Un anno nella vita di Tommaso G.

Mi sono accorto stamattina che oggi compio un anno di Ostblog; lì per lì volevo scriverci un pezzo, su questa cosa, ma sarebbe stato un pezzo ridicolo e insensato perfino per la media di questo blog e ho desistito. Non mi sento così celebrabile, in fondo, e anche per quanto riguarda le commemorazioni, beh, spero di rimandarle al più tardi possibile.

Il fatto che oggi non stia granché bene mi rende oltretutto poco incline a questo genere di iniziative; no, no, ci sarà tempo per ricordarsi di me e del mio indimenticabile contributo in qualche cosa, ma non ora.

Più interessante, non per voi (me ne rendo conto e me ne scuso), bensì per me, è analizzare un anno di vita e scrittura. L’ultimo anno ho viaggiato moltissimo in treno e auto, per lavoro e per ragioni personali, ma in realtà non mi sono spostato che di pochi chilometri; l’impegno su temi più ampi mi ha dunque richiesto e permesso itinerari e percorsi, per quanto essenzialmente intellettuali, che il poco tempo e una certa stanca pigrizia mi avrebbero vietato.

Insomma, sto attaccato in una certa misura, per preservare la mia curiosità verso le cose del mondo, a questa rubrichetta e in genere alla possibilità di trasfigurare in parole lette i miei pensieri. Questo pezzo non è dunque un omaggio a questo blog, o tanto meno a me stesso (è invece, doverosamente, un ringraziamento a chi mi ha permesso di tenere questo spazio); vuole essere invece una breve riflessione sul rapporto che intercorre, anche in un ambito limitato come questo, fra vita e scrittura. I quali, come dice il poeta, ene compagni, el sai:/ tuta scancelatura/ dopo dulor de sbai. Ma poter cancellare è d’altronde già un bel privilegio.

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