passi1

The Habit of Beauty, i nostri passi: al cinema - La recensione

Europictures Distribuzione, Ufficio stampa Ornato Comunicazione
Vincenzo Amato è Ernesto, fotografo d'arte capace di trasmettere l'amore per le immagini ad un ragazzo "perduto"
Europictures Distribuzione, Ufficio stampa Ornato Comunicazione
Ian (Nico Mirallegro) dal carcere alla ricerca di un riscatto nella vita. Ma non sarà facile
Europictures Distribuzione, Ufficio stampa Ornato Comunicazione
Francesca Neri è Elena: bella interpretazione nella parte di una madre travolta dal dolore dopo la perdita del figlio
Europictures Distribuzione, Ufficio stampa Ornato Comunicazione
Ernesto (Vincenzo Amato, di spalle) malato e morente sembra voler affrontare il suo destino in questa immagine carica di suggestioni

I percorsi incrociati tra dolore, rimozione e riabilitazione uniscono le figure tremule e vaganti di The Habit of Beauty – I nostri passi (in sala dal 22 giugno, durata 89’) che sarà ricordato, probabilmente, come l’esordio convincente di Mirko Pincelli, documentarista e fotografo di fama: il quale sceglie Londra – brevemente alternandola alle montagne del trentino - per raccontare la vita straziata di Elena ed Ernesto (Francesca Neri e Vincenzo Amato) che hanno perduto un figlio in un incidente stradale e causalmente ne trovano un altro, quasi come adottivo, proveniente dal carcere dove Ernesto, che fa il fotografo d’arte, tiene uno stage di recupero.

Salvato dal culto e dall’estetica dell’immagine

Il ragazzo si chiama Ian (Nico Mirallegro), ha un padre ubriacone e una madre devastata, dolente, capace d’amore forte e silenzioso. Vive in un quartiere degradato e in una casa sudicia e per giunta la malavita che frequentava un tempo, specie sugli orizzonti d’uno spaccio diffuso, là, a livello capillare, non lo vuole mollare.

Anzi, dagli inviti a riprendere il traffico si passa alle minacce e alle percosse col sospetto che Ian abbia voglia di spifferare nomi scomodi alla polizia. Già, perché il culto dell’immagine e la sua estetica che Ernesto – malato e prossimo a morire – gli sta insegnando, posseggono il dono miracoloso della linfa culturale capace di vincere l’imbarbarimento e la perdizione. E lo aiuteranno a riscattarsi.

La speranza vincente sul precipizio collettivo

Il film è nervoso, asciutto, carico di ellissi e primi piani, brillantemente cadenzato da inquadrature brevi e scelte leste. Ove la speranza s’oppone vincente al precipizio collettivo e la fotografia di un autore celebrato come Fabio Cianchetti determina  ulteriori emozioni e un decisivo salto di qualità nelle sorprendenti dinamiche del racconto, vestendole di tonalità brune, forti, a tratti cineree. Di uguale peso e incisività la recitazione degli attori, ovviamente in prima evidenza quelle di Neri, Amato e Mirallegro.

YOU MAY ALSO LIKE