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Ucraina, le morti sospette nel partito dell’ex presidente

“Ve lo dirò chiaramente: non ci sono truppe russe in Ucraina” ha detto il presidente russo Vladimir Putin durante la “linea diretta” con il popolo russo, il consueto appuntamento televisivo durante il quale il capo del Cremlino dialoga con il pubblico ogni anno a primavera, e che ricorda un po’ le chiacchierate attorno al caminetto di Roosevelt.

Più di tre milioni di domande, che spaziavano dall’economia alla guerra civile nell’Est dell’Ucraina, sono giunte alla redazione. E Putin non ha mancato l’occasione di lanciare accuse più o meno velate all’Occidente, reo di prestare il fianco alla disinformazione e di non volere un’abolizione delle sanzioni a breve.

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9 febbraio 2015. Popolazione sfollata a Slovyansk dall'Ucraina orientale in una tenda in cui vengono distribuiti abiti usati, nei pressi della stazione ferroviaria.
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9 febbraio 2015. La famiglia Ryzhkov, fuggita dai combattimenti nella fortemente contesa Debaltseve, ha trovato riparo all'interno di un vagone nella stazione ferroviaria di Slovyansk, Ucraina,
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12 febbraio 2015. Irina Protsenko, sfollata da Debaltseve, abbraccia il figlio al suo arrivo con un treno a Kharkiv, Ucraina, dove la donna è stata in ospedale per una lesione spinale, che ora le impedisce di viaggiare. I suoi tre figli sono arrivati a Kharkiv in treno con un gruppo di donne e bambini evacuati da zone dove sono in corso combattimenti. Hanno rivisto la madre per la prima volta dopo settimane e ripartiranno poi per Lviv.
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12 febbraio 2015. Una bambina fuggita dai combattimenti in corso intorno a Debaltseve seduta su un divano nella stazione ferroviaria di Kharkiv, Ucraina, dove il gruppo di sfollati di cui fa parte ha trascorso diverse prima di salire su un treno che diretto a Lviv, nella parte occidentale del paese.
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12 febbraio 2015. Olga e suo figlio Igor, sfollati dall'Ucraina orientale
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Un ordigno inesploso a Nikishine, Ucraina orientale
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Ragazzini a Slovyansk. Ucraina orientale
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Ordigni a Spartak, Ucraina orientale
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Un soldato dell'autoproclamata Repubblica di Donetsk sorveglia una strada di Shyrokyne
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Un prete ortodosso con una croce in memoria dei civili uccisi durante gli scontri tra Ucraini e ribelli filo-russi a Donetsk
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Cittadini di Donetsk partecipano alla commemorazione di tutti i bambini morti durante il conflitto nell'Ucraina orientale, 17 marzo 2015
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Volontari del Battaglione Sich durante una cerimonia a Kiev, prima della partenza verso l'Ucraina orientale, 16 marzo 2015
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Volontari del Battaglione Sich durante una cerimonia a Kiev, prima della partenza verso l'Ucraina orientale, 16 marzo 2015
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Volontari del Battaglione Sich durante una cerimonia a Kiev, prima della partenza verso l'Ucraina orientale, 16 marzo 2015
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Un'officina di riparazione di tank a Donetsk, città ucraina dell'est, controllata dai ribelli filorussi. L'officina ripara - tra l'altro - carri ucraini catturati alle forze di Kiev, 12 marzo 2015
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Una casa distrutta a Nikishyne, un villaggio a sud est di Debaltseve, 11 marzo 2015
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Rifugiati dalle zone di guerra della regione di Donetsk in una stanza dell'Ostello che li ospita nella città di Donetsk controllata dai ribelli filorussi, 11 marzo 2015. Oggi la Nato ha espresso preoccupazioni a proposito del ritiro delle armi pesanti dalla linea del fronte. Il capo dell'alleanza atlantica ha evidenziato la possibilità che le armi rimosse siano posizionate in altre zone per un utilizzo in altri combattimenti.
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Un milite del battaglione volontario ucraino Azov in un momento di relax a Lebedynske, prima di tornare a sulla linea del fronte, 9 marzo 2015. L'esercito ucraino sta attualmente combattendo contro i ribelli filo-russi per il controllo del villaggio di Shyrokyne, a est del porto di Mariupol, sul mare di Azov
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Un milite del battaglione volontario ucraino Azov gioca a basket in un palestra di una scuola a Lebedynske, prima di tornare a sulla linea del fronte, 9 marzo 2015. L'esercito ucraino sta attualmente combattendo contro i ribelli filo-russi per il controllo del villaggio di Shyrokyne, a est del porto di Mariupol, sul mare di Azov
