La diplomazia dei sorrisi di Barack e Bibi

Era impensabile nella scorsa estate, era impossibile nell'ultimo autunno, quando i due si guardavano ancora in cagnesco; ci sono voluti quattro anni e un mandato intero alla Casa Bianca, ma alla fine Barack Obama e Benjamin Netanyahu, incontrandosi, si sono sorrisi. Dopo la prima giornata della storica visita in Israele del presidente, la stampa americana sottolinea soprattutto questo aspetto: l'inusuale solidarietà tra i due leader. In particolare su di un punto: l'Iran.

I saluti all'aeroporto, le battute e i sorrisi durante la rassegna stampa, le parole ripetute da Obama sono il segno di un tattico mutamento di rapporti con il primo ministro israeliano. Il suo primo obiettivo era rassicurare l'interlocutore. Le dichiarazioni sulla vicinanza degli Usa nei confronti di Israele, sulla sicurezza e sulla difesa dai pericoli vicini e lontani, il rinnovo per i prossimi dieci anni dei 3 miliardi di dollari in aiuti militari, sono le carte che Obama ha giocato per rendere più fluida, se non addirittura serena una relazione (anche personale e non solo politica) che fino ad ora era stata all'insegna della freddezza, se non dell'aperto disappunto e disaccordo.

I media statunitensi sottolineano come Netanyahu sia rimasto piacevolmente sorpreso dalle rassicurazioni di Obama sulla bomba nucleare iraniana. Era questo (più che la questione palestinese, di fatto, congelata) il cuneo più forte nei rapporti tra i due, il motivo per cui il primo ministro israeliano aveva fatto un paio di clamorose uscite pubbliche, denunciando i capi di governo (Obama) che non volevano assurmersi la responsabilità di fermare la corsa all'atomica di Teheran. Non solo il metodo (pressioni diplomatiche o blitz militare) ma anche Il Timing, il tempo rimanente per la costruzione dell'arma era un elemento di divisione tra i due. Ora, sia Obama sia Netanyahu parlano di un anno di tempo. Un fattore in comune tra i due, un elemento di fiducia. Soprattutto perché accompagnato dalla frase di Obama sul diritto di Israele di difendersi. Quasi un segnale verde.

Questa (ri)costruzione della confidenza con Benjamin Netanyahu sul fronte iraniano dovrebbe servire a Barack Obama per preparare il terreno con l'interlocutore israeliano per discutere della pace con i palestinesi. Dopo le recenti elezioni in Israele tornare a confrontarsi sui Due Stati. E questo è possibile. La dimostrazione è nel fatto che sia Obama sia Netanyahu ne hanno parlato nella loro conferenza stampa congiunta , come poi il presidente Usa ha fatto con il leader dell'ANP, Abu Mazen. La formula appare stanca, quasi retorica, ma è l'unica che può essere adottata. I sorrisi di Barack e Bibi (il soprannome di Netanyahu) potrebbero resuscitarla. Obama è andato in Israele per questo motivo. Smussare gli angoli, lastricare di sorrisi, ma anche di punti fermi, il percorso per ritornare sulla strada della pace.

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