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Siria, perché gli Alawiti dicono basta ad Assad

Assad se ne deve andare per salvare la Siria: il messaggio importante che potrebbe cambiare il destino del paese - da oltre 5 anni in guerra - è contenuto in un documento analizzato e pubblicato domenica 4 aprile da alcuni principali media europei (in Italia dalla Repubblica).

Il documento in 35 punti, titolato "Dichiarazione di riforma dell'Identità", sarebbe riconducibile ad alcune delle principali famiglie alawite della Siria che prendono le distanze dal presidente Bashar al Assad, annunciando di essere pronte ad accettare anche un presidente sunnita, purché in uno Stato laico che rispetti tutte le religioni.

Ginevra
Tra una settimana a Ginevra torneranno a sedersi al tavolo dei colloqui indiretti mediati dall'Onu rappresentanti delle opposizioni e del regime siriani. Al centro dei negoziati, sostenuti da Russia e Stati Uniti, c'è proprio la questione del destino politico della famiglia Assad, che è ai vertici del potere in Siria da quasi mezzo secolo.

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Bashar Al Assad in un murale di propaganda ad Aleppo, 2011
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31 marzo 2016. I resti dell'Arco di Trionfo.
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31 marzo 2016. I resti del Tempio di Bel.
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31 marzo 2016. Il Tempio di Bel.
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26 gennaio 2016. Aida, 8 anni, Majida, 7 anni, e Basma, 8 anni, provenienti da Raqqa in Siria posano per una foto per la campagna #withsyria, nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
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26 gennaio 2016. I bambini siriani Basma (8 anni), Mohsen (4), Amal (3) e Ahmad (6) posano per una foto per la campagna #withsyria, nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
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26 gennaio 2016. Reema, 13 anni, Aida, 8 anni, e Nejma nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
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26 gennaio 2016. I fratellini Hafez e Malik, di 11 e 7 anni, originari di al-Raqqa in Siria, fuori dalla loro tenda nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
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26 gennaio 2016. Josa Khalouf, 42 anni, diretto al punto di distribuzione di acqua potabile appena rifornito da Oxfam nel campo rifugiati di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
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26 gennaio 2016. Hannan Hassan Khalaf, 20 anni, con i figli nell'accampamento per rifugiati siriani allestito presso Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano. Hanna è arrivata qui 3 anni fa da al-Raqqa, dove ha lasciato tutto quello che aveva. Ha 4 figli, uno dei quali è nato nel campo.
Cristina Giuliano
Soldati russi in Siria - 4 marzo 2016
Cristina Giuliano
Siria, provincia di Hama, 2 marzo 2016
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21 febbraio 2016. Dalla centrale termica della città si leva una colonna di fumo, dopo che le forze governative hanno ripreso il controllo dell'area alla periferia est di Aleppo, Siria.
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21 febbraio 2016. Soldati dell'esercito governativo pattugliano l'area circostante la centrale termica di Aleppo, alla periferia orientale della città, in un'area appena sottratta agli islamisti.
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21 febbraio 2016. Soldati dell'esercito governativo pattugliano l'area circostante la centrale termica di Aleppo, alla periferia orientale della città, in un'area appena sottratta agli islamisti.
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21 febbraio 2016. Soldati dell'esercito governativo pattugliano l'area circostante la centrale termica di Aleppo, alla periferia orientale della città, in un'area appena sottratta agli islamisti.
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21 febbraio 2016. Membri della "Difesa civile" intendi a spegnere l'incendio divampato nella centrale termica della città, dopo che le forze governative hanno ripreso il controllo dell'area alla periferia est di Aleppo, Siria.
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21 febbraio 2016. Membri della "Difesa civile" intendi a spegnere l'incendio divampato nella centrale termica della città, dopo che le forze governative hanno ripreso il controllo dell'area alla periferia est di Aleppo, Siria.
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21 febbraio 2016. Soldati dell'esercito governativo attraversano un ponte militare retraibile alla periferia orientale di Aleppo, in Siria, in un'area appena sottratta agli islamisti.
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21 febbraio 2016. Dalla centrale termica della città si leva una colonna di fumo, dopo che le forze governative hanno ripreso il controllo dell'area alla periferia est di Aleppo, Siria.
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21 febbraio 2016. Forze governative si muovono su un mezzo blindato portando il ritratto del defunto presidente Hafez al-Assad, mentre alle loro spalle dalla centrale termica di Aleppo, Siria, si leva una colonna di fumo, dopo aver ripreso controllo dell'area alla periferia est della città.
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21 febbraio 2016. Un soldato dell'esercito governativo rimuove una bandiera del sedicente Stato islamico e appende al suo posto quella della Siria in un'area appena sottratta agli islamisti, alla periferia orientale di Aleppo.
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21 febbraio 2016. Soldati dell'esercito governativo ispezionano la centrale termica di Aleppo, alla periferia orientale della città, in un'area appena sottratta agli islamisti.
© Abd Doumany - Agence France-Presse
General News, Storie, 2° premio. "I bambini di Douma, Siria" di Abd Doumany. - 12 agosto 2015. Una bambina ferita dai bombardamenti delle forze governative in attesa di cure in un ospedale improvvisato nell'area di Douma, in mano ai ribelli, a est della capitale Damasco.
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Un ritratto del presidente siriano Bashar Assad su un muro di un palazzo di Damasco distrutto da un attacco kamikaze
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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016
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Siria. Le rovine della città di Aleppo, 5 gennaio 2016
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Una delle vittime dei recenti bombardamenti dell'aviazione siriana ad Aleppo
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Siria. Le rovine della città di Aleppo, 5 gennaio 2016
@BBC
Un fermo immagine da un video della BBC con un bimbo di Madaya, Siria, gennaio 2016
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13 dicembre 2015. La sorella di Mohammed Ismael piange il fratello durante i funerali a Qamishli, cittadina a maggioranza curda nella provincia nordorientale di Hasakeh, in Siria. L'uomo è stato una delle vittime dei tre attacchi suicidi con autobomba avvenuti a Tal Tamr nei giorni precedenti e rivendicati dal gruppo "Stato islamico".

