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Sergio Mattarella: "Il 25 aprile patrimonio di tutti"

"La Costituzione non va conservata come reliquia in una teca, perché va applicata sempre, è una realtà viva". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia di premiazione degli studenti vincitori del concorso Dalla Resistenza alla Cittadinanza Attiva promosso dal Miur d'intesa con l'Associazione nazionale partigiani d'Italia. "La sua vita e la sua applicazione - aggiunge il capo dello Stato rivolgendosi agli studenti - è nelle vostre mani".

E ancora: "La Liberazione è una festa di libertà e di speranza che ricorda quel che abbiano conquistato grazie al sacrificio di tanti e che abbiamo il diritto e dovere di conservare e preservare".

I valori della Resistenza sono da difendere "come è stato fatto contro l'assalto del terrorismo, come vien fatto e va fatto sempre di più contro quello della mafia" ha aggiunto Mattarella. "La democrazia va sempre, giorno dopo giorno, affermata e realizzata nella vita quotidiana. Il 25 aprile fu lo sbocco di un vero e proprio moto di popolo: la qualifica di "resistenti" va estesa non solo ai partigiani, ma ai militari che rifiutarono di arruolarsi nelle brigate nere e a tutte le donne e gli uomini che, per le ragioni più diverse, rischiarono la vita per nascondere un ebreo, per aiutare un militare alleato o sostenere chi combatteva in montagna o nelle città".

L'incontro del Presidente della Repubblica con i partigiani italiani

ANSA/ UFFICIO PER LA STAMPA E LA COMUNICAZIONE DELLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA - PAOLO GIANDOTTI
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta i partigiani presenti alla cerimonia di commemorazione del 70esimo anniversario della Liberazione, Roma, 16 aprile 2015

L'incontro del Presidente della Repubblica con i partigiani italiani

ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta alcuni partigiani al termine della celebrazione dell'anniversario della liberazione in aula della Camera, Roma, 16 aprile 2015

L'incontro del Presidente della Repubblica con i partigiani italiani

ANSA /Alessandro Di Meo
Un momento della cerimonia per il 70esimo anniversario della Liberazione: due partigiane con il tricolore al collo. Roma, 16 aprile 2015

L'incontro del Presidente della Repubblica con i partigiani italiani

ANSA /Alessandro Di Meo
Matteo Orfini durante la cerimonia alla Camera. Roma, 16 aprile 2015

L'incontro del Presidente della Repubblica con i partigiani italiani

Partigiani seduti alla Camera durante un momento della cerimonia. Roma, 16 aprile 2015

L'incontro del Presidente della Repubblica con i partigiani italiani

ANSA /Alessandro Di Meo
La presidente della Camera Laura Boldrini e il presidente del Senato Pietro Grasso nell'aula della Camera. Roma, 16 aprile 2015

L'incontro del Presidente della Repubblica con i partigiani italiani

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Maurizio Lupi durante la cerimonia alla Camera. Roma, 16 aprile 2015

L'incontro del Presidente della Repubblica con i partigiani italiani

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Un gruppo di partigiani seduti alla Camera durante un momento della cerimonia. Roma, 16 aprile 2015

L'incontro del Presidente della Repubblica con i partigiani italiani

ANSA /Alessandro Di Meo
Un momento della cerimonia per il 70/mo anniversario della Liberazione nell'aula della Camera, Roma, 16 aprile 2015

Il ricordo di Ugo Forno

"Dobbiamo fare in modo che non sia più necessario prendere delle armi per difendere la democrazia come fece quel ragazzino, Ugo Forno, per ottenere libertà e democrazia". Con queste parole Mattarrella ha ricordato il sacrificio del ragazzo che a soli 12 anni, nel 1946, fu protagonista di una azione contro l'occupazione nazista a Roma impedendo "la distruzione di un ponte da parte delle truppe di occupazione naziste che avrebbe ritardato l'avanzata delle truppe di liberazione".

Ugo Forno fu ucciso da una granata tedesca. "Nella nostra memoria condivisa è ben chiaro a tutti il valore resistenziale di quel rifiuto di cedere all'esercito nazista che ufficiali e soldati del rinato Esercito italiano opposero fino a pagare il prezzo della vita" ha ancora ricordato Mattarella "come nella dura battaglia di Mignano Montelungo" e "l'apporto decisivo dei 600 mila soldati internati nei campi di concentramento perchè negarono ogni collaborazione agli occupanti".

