e le frazioni di Erto e Casso.
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Donne in preghiera nel luogo dove furono provvisoriamente seppellite le oltre 1.900 vittime della tragedia del Vajont.
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Una donna e una bambina tra le macerie a Longarone,
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Longarone, ottobre 1963.
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Sopralluogo nei pressi di Longarone, uno dei paesi distrutti nella tragedia del Vajont.
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Una veduta aerea dell'area interessata dal disastro del Vajont.
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La preghiera di un sacerdote sulla coltre di fango che ricopre ancora il territorio di Longarone
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Religiosi e superstiti di fronte alle macerie di Longarone.
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Longarone nei giorni successivi alla tragedia
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Il ministro del Lavori Pubblici Giovanni Pieraccini in visita a Longarone,
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24 ottobre 1963. Inizia la dolorosa ricostruzione.
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Targhe in ricordo della tragedia nei pressi della diga.
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La diga negli anni 2000

A Longarone sono le 22,39 del 9 ottobre 1963 quando la natura si ribella violentemente all'opera dell'uomo, reo di averne trascurati gli avvertimenti dopo la costruzione della diga più alta del mondo. Una enorme frana si stacca dal Monte Toc, scivolando rapidamente nell'invaso della diga del Vajont.

I numeri del disastro sono impressionanti: il corpo franoso ha una superficie di 2 km/q, per un volume di 260 milioni di metri cubi. La massa di terra e detriti si getta nel bacino artificiale alla velocità compresa tra i 72 e i 90 km/h. Il risultante dell'impatto con l'acqua è ancora più impressionante.

La frana generò un'onda gigantesca di 50 milioni di metri cubi che si riversò rapidamente verso la valle del Piave investendo pochi minuti dopo l'abitato di Longarone, cancellandolo. Il bilancio delle vittime toglie il respiro.

I morti a valle sono 1.917, di cui quasi 500 bambini e ragazzi. La macchina dei soccorsi si muove immediatamente, l'impressione a livello mondiale è enorme. Fino alla fine dell'anno continueranno le operazioni di assistenza ai sopravvissuti, di sgombero e di ripristino del territorio. Che per sempre rimarrà segnato dalla catastrofe del 9 ottobre 1963.

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