Assad è alawita e per questo da più parti il regime di Damasco è identificato con l'intera comunità originaria della costa mediterranea che da cinque anni è in prima linea, assieme a Iran e Russia, nel difendere il regime siriano minacciato dalla rivolta interna sostenuta anche da Turchia e Arabia Saudita. Una settimana fa le forze governative hanno riconquistato - col cruciale sostegno russo - la città di Palmira, patrimonio Unesco dell'umanità e per dieci mesi in mano all'Isis.

Anche in questo caso Assad e i suoi alleati si sono mostrati all'Occidente come l'unica soluzione al "terrorismo jihadista", facendo passare in secondo piano la quantità di crimini commessi dal regime non solo dal 2011 a oggi ma anche dall'avvento del potere baathista nel 1963.

I nuovi Alawiti
In questo contesto, il documento in inglese e in arabo firmato da "i nuovi alawiti" e timbrato col logo "Gruppo dell'iniziativa alawita", rappresenta davvero un passagio che potrebbe rivelarsi cruciale.

Non si conoscono le generalità dei firmatari né il loro numero: per motivi di sicurezza, affermano gli autori dell'"inchiesta" firmata da Lena, la Leading European Newspaper Alliance creata l'anno scorso tra Repubblica, il tedesco Die Welt, il francese Le Figaro, il belga Le Soir, lo spagnolo El Pais e gli svizzeri La Tribune de Geneve e Tages Anzeiger.

Gli autori del documento invocano una "riforma dell'identità" della comunità alawita auspicando che si abbandoni la mentalità della "minoranza" e della "discriminazione" che caratterizza da secoli l'alawismo siriano.

Rispetto dei diritti fondamentali
Inoltre, questi "nuovi alawiti" chiedono che "la nuova Siria" sia fondata su principi di fatto contrari all'attuale statu quo incarnato dagli Assad: rispetto dei diritti fondamentali, libertà, pari opportunità, democrazia, cittadinanza. Secondo Repubblica, "i promotori dell'iniziativa dichiarano che dietro di loro c'è la maggioranza degli alawiti... Non propongono un golpe, ma una trasformazione dall'interno".

"Non siamo contro Assad come persona - si legge - ma siamo contro l'attuale sistema. Non possiamo salvare lo Stato se lui si dimette subito. Ma con lui al potere non ci saranno riforme. Nei loro propositi - prosegue il documento - l'iniziativa può essere una via d'uscita per il regime. I nostri capi religiosi possono negoziare un accordo e garantire la protezione della famiglia Assad'".
(Ansa)

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