25 aprile, patrimonio di tutta l'Italia

Già questa mattina, in un'intervista al quotidiano La Repubblica, il presidente aveva enfatizzato l'importanza del concetto di democrazia, lotta e conquista della libertà e tutela dei valori primari di un Paese democratico che la Resistenza ha consentito di recuperare dopo anni di dittatura. "Mi è parso naturale, e doveroso, ricordare sia a me stesso, nel momento in cui venivo eletto presidente della Repubblica, sia ai nostri concittadini quanto dolore, quanto impegno difficile e sofferto hanno permesso di ritrovare libertà e democrazia. L'abitudine a queste, talvolta, rischia di inaridire il modo di guardare alle istituzioni democratiche, pur con tutti i difetti che se ne possono evidenziare, rifiutando di impegnarvisi o anche soltanto di seguirne seriamente la vita" si legge nell'intervista firmata dal direttore Ezio Mauro. "Oggi, assistiamo al riemergere dell'odio razziale e del fanatismo religioso: i morti delle Ardeatine è come se ci ammonissero continuamente, ricordandoci che mai si può abbassare la guardia sulla difesa strenua dei diritti dell'uomo, del sistema democratico", ha aggiunto il capo dello Stato.

"Tranne poche frange estremiste e nostalgiche, non credo che ci siano italiani che oggi si sentano di rinunciare alle conquiste di democrazia, di libertà, di giustizia sociale che hanno trovato nella Costituzione il punto di inizio, consentendo al nostro Paese un periodo di pace, di sviluppo e di benessere senza precedenti. Proprio per questo va affermato che il 25 aprile è patrimonio di tutta l'Italia, la ricorrenza in cui si celebrano valori condivisi dall'intero Paese..."

Storia partigiana

Partigiani della 82a Brigata "Osella" sulle alture nei pressi di Valduggia (Vc). Li comanda Mario Vinzio "Pesgu".

Storia partigiana

IWM
Nel dipinto, esuli e sbandati dalla Slovenia e dalla Croazia riuniti a Udine nel periodo dell'avanzata dei partigiani di Tito.

Storia partigiana

Il partigiano Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo. Scomparso a Porzus nel 1945 per una resa di conti tra partigiani. Molti degli infoibati del 1945 non erano direttamente legati con le precedenti forze d'occupazione.

Storia partigiana

Partigiani greci di fronte ad un ospedale da campo sulle montagne dell'entroterra. 1946 circa.

Storia partigiana

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Atene, dicembre 1944. Arresto di partigiani comunisti da parte delle truppe inglesi, che liberarono Atene nell'ottobre dello stesso anno.

Storia partigiana

Keystone/Getty Images
1947: militari greci dell esercito regolare addestrati dagli inglesi per la guerra ai partigiani comunisti.

Storia partigiana

Getty Images
Ottobre 1944. Un paracadutista britannico appunta la Union Jack sulla manica di un bambino, sotto lo sguardo dei partigiani ellenici.

Storia partigiana

Studio Villani
Studio Villani, Monumento ai partigiani, opera di Piero Bottoni situata nel Cimitero del monastero della Certosa, Bologna, 1955 ca.

Storia partigiana

Bundesarchiv
La Mercedes 320 convertibile sulla quale viaggiavano Reinhard Heydrich e il suo autista la mattina del 27 giugno 1942, danneggiata dalla granata lanciata dai partigiani cecoslovacchi.

Storia partigiana

Ansa
1949. Partigiani per le strade di Roma

Storia partigiana

Getty Images, Nara
Prigioniero tedesco nelle mani della Resistenza olandese. Nel mancato affidamento ai partigiani dei Paesi Bassi sta un'altra delle ragioni del fallimento delle operazioni. La colpa fu principalmente dei vertici inglesi che ritenevano gli olandesi scarsamente affidabili. A destra, un artigliere delle SS prigioniero degli americani.

Storia partigiana

Wikicommons

Un gruppo di "Maquis", i partigiani francesi, durante una riunione nei giorni precedenti la liberazione di Parigi.


Storia partigiana

Mondadori Portfolio

Settembre 1944, appennino pistoiese. Un gruppo di partigiani ha appena incontrato soldati Sudafricani in avanzata verso il Nord. Lentamente la marcia degli alleati continua ma l'estate del 1944 farà posto al più terribile inverno prima della fine della guerra.


Storia partigiana

Mondadori Portfolio

Scambio di prigionieri tra partigiani, tedeschi e repubblichini in Val Cannobina.


Storia partigiana

Mondadori Portfolio

Provincia di Cuneo, 1944. Partigiani in transito su un autocarro requisito alla Wehrmacht.


Storia partigiana

Mondadori Portfolio

Questo Westland "Lysander" della RAF ha toccato il suolo nell'astigiano. Lo scopo è l'evacuazione medica di alcuni partigiani feriti in azione tra cui un ufficiale dell'OSS (Office of Strategic Services) con la funzione di collegamento con la Resistenza.