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Il luogo di sepoltura di un militare russo morto in Ucraina (Fermo immagine del video di Vice News)
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Un ribelle filo russo su un tank durante il ritiro (dichiarato dai ribelli) delle armi pesanti dalla linea del fronte, nei pressi del villaggio di Olenivka, nella regione di Donetsk, Ucraina, 26 febbraio 2015
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Esercitazioni dell'esercito ucraino vicino a Perlyavka, villaggio nei pressi di Zhytomyr, 6 marzo 2015
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Il luogo di sepoltura di un militare russo morto in Ucraina (Fermo immagine del video di Vice News)
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Un blindato nei pressi di Artemivsk, nella regione di Donetsk, 4 marzo 2015. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha minacciato la Russia di nuove sanzioni se non verrà rispettato pienamente il cessate il fuoco e Kiev non otterrà il pieno controllo dei suoi confini orientali.
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Un militare ucraino su un blindato nei pressi di Artemivsk, nella regione di Donetsk, 4 marzo 2015. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha minacciato la Russia di nuove sanzioni se non verrà rispettato pienamente il cessate il fuoco e Kiev non otterrà il pieno controllo dei suoi confini orientali.
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Donetsk, Ucraina, 4 marzo 2015. Parenti dei minatori lasciano in lacrime l'edificio principale della miniera.
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La miniera Zasyadtko a Donetsk, Ucraina, 4 marzo 2015.
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La sede della miniera Zasyadtko a Donetsk, Ucraina, 4 marzo 2015.
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Donetsk, Ucraina, 4 marzo 2015. Un momento di pausa di un gruppo di operai coinvolti nelle operazioni di salvataggio.
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Donetsk, Ucraina, 4 marzo 2015. Un gruppo di operai coinvolti nelle operazioni di salvataggio.
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Donetsk, Ucraina, 4 marzo 2015. Uno dei minatori rimasti feriti ricoverato all'ospedale Centro repubblicano di traumatologia.
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Donetsk, Ucraina, 4 marzo 2015. La signora Valentina Dzuba, 72 anni, madre di uno dei minatori, piange fuori dalla miniera Zasyadko in attesa di avere notizie di suo figlio.
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Donetsk, Ucraina, 4 marzo 2015. Alcuni parenti dei minatori coinvolti nell'esplosione si confortano fuori dall'ingresso della miniera.
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Un minatore ferito nell'esplosione alla miniera di Zasyadko nella regione di Donetsk. Questa mattina una esplosione nella miniera ha causato un numero di vittime non ancora precisato. Secondo il portavoce del sindacato ucraino dei minatori Mikhail Volynets erano 207 i lavoratori nei pozzi, dei quali 53 nell'area dove sarebbe avvenuta l'esplosione.
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Distribuzione di cibo degli aiuti umanitari agli abitanti di Avdiivka, nell'Ucraina orientale, nella regione di Donetsk, in un'area controllata dalle forze ucraine, 2 marzo 2015
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Abitanti di Avdiivka, nell'Ucraina orientale, nella regione di Donetsk ma in un'area controllata dalle forze ucraine, si apprestano a trasportare scatole di aiuto umanitario
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A Uzhgorod, in Ucraina, un lavoratore cammina vicino alla stazione russa di misurazione del gas che fornisce l'Europa tramite il gasdotto che attraversa l'Ucraina
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Un ribelle filo russo all'aeroporto di Donetsk, Ucraina, 2 marzo 2015
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Torez, Ucraina, 27 febbraio 2015. Il sonnellino pomeridiano di un bambino nel dormitorio del collegio.
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Torez, Ucraina, 27 febbraio 2015. Il sonnellino pomeridiano di una bambina nel dormitorio del collegio.
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Torez, Ucraina, 27 febbraio 2015. Bezpalchuk Anatoliy (al centro), 16 anni, orfano, è stato portato in questo collegio dalla famiglia, dopo l'uccisione di svariati suoi membri.

Il presidente si è rivolto indirettamente agli Stati Uniti d’America e, mentre ha definito “impossibile una guerra tra Russia e Ucraina”, al contempo ha affermato serafico “mi pare che le sanzioni occidentali non siano più legate direttamente agli eventi ucraini, dato che ora occorre realizzare gli accordi di Minsk, cosa che noi stiamo facendo, mentre Kiev non si affretta a farlo”.

