Tarocchi: carte tra magia, spiritualità e arte

C’è chi vede nelle carte solo un passatempo e chi è disposto a giocarsi una fortuna. Ma quella che oggi è andata perduta è la valenza esoterica, il percorso di elevazione spirituale celato nel simbolismo delle figure. Cioè un tratto tipico della cultura umanisticorinascimentale, maturata nell’ambiente delle corti signorili, a cui apparteneva la voga dei tarocchi prima che il loro uso si diffondesse a scopo divinatorio. Veri oggetti d’arte, ma anche emblemi misteriosofici, sono perciò da considerare i 78 pezzi della collezione Sola Busca: si tratta del più antico mazzo completo d’epoca rinascimentale, acquistato per 800 mila euro dalla Pinacoteca di Brera e fulcro della mostraIl segreto dei segreti. I tarocchi Sola Busca e la cultura ermetico-alchemica tra Marche e Veneto alla fine del Quattrocento, che il museo milanese ospita fino al 17 febbraio (catalogo Skira).

Oltre a mettere in rapporto il mazzo con aspetti della cultura dell’epoca, la rassegna «scopre le carte», attribuendone la fattura (finora ritenuta d’ambito ferrarese) al pittore anconetano Nicola di maestro Antonio, attivo fra il XV e XVI secolo, su progetto iconografico dell’umanista Ludovico Lazzarelli. Il mazzo fu poi miniato a Venezia per conto di Martin Sanudo, uno storico in odore d’alchimia. E proprio la chiave esoterica ha permesso di aprire un varco sulla complessa iconografia del mazzo: un processo di rigenerazione dell’uomo in una forma simile a quella divina e dunque capace di formulare oracoli e guarigioni.

I tarocchi camminano sul baratro dell’eresia. Oggi abbiamo smesso di cercare la pietra filosofale, ma forse ha ragione Carl Jung: "C’è sincronicità fra il nostro stato d’animo e la figura dei tarocchi".

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