Storia partigiana

Mondadori Portfolio

Piemonte, estate 1944. La sagoma di un C47 "Dakota" si allontana dopo aver lanciato aiuti ai partigiani sopra la zona opportunamente segnalata.


Storia partigiana

Imperial War Museum

Nell'estate del 1944, dopo il proclama Alexander, gli aiuti alla Resistenza si fecero più rari. Questo mise non poco in difficoltà le divisioni partigiane strette nella morsa della controffensiva nazifascista. Nella foto, avieri della RAF preparano i "cilindri", gli involucri paracadutabili contenenti i rifornimenti per i partigiani pronti per essere lanciati sulle alture piemontesi.


Storia partigiana

Immagini dalla guerra civile in Valsesia, una delle più importanti "zone libere".

Da sinistra, i vertici della Resistenza valsesiana: Mario Vinzio "Pesgu" della brigata Osella, il comandante in capo Vincenzo "Cino" Moscatelli, l'ex militare cieco di guerra Gianni Daverio e Eraldo "Ciro" Gastone.

Nella foto di destra, il terzo da sinistra è Merico Zuccari, comandante la 63a Legione "Tagliamento" della RSI. Fu inviato in Valsesia a reprimere il movimento partigiano e ben presto impose la sua autorità con il terrore, venendo richiamato persino dai tedeschi e dalle autorità militari di Salò per la ferocia delle sue azioni.


Storia partigiana

Mondadori Portfolio

Moti antiserbi dei partigiani della Monarchia Austro Ungarica (Kuk Monarchie) in reazione all’attentato del 28 giugno.


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Mondadori Portfolio

Il 1974 lo vede nuovamente protagonista in uno dei lavori più riusciti di Ettore Scola, "C'eravamo tanto amati". 

Epopea di tre amici ex partigiani, la trama si svolge intrecciata alla storia dell' Italia repubblicana e delle disillusioni da questa provocate nel gruppo dei tre. Intorno alla figura femminile di Stefania Sandrelli si consuma la trasformazione dei protagonisti che si allontaneranno gradualmente dagli ideali della Resistenza, finendo poi sostanzialmente ad essere spettatori passivi di un'Italia irrimediabilmente cambiata.


Storia partigiana

Claudio Calia

Tra gli autori della scena del fumetto indipendente italiano che hanno partecipato alla mostra "Fumetti partigiani" c'è anche Claudio Calia . Il suo “Ci sono cose che non si risolvono in una sera a cena” è un ipotetico quanto verosimile dialogo tra un figlio e un padre durante la dittatura, in cui il primo difende le scelte partigiane dinnanzi a un genitore coinvolto con il regime.


Storia partigiana

Stefano Misesti

Nell'aprile del 2009 a Roma, alla Casa della Memoria e della Storia, si è tenuta "Fumetti partigiani", mostra dedicata alla Resistenza partigiana. Tra gli autori che hanno partecipato c'è Stefano Misesti , che ha reso in forma di immagini la celebre “Lapide ad Ignominia” del giurista, giornalista e politico antifascista Piero Calamandrei.


Storia partigiana

MONTENERO-ARCHIVIO / ANSA / PAL

L'ingresso di una delle cosiddette " foibe carsiche " dove i partigiani di Tito hanno gettato centinaia di italiani tra il 1943 e il 1947

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Il 4 giugno fu anche il giorno della fuga dell’ex questore repubblichino, Pietro Caruso. Questi si insediò a Roma nel gennaio 1944, dopo essere stato questore a Verona durante il processo ai firmatari dell’ordine del giorno Grandi.

Fu incaricato dalle SS di Kappler di fornire una lista di detenuti per la fucilazione alla Fosse Ardeatine. Poco dopo la fuga al volante della sua Alfa Romeo, fu coinvolto in un incidente stradale dove rimase ferito. Fu catturato poco dopo dai partigiani presso l’ospedale di Viterbo e tradotto a  Roma. Il processo contro di lui si tenne a Regina Coeli nel settembre 1944, di fronte a una folla incontenibile ed inferocita che cercò di linciarlo. Non essendo Caruso a portata, la folla se la prese con l’ex direttore del carcere,  Donato Caretta il quale fu linciato e affogato nel Tevere. Il suo cadavere verrà appeso al portone di Regina Coeli ed esposto alle sevizie della folla. Per Pietro Caruso invece, la fine giunse il 22 settembre 1944 quando sarà fucilato presso il forte Bravetta.

Nelle foto dall'alto a sx: partigiani romani catturano un ex funzionario della RSI e lo trascinano sotto la minaccia delle armi per interrogarlo. In basso a dx: 22 settembre 1944: il plotone di esecuzione schierato per la fucilazione dell'ex questore Caruso al forte Bravetta.


