Barzeh, Damasco, Siria
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Siria, nessuna tregua e la Turchia insiste nel bombardare i Curdi

Una settimana fa l’annuncio dell’accordo fra Stati Uniti e Russia per un cessate il fuoco in Siria. Sarebbe dovuto entrare in vigore oggi.

Invece, a parlare sono state ancora le bombe, e si allontana la prospettiva di una ripresa dei negoziati governo-opposizioni.

“Questa è una vera strage degli innocenti. Su 300mila morti, oltre 10mila sono bambini, senza parlare di quei bimbi che muoiono annegati o rimangono sotto le macerie dopo un bombardamento. Deve cessare questa strage”, è stato l’appello lanciato dal Nunzio apostolico a Damasco, monsignor Mario Zenari.

Aleppo
L’artiglieria turca continua a bombardare le postazioni delle milizie curde a nord di Aleppo. 
Mentre le forze governative, con il sostegno delle milizie sciite libanesi di Hezbollah, rimangono all’offensiva in questa regione e in altre nel nord del Paese, con la copertura dei raid aerei russi
Sono 58.000, secondo l’Onu, i civili in fuga dai combattimenti e dai bombardamenti a nord di Aleppo che si sono ammassati nelle ultime due settimane alla frontiera turca.

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Tishreen, Damasco, Siria, 14 febbraio 2016. Un bambino tra degli edifici distrutti.

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Tishreen, Damasco, Siria, 14 febbraio 2016. Adulti e bambini camminano sullo sfondo di una tenda gigante usata dai residenti per proteggersi dai colpi dei cecchini.

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Tishreen, Damasco, Siria, 14 febbraio 2016. Una coppia nella propria casa, di fronte a un piatto di pane vecchio.

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Tishreen, Damasco, Siria, 14 febbraio 2016. Abiti stesi ad asciugare fuori da un edificio distrutto.

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Tishreen, Damasco, Siria, 14 febbraio 2016. Due ragazzi leggono un libro fuori dalla loro casa.

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15 febbraio 2016. Soccorritori in azione tra le macerie dell'ospedale di Medici senza Frontiere bombardato dai russi vicino a Maaret al-Noomane, nella provincia di Idlib, a sud di Aleppo, in Siria.

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15 febbraio 2016. Cartelli di Medici Senza Frontiere (MSF) tra le macerie dell'ospedale bombardato dai russi vicino a Maaret al-Noomane, nella provincia di Idlib, a sud di Aleppo, in Siria.

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15 febbraio 2016. L'ospedale gestito da Mèdecins Sans Frontières (Msf) vicino a Maaret al-Noomane, nella provincia di Idlib, nel nord della Siria, distrutto in seguito ad un attacco aereo russo.

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15 febbraio 2016. Una ruspa in azione tra le macerie dell'ospedale gestito da Mèdecins Sans Frontières (Msf) vicino a Maaret al-Noomane, nella provincia di Idlib, nel nord della Siria, distrutto in seguito ad un attacco aereo russo.

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Twitter@MSF_Syria
"At least seven killed and eight missing in another #MSF-supported hospital attack in Idlib province - #Syria"

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15 febbraio 2016. L'ospedale gestito da Mèdecins Sans Frontières (Msf) nella provincia di Idlib, nel nord della Siria, distrutto in seguito ad un attacco aereo russo.

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15 febbraio 2016. L'ospedale gestito da Mèdecins Sans Frontières (Msf) nella provincia di Idlib, nel nord della Siria, distrutto in seguito ad un attacco aereo russo.

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Un ritratto del presidente siriano Bashar Assad su un muro di un palazzo di Damasco distrutto da un attacco kamikaze

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6 febbraio 2016. A Bab al-Salama, nei pressi della città di Azaz, nella Siria settentrionale, vicino al confine turco, tre bambini fuggiti dai combattimento in corso ad Aleppo siedono in attesa su un veicolo.

