Sky e Serie A ai ferri corti (ma resistono per convenienza)

La formula scelta è stato un capolavoro di diplomazia politica: "Nel rispetto dei propri tifosi, degli sponsor e di tutti gli stakeholders". Per questo la Lega Serie A, cioè i padroni del pallone italiano, hanno deciso di non staccare il segnale a Sky per le ultime giornate del campionato. Un'escalation nella vertenza con l'emittente satellitare che avrebbe significato il buio per 42 delle 60 partite che ancora mancano alla fine del campionato dell'era Covid, compresa la (fu) sfida scudetto tra Juventus e Lazio di lunedì 20 luglio.

Non accadrà alcun blackout. I tifosi e abbonati possono stare tranquilli: continueranno a trascorrere le loro lunghissime notti estive seguendo la Serie A anche se il matrimonio tra i club e Sky è ufficialmente arrivato al capolinea e siamo oltre il volare degli stracci. Le società non si rassegnano all'idea di non incassare tutti i 131 milioni di euro che ancora mancano al saldo dei diritti per l'attuale stagione e hanno dato mandato a un legale di chiara fama (il professor Vaccarella) di reiterare la richiesta all'emittente. Sky, sulla scorta di quanto accaduto anche altrove in Europa (Premier League e Bundesliga) ritiene doveroso che ci si sieda al tavolo per discutere uno sconto perché il prodotto non vale quello che è stato pagato da contratto. A dimostrarlo sono anche gli ascolti, in sensibile calo rispetto a qualche mese fa.

TUTTI CONTRO (MA LEGATI A DOPPIO FILO)

Sulla materia si è già espresso il Tribunale di Milano e ha dato ragione alla Lega di Serie A. Sky deve pagare quanto pattuito senza fare troppe discussioni ma, e qui sta il diavolo, senza fretta. Senza, cioè, un decreto ingiuntivo d'urgenza il che significa 40 giorni di tempo per fare eventuale e prevedibile ricorso cui sommare poi altri mesi prima di arrivare al dunque.

Ecco perché il passaggio sul distacco del segnale per le ultime giornate era cruciale per comprendere fino in fondo i rapporti di forza nel divorzio. E tra posizioni diverse (non tutti i club sono per la linea durissima), rapporti con le banche e politica sportiva il risultato è che il matrimonio è scoppiato ma la convivenza deve andare avanti per convenienza reciproca.

Troppo rischioso per il calcio italiano oscurare Sky esponendosi a propria volta a una causa risarcitoria, troppo pericoloso non riuscire a mettere le mani sul tesoretto da 131 milioni di euro che molti hanno già speso o scontato attraverso gli istituti di credito, altrettanto rischioso per Sky fare a meno di una delle più importanti killer application dell'offerta pay. Il punto è che Sky senza calcio farebbe fatica a resistere con le attuali dimensioni e che al momento lo stesso vale anche per il calcio italiano senza Sky, come tutti i tentativi (falliti) di smarcarsi negli anni scorsi hanno dimostrato.

LA CACCIA AL NUOVO SOCIO

La situazione è destinata a proseguire fino all'estate 2021 quando scadranno i diritti attualmente in mano a Sky (satellitare), Dazn (3 partite a giornata) e IMG (mercato estero). E poi? Nelle ore dello scoppio dell'emergenza Coronavirus i vertici della Lega, presidente Dal Pino e amministratore delegato De Siervo, erano negli Stati Uniti a sondare l'interesse di nuovi player da Amazon ad altre piattaforme che si provano ad affacciare sul mercato dei diritti sportivi in Europa.

Il Covid-19 ha bloccato tutto, allungando i tempi della pubblicazione del bando. Orizzonte temporale l'autunno per non arrivare lunghi e consegnare a Sky una posizione di forza quasi da monopolista. Si spiega così anche l'attivismo di via Rosellini nella costruzione dell'ipotesi di un socio esterno da far entrare nella nascente media company in cui far confluire il business dei diritti tv. La speranza è avere entro fine luglio delle offerte concrete da mettere a confronto per decidere chi potrà andare avanti e chi no. I nomi sono quelli che girano da settimane: CVC, Bain Capital, Advent, Wanda, General Atlantic, TPG e Apollo. Fin qui solo ipotesi che certamente non spiacciono al calcio italiano perché muovono un mercato reso difficilissimo dalla crisi post pandemia.

I segnali che vengono da fuori non sono incoraggianti. La ricchissima e globale Premier League ha dovuto rinunciare a qualche centinaio di milioni di euro, la Bundesliga ha chiuso l'asta per il prossimo ciclo per la prima volta dopo anni al ribasso. Il calcio in tv tira, ma le cifre sono diventate quasi fuori portata. Anche per questo il matrimonio con Sky va avanti, perché prima di firmare le carte di divorzio è meglio scegliersi un partner affidabile per il futuro.

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