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ROMA LIBERATA

Il 3 giugno Kappler fugge dai locali di via Tasso, distruggendo la documentazione e unendosi al flusso dei tedeschi in ritirata. Alle 23,15 dello stesso giorno Radio Londra aveva trasmesso alla resistenza la parola in codice "elefante" che annunciava alla resistenza romana l'imminenza dell'attacco finale verso la città. Le ultime resistenze tedesche si concentrano nelle periferie allo scopo di coprire la ritirata. 

E’ proprio il 4 giugno che si consuma l’ultima strage nazista di Roma. Le SS in fuga da via Tasso portano con sè un certo numero di detenuti politici, partigiani ed ebrei per la deportazione in Germania. Su uno dei camion vi sono 14 prigionieri, tra cui il sindacalista Bruno Buozzi e un soldato inglese. L’autocarro imbocca la Cassia e si ferma in un casale per la notte, in località La Storta. Senza che si sappiano le motivazioni all’origine dell’ordine tutti i prigionieri sono fucilati all’alba del 4 giugno, proprio mentre i primi Rangers entravano in Roma.

Nelle foto dall'alto a sx: un camion dell'esercito americano supera il relitto di un panzer tedesco sulla via Casilina; ingresso trionfale del generale Mark Clark in Roma; la folla festante sventola la bandiera americana in piazza Venezia; il papa Pio XII incontra la popolazione e le autorità alleate il 5 giugno 1944.


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Mentre gli alleati difendevano Anzio dagli attacchi dell'artiglieria tedesca, a Roma si consumava una delle pagine più tragiche del periodo dell'occupazione nazifascista. Il 23 marzo 1944 una bomba nascosta dai partigiani dei GAP in un carretto della nettezza urbana esplodeva nella centralissima via Rasella, lasciando a terra i cadaveri di 33 soldati tedeschi di origine altoatesina della divisione di polizia militare "Bozen". Kappler applica la rappresaglia rastrellando 335 italiani, molti dei quali detenuti prelevati dalle carceri di Regina Coeli. Altri furono inclusi nella lista per delazione; altri ancora furono indicati a Kappler dallo stesso Pietro Koch. Il massacro si consumò dall'alba al tramonto del 24 marzo presso le cave abbandonate sulla via Ardeatina.

Nella foto la fase del rastrellamento in seguito all'attentato.


Storia partigiana

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Soldato adolescente della SS-Panzerdivision "Hitlerjugend" (Gioventù hitleriana) con l'elmetto mimetizzato. Molti tra gli organici della divisione comandata dall' SS-Brigadefuehrer Fritz Witt furono reclutati tra le classi più giovani e addestrate alla ferocia e al fanatismo, tanto che gli Alleati consideravano la divisione corazzata come una delle più temibili in assoluto. La divisione fu impegnata, dopo lo sbarco, nella controffensiva contro i Canadesi presso l'aeroporto militare di Carpiquet. La divisione SS fu tristemente ricordata per il massacro operato 2 mesi prima degli sbarchi nel villaggio di Ascq, dove furono trucidati 86 civili per rappresaglia in risposta ad un azione di sabotaggio dei Maquis, i partigiani francesi.


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1945. Vicino a Cuneo alcuni partigiani e due ufficiali inglesi salutano l'arrivo di un aereo carico di provviste.


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Milano, 25 aprile 1945. Un gruppo di partigiani su un veicolo a motore lungo Corso Ticinese, salutato dagli applausi della popolazione della città liberata. A una finestra, sventola il tricolore.


I giovani di Salò

"Non c'è dubbio che la pietà e il rispetto siano sentimenti condivisibili di fronte a giovani caduti nelle file di Salò che combattevano in buona fede" ha spiegato ancora Mattarella. "Questo non ci consente, però, di equiparare i due campi: da una parte si combatteva per la libertà, dall'altra per la sopraffazione... L'esposizione del corpo di Mussolini, di Claretta Petacci e degli altri gerarchi fucilati, per quanto legata al martirio che numerosi partigiani subirono per mano dei tedeschi nello stesso Piazzale Loreto pochi giorni prima, la considero un episodio barbaro e disumano. Va comunque svolta una considerazione di fondo: gli atti di violenza ingiustificata, di vendetta, gli eccidi compiuti da parte di uomini legati alla Resistenza rappresentano, nella maggior parte dei casi, una deviazione grave e inaccettabile dagli ideali originari della Resistenza stessa. Nel caso del nazifascismo, invece, i campi di sterminio, la caccia agli ebrei, le stragi di civili, le torture sono lo sbocco naturale di un'ideologia totalitaria e razzista".

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