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Le rovine della città di Aleppo, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Syrians fleeing the northern embattled city aSiria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016of Aleppo wait at the Bab al-Salama crossing on the border between Syria and Turkey, on February 5, 2016. Nearly 40,000 Syrian civilians have fled a regime offensive near Aleppo, a monitor said, as Turkey warned it was bracing for a wave of tens of thousands of refugees. / AFP / STRINGER (Photo credit should read STRINGER/AFP/Getty Images)

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Le rovine della città di Aleppo, 5 gennaio 2016

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Una delle vittime dei recenti bombardamenti dell'aviazione siriana ad Aleppo

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Il Segretario di Stato Usa John Kerry (al centro), Il Ministro degli esteri russo Sergei Lavrov (sin) e l'Inviato speciale Onu Staffan de Mistura (destra), Monaco di Baviera, 11 febbraio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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L'invito dell'Onu per la questione siriana Staffan de Mistura a Ginevra- 30 gennaio 2016

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Il premier turco Davutoglu parla alla conferenza di Londra sulla Siria

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

Amnesty International ha accusato oggi Ankara di non lasciare entrare sul suo territorio nemmeno i civili feriti e di avere “aperto il fuoco e ferito civili, compresi bambini, i quali per disperazione cercavano di attraversare il confine con l’aiuto di trafficanti”.

Libertà di espressione
Intanto le autorità turche hanno fermato a Gaziantep, a poche decine di chilometri dal confine, Rami Jarrah, un giornalista siriano di Aleppo fondatore di Radio Ana, noto per i suoi reportage da Aleppo bombardata dai raid russi e governativi. Le autorità turche non hanno finora reso noti i motivi del fermo. 

Diplomazia
Su quello che dovrebbe essere il piano diplomatico, si segnala una conversazione telefonica tra il presidente russo Vladimir Putin e il re saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud. 

Il Cremlino ha riferito che i due capi di Stato hanno espresso “interesse a risolvere la crisi in Siria”. Ma per il momento rimangono solo parole, come conferma il pessimismo di Staffan de Mistura

Stati Uniti e Russia
Non è “realistico”, ha ammesso l’inviato speciale dell’Onu, che governo e opposizioni tornino il 25 febbraio al tavolo dei negoziati a Ginevra, come lui aveva auspicato quando aveva annunciato la sospensione dei colloqui, all’inizio del mese. “Ci servono concreti colloqui di pace — ha affermato de Mistura — non solo colloqui per parlare. Ora americani e russi si devono sedere e accordarsi su un piano concreto per la cessazione delle ostilità”. 

La guerra della Turchia contro i Curdi siriani
Ma le tensioni rimangono anche tra gli Usa e la Turchia, impegnata negli ultimi giorni soprattutto nella sua guerra contro i Curdi siriani, sostenuti da Washington e di fatto alleati delle forze di Damasco nell’avanzata delle ultime settimane. 

Proprio le milizie curde siriane dell’Ypg sono accusate dalla Turchia, insieme al Pkk, di essere dietro agli attentati degli ultimi giorni contro l’esercito ad Ankara e a Diyarbakir. 
Ma le dirigenze dell’Ipg e del Pkk hanno negato ogni responsabilità negli attacchi. 

Rivendicazione degli attentati
E oggi il gruppo ‘Falconi per la liberazione del Kurdistan’ (Tak), in passato legato al Pkk ma che ora agirebbe in maniera indipendente, ha rivendicato l’attentato: il Tak ha inoltre reso noto il nome del presunto kamikaze, che non sarebbe il curdo-siriano Saleh Necar indicato dalle autorità di Ankara ma il loro militante Abdulbaki Sonmez, nome in codice Zinar.

Intanto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è tornato alla carica, affermando che delle armi fornite dagli Stati Uniti ai curdi, “la metà sono finite nelle mani dell’Isis”. 

Mentre l’Arabia Saudita si è detta pronta a rifornire i gruppi ‘moderati’ di opposizione in Siria di missili terra-aria.

Corridoi umanitari
In questa babele, un risultato concreto, parziale, de Mistura lo ha raccolto finora solo sul piano umanitario, quando, durante una missione a Damasco, ha ottenuto l’apertura di corridoi umanitari per le popolazioni di cinque località assediate. Tra queste, Madaya, da dove erano arrivate le fotografie di adulti e bambini ridotti a scheletri insieme alle notizie di decine di morti per fame. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) è riuscito a consegnare cibo ad oltre 80.000 persone, ha detto Jakob Kiern, direttore di Pam in Siria. 
Il quale ha però sottolineato che “singoli e sporadici convogli possono solo fornire soccorso temporaneo a chi ha fame ed è disperato”.

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