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In Tunisia una Costituzione senza velo (quasi)

Sembra proprio che in Tunisia i gelsomini abbiano cominciato a fiorire. L'approvazione di articoli fondamentali sui diritti umani, civili e delle donne nella nuova bozza costituzionale è il primo segno che il Paese ha finalmente voltato pagina e si sta lasciando alle spalle la dittatura di Ben Alì, travolto dalle prime sommosse di piazza che hanno acceso la miccia della Primavera araba in tutti i Paesi mediorientali a partire dalla fine del 2010.

La rivoluzione dei Gelsomini di Tunisi ha aperto la strada alla caduta di Mubarak in Egitto e poi a quella (più sofferta e avvenuta manu militari) di Gheddafi in Libia. Oggi, quando mancano pochi giorni alle celebrazioni del 14 gennaio che segnano la fine dell'epoca di Ben Alì, Tunisi confeziona una nuova Costituzione, non senza avere attraversato una serie di difficoltà legate alla maggioranza islamica del Paese che ha vinto le prime elezioni democratiche.

In particolare, le donne (e non solo) di Tunisi hanno festeggiato l'approvazione dell'articolo 20, che sancisce l'eguaglianza di diritti e doveri tra generi. Un passo storico, dal momento che le tunisine hanno temuto il compiersi di un colpo di mano da parte degli esponenti del partito islamico in Parlamento, Ennahda, che fino a qualche tempo fa volevano che la Costituzione sancisse la "complementarità" e non già l'uguaglianza tra una donna e un uomo.

E' un fatto epocale. La Tunisia è il primo Paese del mondo arabo a sancire in Costituzione l'eguaglianza tra uomini e donne e in questo ha dimostrato che esiste la possibilità di trovare un compromesso tra forze politiche islamiche e forze politiche laiche.

"Siamo davvero molto felici di essere il primo Paese dell'area musulmana ad aver sancito per Costituzione la parità tra uomini e donne - dichiara a Panorama.itLilia Zaouali, antropologa, storica e scrittrice tunisina - ma dobbiamo continuare a tenere alta la guardia e a stare molto attenti, perché ci sono ancora tanti articoli in discussione e tutti sono connessi. Un altro articolo molto importante che è stato approvato riguarda i diritti dei Rifugiati e quello sull'apostasia che non viene più criminalizzata". 

C'è da dire che sin dagli anni Cinquanta, quando la Tunisia ha ottenuto l'indipendenza dalla Francia, il Paese si è vantato si avere le leggi più progressiste in materia di diritti delle donne, nonostante gli uomini abbiano continuato ad avere determinati privilegi e in tanti recentemente hanno temuto che Ennahda volesse cancellare questi diritti già acquisiti da più di mezzo secolo. Così non è stato e questa è sicuramente cosa buona e giusta, ma è pur vero che si è deciso che alcuni articoli della Costituzione non saranno modificabili, come il primo, che identifica nell'islam la religione di Stato.

"Su questo non sono d'accordo - dice Lilia Zaouali - che bisogno c'era di dire che l'islam è la religione di Stato, quando siamo praticamente tutti musulmani? Perché sancire questo in Costituzione e dire che è un elemento immodificabile e poi, in un altro articolo, scrivere che lo Stato si impegna a proteggere la religione? Di quale religione si parla? Si parla della religione intesa come spirito di fede e culto in generale o si parla di un'unica religione, quella islamica?". La risposta a queste domande per ora resta aperta.

Insomma, un primo successo è stato raggiunto, ma ancora c'è molto da discutere su quella che sarà la nuova struttura costituzionale della Tunisia. Ad esempio, "Si dibatte ancora sulla necessità o meno di inserire il concetto di identità arabo-islamica nella Costituzione, come materia da insegnare nelle scuole", prosegue Lilia Zaouali, che ironicamente esclama: "A questo punto, perché non mettiamo in Costituzione anche la ricetta del cous-cous come elemento identitario della Tunisia?". 

Le donne di Tunisi festeggiano, e con loro tutte le altre donne dell'area mediorientale che hanno fatto la rivoluzione contro i tiranni insieme agli uomini, ma che per ora non vedono all'orizzonte un briciolo di libertà. Eppure, Lilia Zaouali mette in guardia: "Dobbiamo essere molto attente e continuare a lottare. Le donne lottano sempre, ovunque, anche nei Paesi dove esistono dei diritti. Le donne sono destinate a lottare sempre. E' così in tutto il mondo". Ma è anche vero che adesso per le donne di Tunisi la lotta è un po' più dolce.

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