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Ucraina: quattro oligarchi da non perdere di vista

In Ucraina, come (e forse più che) in Russia, il potere è espressione diretta di un’oligarchia. Tra l’ex presidente Viktor Yanukovych e la pasionaria Yulia Tymoshenko c’è poco più che una differenza di casacca: sono figure emerse negli ultimi anni dell’Unione sovietica o poco dopo il suo crollo, che “giocano” la stessa partita per il potere, ma in “squadre” diverse.

I clan, storicamente, sono tre: quello di Donetsk , zona in cui si parla russo, che ha espresso leader come Yanukovych e Rinat Akhmetov, l’uomo più ricco d’Ucraina; il clan di Dnipropetrovsk , città più centrale ma ancora dalla parlata russa, che ha dato al paese un primo ministro noto anche per la sua relazione fedifraga con una tale Yulia Tymoshenko; il clan della capitale, che è stato potente anni fa, grazie a un gruppo di oligarchi noto come “i sette di Kiev”.

Non sono club di filantropi: si dividono televisioni, giornali, industrie, banche, squadre di calcio, in un’eterna partita in cui la politica non è che un campo di gioco per interessi superiori. Pensare alle rivolte di piazza Maidan senza di loro è come fare i conti senza l’oste. Hanno tutti trattato con la piazza, chi per andare contro i vecchi rivali, chi per salvaguardare i propri interessi. Ecco alcuni nomi da guardare per capire come sarà il futuro dell’Ucraina.

Rinat Akhmetov. Figlio di minatori, è diventato il più potente di tutti. Noto all’estero per aver comprato l’appartamento più costoso della Gran Bretagna, ha interessi economici che vanno dall’industria metallurgica all’energia, passando ovviamente per i media (ha tre televisioni, quattro giornali). Nel clan di Donetsk, il presidente fuggitivo Yanukovych era il rappresentante politico e lui teneva le fila del potere reale, quello economico. Già da dicembre aveva iniziato a dare spazio ai manifestanti sulle sue televisioni, ma ha aspettato le violenze del 19 febbraio per staccarsi da Yanukovych. È improbabile che i suoi interessi (o il suo patrimonio da oltre 9 miliardi di euro) non possano avere un ruolo di primo piano nell’Ucraina del futuro.

Victor Pinchuk. Ingegnere metallurgico con radici ebraiche, ha fatto una fortuna con il gas, grazie anche a un matrimonio che gli ha aperto molte porte (nel 2002 ha sposato la figlia dell’allora presidente Leonid Kuchma). Dopo la Rivoluzione arancione, che l’ha reso più marginale, si è reinventato filantropo e mecenate d’arte contemporanea. È andato di persona in piazza Maidan a inizio dicembre, incitando i manifestanti a resistere. Ha dato ai giornalisti delle strutture che li aiutassero a seguire la rivolta e ha chiesto di trovare un compromesso “per evitare altri bagni di sangue”. Il suo patrimonio vale più di 2 miliardi di euro.

Petro Poroshenko. Ex ministro degli Esteri e dell’Economia, alleato di Yulia Tymoshenko, è il re ucraino del cioccolato. È stato il più esplicito nel sostenere i manifestanti: aveva chiesto la firma dei trattati pro-Europa in un suo discorso alla piazza, ha partecipato ai funerali delle vittime degli scontri. Ha un patrimonio che supera i 700 milioni di euro.

Yulia Tymoshenko. La rivale per eccellenza di Yanukovych, accolta con freddezza dalla piazza, che vuole volti nuovi e la considera una “Putin in gonnella”. Arricchitasi con l'energia (e grazie al rapporto fin troppo stretto con l'ex premier Lazarenko), ha imparato l'ucraino da grande e forse non è nemmeno bionda. È stata il volto della Rivoluzione arancione, rivolta che ha mescolato istanze libertarie alla rivalsa dei “milionari contro i miliardari”. Il suo partito, Batkivshchyna, è il secondo più importante del paese e il presidente ad interim (ed ex capo dei servizi segreti), Oleksandr Turchynov, è un suo stretto confidente.

(Credits: Getty Images)

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