E se sui barconi arrivasse l'infiltrato jihadista?

L’allarme  proviene dal più alto livello della nostra diplomazia: “'Ci sono rischi di infiltrazione, anche notevoli, di terroristi dall'immigrazione''. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, appena arrivato a Londra per il vertice internazionale contro il terrorismo dell’Isis. "Per fortuna” ha aggiunto il ministro “i nostri apparati di sicurezza sono allertati e funzionano: ma questo non ci consente di abbassare minimamente il grado di preoccupazione''.

La dichiarazione di Gentiloni ha subito scatenato polemiche. In realtà è da tempo che il potenziale canale di infiltrazione è sotto sorveglianza. La Procura di Palermo indaga su presunte infiltrazioni dell’Isis già dal marzo 2014: esattamente quando quando su uno dei barconi dei disperati che era approdato sulla costa del trapanese fu trovato un vessillo nero, la bandiera dello Stato islamico. Su un altro barcone, a Lampedusa, vennero invece trovati alcuni cellulari contenenti immagini propagandistiche.

Molti sostengono, ragionevolmente, che è improbabile che l'Isis o al-Qaeda arrischino di imbarcare qualche terrorista su una carretta del mare, esponendolo al rischio di un affogamento. Tra gli scettici c'è per esempio Armando Spataro, procuratore di Torino e grande esperto di antiterrorismo. Così si era espresso Spataro mesi fa in un'intervista a Panorama: "Tra le bufale clamorose, che ogni tanto circolano in Italia, c’è anche quella dei terroristi che arrivano da noi sui barconi degli immigrati irregolari: se l’immagina lei un potenziale kamikaze che s’imbarca in Libia, a rischio di affogare nel Mediterraneo?".

Ma è certo che la dichiarazione di Gentiloni, oggi, apre qualche spiraglio in più ai dubbi.


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