Putin, insomma, ha lasciato che a fare la voce grossa contro la Casa Bianca fossero Sergei Shoigu e Sergei Lavrov, i ministri di Difesa ed Esteri, mentre non ha risparmiato un’ennesima frecciata al governo di Kiev, quando è giunta in diretta la notizia dell’omicidio di Oleg Kalashnikov. “Uno dei tanti crimini della Nuova Ucraina” lo ha bollato il presidente, che non ammette più critiche sul suo Paese e sulla gestione della guerra civile. A cosa si riferisse Putin è palese. Non solo le misteriose morti di politici e attivisti in Russia, anche in Ucraina in questi tempi incerti di crisi e di guerra civile si muore per le opinioni, è sembrato voler sottintendere il presidente.

La morte di Kalasnhikov

Questo perché ieri, 15 aprile, a Kiev è stato trovato morto il 52enne Oleg Kalashnikov, un ex deputato vicino al deposto presidente ucraino Yanukovich. L'uomo è deceduto a causa di colpi di arma da fuoco, ma non è chiaro se si tratti di omicidio o suicidio.

Kalashnikov, che non è parente dell’inventore russo del celebre fucile AK-47, era invece un esponente del Partito delle Regioni dell’ex presidente Viktor Yanukovich, defenestrato nel febbraio 2014 dopo l'ondata di proteste di Euromaidan, sfociata poi in guerra aperta. Radio Free Europe Liberty riferisce che Kalashnikov potrebbe essere stato legato al movimento anti-Maidan attraverso sostegno e finanziamenti, e che per tali ragioni era già stato minacciato. “Ricevo continue minacce di morte per il mio appello aperto a festeggiare il 70esimo anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica. Queste minacce e questi sporchi insulti sono diventati una norma nell’Ucraina di oggi, occupata dai nazisti” aveva confidato a un amico, secondo fonti giornalistiche.

L’omicidio “da accertare” di Kalashnikov segue vari precedenti di uomini vicini all’ex presidente poi fuggito in Russia - e al posto del quale oggi governa Petro Poroshenko - che hanno trovato la morte quest’anno in circostanze non del tutto chiarite. Tutti appartenenti al Partito delle Regioni, fondato dallo stesso Yanukovich nell'ottobre del 1997.  Questa serie di morti a catena senza prove chiare o spiegazioni sufficientemente valide, sembra voler suggerire che in Ucraina gli omicidi politici sono solo uno degli strumenti usati nel più grande braccio di ferro all’ombra del quale si staglia una feroce guerra civile intestina, che continua a mietere vittime anche quando le armi tacciono (fino a un certo punto).

Le morti da chiarire tra i politici del Partito delle Regioni

Mykola Serhiyenko, ex vice capo delle Ferrovie Statali nominato da Yanukovich, è stato trovato morto in un apparente suicidio il 26 gennaio 2015 nel suo appartamento di Kiev. Oleksiy Kolesnyk, l'ex capo del governo regionale di Kharkiv, è morto impiccato il 29 gennaio, nell’anniversario della morte di Yevhen Kushnaryov, ex Governatore di Kharkiv e membro del Partito delle Regioni suo amico, ferito a morte nel 2007 durante una battuta di caccia.

Anche l’ex sindaco della città di Melitopol, Serhiy Walter, è stato trovato impiccato il 25 febbraio. Membro anch’egli del Partito delle Regioni, era stato licenziato dal suo incarico istituzionale nel 2013 e messo sotto processo per abuso di potere e legami con la criminalità organizzata. Un giorno dopo la morte di Walter, è stato trovato in un garage il corpo senza vita del vice capo della polizia di Melitopol, Oleksandr Bordyuh. Il 28 febbraio, Mykhaylo Chechetov, l’ex vice presidente del Partito delle Regioni, è morto dopo un volo dalla finestra del suo appartamento al 17esimo piano.

Il 9 marzo, il deputato del Partito delle Regioni Stanislav Melnyk è stato ucciso da un colpo di pistola e ritrovato senza vita nel bagno di casa. Oleksandr Peklushenko è stato invece trovato esanime il 12 marzo seguente, ferito a morte da un colpo di pistola alla gola.  Ieri, 15 aprile 2015 è toccato a Oleg Kalashnikov, ucciso con un’arma da fuoco sul pianerottolo della sua abitazione a Kiev, mentre stava rincasando. Gli inquirenti stanno indagando, ma la pista principale indica che Kalashnikov sia stato ucciso per motivi politici.

A questa lista si devono aggiungere anche due figure, vicine alle correnti politiche che avversano il governo ucraino: Oles Buzina, giornalista e scrittore, conduttore di talk show televisivi dalle posizioni apertamente filorusse, e Sergej Sukhobok, titolare di un sito internet e di un piccolo giornale che sostiene i ribelli del Donbass. Entrambi sono stati freddati per strada mentre rincasavano, a poche ore di distanza dalla morte di Kalashnikov.

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