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Ora i terroristi prendono di mira il cibo

C'è un nuova (anzi, per la verità vecchia) minaccia terroristica che, stando a un rapporto dei Lloyds di Londra, preoccupa allo stesso modo Stati Uniti e paesi del Golfo. Si tratta dell’agroterrorismo, l’uso di agenti chimici, biologici o radiologici contro campi, allevamenti, fonti d’acqua e derrate alimentari. Nel rapporto degli assicuratori inglesi vengono evidenziati una serie di possibili rischi per il futuro del cibo: dal cambiamento climatico alla scarsità di acqua e terre arabili, dai nuovi parassiti e tossine fino all’azione terroristica, appunto.

Nel 1952 i ribelli Mau Mau in Kenya usarono il succo di una pianta grassa per avvelenare le mandrie, nel 1978 un commando palestinese contaminò con mercurio arance israeliane, con il chiaro intento di rovinare l’economia dello stato ebraico. Gli israeliani nel 1997 usarono pesticidi per distruggere vigne palestinesi. Nel 2002 i soldati statunitensi hanno ritrovato nelle caverne afghane documenti di Al Qaeda sull’agricoltura Usa e manuali di addestramento per colpire obiettivi agricoli. Il sistema alimentare è vulnerabile in molti punti. Infettare un allevamento bovino o suino, rileva l’Fbi, con il virus dell’afta epizootica è relativamente semplice, così come contaminare con salmonella o botulino il cibo o uccidere i raccolti di grano con qualche parassita.

Non solo potenze agricole come Usa e Ue, ma anche i paesi del Golfo, preoccupati soprattutto di sabotaggi degli impianti di desalinizzazione dell’acqua. Le matrici dell’agroterrorismo sono molteplici. Oltre agli attacchi dei fondamentalisti islamici (fra l’altro più propensi finora ad attentati eclatanti), ci potrebbe essere l’azione di soggetti interessati a  trarre profitto dalla manipolazione dei mercati, in cerca di vendetta contro aziende e governi oppure frange estremiste di movimenti a sfondo animalista e ambientalista desiderosi di compiere azioni dimostrative.

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