Scudo fiscale: San Marino non ha più soldi

San Marino è sotto scacco. Per la prima volta nella storia deve affrontare un deficit da 20 milioni di euro (è come se l’Italia avesse un buco da 80 miliardi). «Non abbiamo più avanzi di bilancio, come in passato» confessa a Panorama Pasquale Valentini, segretario di Stato alle Finanze. Il motivo? L’ultimo scudo fiscale italiano ha svuotato i forzieri delle banche: hanno perso il 50 per cento dei depositi e oggi non superano i 7 miliardi. Poi, nel 2010, è stato introdotto l’obbligo di comunicare all’Agenzia delle entrate ogni operazione commerciale con i paesi nella lista nera dei paradisi fiscali. E San Marino ancora oggi lo è, come Bahamas o Channel Islands.

«Anche per questo gli scambi con l’Italia, che assorbe il 90 per cento dell’export, sono crollati» calcola Antonella Mularoni, a capo degli Esteri. Per questo spera di siglare al più presto l’accordo con l’Italia sulla doppia imposizione fiscale sui redditi nei due stati: «Il testo definitivo è stato licenziato dal ministero dell’Economia italiano. Ora è sul tavolo degli Esteri». La firma è prevista per il 13 giugno a Roma.

Solo dopo la ratifica da parte dei due parlamenti San Marino uscirà dalla lista nera. «E sì che in due anni abbiamo abolito il segreto bancario e cancellato le società anonime» scuote il capo Tito Masi, presidente della fondazione che controlla la Cassa di risparmio, prima banca del paese. Ora si profila il passo più difficile. Entro fine mese il parlamento deve approvare la riforma tributaria, che amplia la base contributiva e alza l’imposizione. La maggioranza dell’Alleanza per San Marino si regge su appena due voti di scarto e potrebbe non reggere alla prova più dura: chiedere a tutti di pagare le tasse. Da queste parti non ci sono abituati.  

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