Siria, Save the Children: dobbiamo aiutare i bambini assediati

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Un fermo immagine da un video della BBC con un bimbo di Madaya, Siria, gennaio 2016
ANSA / TELENEWS
Una immagine dell'arrivo all'aeroporto di Fiumicino del primo gruppo di migranti giunti dalla Siria con corridoio umanitario, Roma, 29 febbraio 2016.
Cristina Giuliano
Bambini siriani di Latakia - 4 marzo 2016
ANSA / TELENEWS
Una immagine dell'arrivo all'aeroporto di Fiumicino del primo gruppo di migranti giunti dalla Siria con corridoio umanitario, Roma, 29 febbraio 2016.
Getty Images
Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016
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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016
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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016
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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016
DELIL SOULEIMAN/AFP/Getty Images
13 dicembre 2015. La sorella di Mohammed Ismael piange il fratello durante i funerali a Qamishli, cittadina a maggioranza curda nella provincia nordorientale di Hasakeh, in Siria. L'uomo è stato una delle vittime dei tre attacchi suicidi con autobomba avvenuti a Tal Tamr nei giorni precedenti e rivendicati dal gruppo "Stato islamico".
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Una donna siriana tiene tra le braccia le sue due bambine di 10 giorni a Marj al-Sultan, a est di of Damasco
AMER ALMOHIBANY/AFP/Getty Images
Bambini siriani a Marj al-Sultan, a est di Damasco - 21 dicembre 2015
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18 febbraio 2015. Rifugiate siriane camminano lungo una strada coperta di neve a Istanbul.
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Bambini giocano tra le sporcizie di una raffineria di petrolio nella città di Tal Abyad, a Nord della Siria, vicino al confine con la Turchia
Ansa
Migranti siriani in Macedonia, alla stazione ferroviaria della città di Gevgelija, 13 novembre 2015.
Ansa
Migranti siriani in Macedonia, alla stazione ferroviaria della città di Gevgelija, 13 novembre 2015.
Ansa
Migranti siriani al confine tra Grecia e Macedonia vicino alla città di Gevgelija, 13 novembre 2015.
Ansa
Migranti siriani in attesa di entrare nel campo di permanenza provvisiorio al confine tra Grecia e Macedonia vicino alla città di Gevgelija, 13 novembre 2015.
Sam Tarling /Oxfam
Profughe siriane a Zarka, Giordania, 8 settembre 2015
Sam Tarling /Oxfam
Ahmad Mohmammad e le sue due figlie (profughi siriani) a Zarka, Giordania, 8 settembre 2015
Sam Tarling /Oxfam
Sima, una piccola rifugiata siriana nel campo profughi di Zaatari , Giordania, 20 settembre 2015

“Infanzia sotto assedio” in Siria. Save The Children ha pubblicato mercoledì 9 marzo un rapporto sulla condizione di bambini e ragazzi nel paese martoriato dalla guerra.

Si stima siano almeno 250mila i minori che vivono nelle città assediate.
In queste aree il 47% delle vittime sono ragazzi con meno di 14 anni, gravemente malnutriti perché meno dell’1% della popolazione riesce a ricevere aiuti alimentari, o gravemente malati perché solo il 3% è in grado di usufruire di assistenza sanitaria.

Nel 2015 nel 22% dei casi, i bombardamenti effettuati sul paese hanno interessato aree assediate.

Secondo il rapporto molti bambini confluiscono nelle file dei combattenti, arruolati giovanissimi, anche a 8 anni, almeno tra coloro che non sono riusciti a fuggire.

Per inquadrare: stiamo parlando di un paese dove circa 6,6 milioni di persone sono sfollate nelle aree interne e 4,7 milioni fuggite nei Paesi confinanti e in Europa.

“Le immagini del bambino che muore di fame a Madaya nel gennaio scorso hanno scosso il mondo, ma lontano dalle macchine fotografiche ci sono molte comunità che stanno vivendo la stessa situazione e la stessa disperazione”, afferma Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.

I cecchini che sparano
“I bambini stanno morendo per mancanza di cibo, di medicine o per cause assurde — spiega — come l’ingestione accidentale di veleni mentre scavano alla ricerca di qualcosa da mangiare. E a pochi chilometri da loro ci sono magazzini colmi di aiuti. I bambini vivono in vere e proprie prigioni a cielo aperto, dove i cecchini sparano a chiunque tenti di scappare. Sono tagliati fuori dal mondo, insieme alle loro famiglie e circondati da gruppi armati che utilizzano l’assedio ai civili come arma di guerra. Questi bambini stanno pagando il prezzo dell’immobilismo del mondo”.

I medici uccisi
In Siria, informa ancora il rapporto di Save the Children, molti medici sono stati uccisi, arrestati o risultano essere sfollati, anche se sono numerosi quelli che hanno deciso di restare nel Paese. Ma in generale nel 2015 meno del 10% delle richieste di accesso alle aree assediate da parte delle Nazioni Unite ha avuto esito positivo e alcune aree ricevono aiuti solo una volta l’anno, altre anche meno. La popolazione di Darayya, ad esempio, non riceve soccorsi da ottobre 2012. 

I gruppi armati approfittano della disperazione dei bambini e li reclutano per andare a combattere sulla linea del fronte, perché per loro è l’unico modo di avere garantito un pasto al giorno. E alcuni pagano fino a 150 dollari al mese, altri solo 50 dollari. 

Serve accesso libero per gli aiuti
“Tutto questo è troppo. Dopo quasi 5 anni di conflitto in Siria — afferma Neri — è necessario porre fine agli assedi. Per questo chiediamo che venga consentito immediatamente l’accesso libero e permanente agli aiuti umanitari e che cessino gli attacchi su scuole, ospedali e infrastrutture civili vitali”. 

Save the Children chiede poi ai leader mondiali che la distribuzione di aiuti umanitari non sia legata agli accordi di pace e non venga utilizzata come merce di scambio nei negoziati politici.

(Ansa, Save The Children)

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