Lo scandalo dei giudici minorili "onorari"

È lo scandalo giudiziario più sommerso d’Italia, ma è anche quello che (probabilmente) sta creando i disastri peggiori. Nei nostri 29 Tribunali per i minorenni e nelle Corti d’appello minorili operano un migliaio di magistrati "onorari". Tecnicamente vengono definiti "privati": la legge (una norma del 1934 e una riforma del 1956) prevede che siano "cittadini benemeriti", esperti di psichiatria, psicologia, pedagogia, sociologia, biologia. Vengono retribuiti in base all’attività che svolgono: camere di consiglio, udienze camerali…

Il ruolo dei giudici onorari, al contrario di quanto avviene nei Tribunali civili, ha esattamente lo stesso peso di quello dei magistrati di carriera. Ed è un peso elevato, perché in ogni Tribunale minorile le corti sono composte da due giudici togati e da due onorari; in Corte d’appello da tre togati e due onorari.

Ed è proprio qui che si accende lo scandalo. Perché Finalmente liberi, un'organizzazione che da due anni si batte per la tutela dei minori, spesso sottratti alle famiglie d’origine con eccessiva facilità, ha lungamente indagato sui giudici onorari e ha scoperto che 151 nei Tribunali, più 54 nelle Corti d’appello, operano in totale e palese conflitto d’interessi.

È così perché questi 205 giudici, che ogni giorno decidono sull’affidamento di bambini a una casa-famiglia, o a un centro per la protezione dei minori, dipendono da quelle stesse strutture. In molti casi hanno contribuito a fondarle, ne sono azionisti, fanno parte dei loro consigli d’amministrazione. Contribuiscono, insomma, a fornire la tristissima "materia prima" che serve a far funzionare i centri che hanno creato, o per i quali lavorano.

È evidente l’incongruità e la gravità della situazione: il 20 per cento circa dei magistrati minorili italiani ha un qualche interesse diretto (ed economico) a che i bambini finiscano in un centro d’affido. Un centro che per quei bambini, dagli enti locali, incassa una retta giornaliera a volte elevata. Finalmente Liberi ha individuato più casi dove la tariffa supera i 400 euro al dì.

Il business è davvero notevole. Perché in Italia i minori allontanati delle famiglie sono davvero molti. E sono purtroppo gestiti senza alcuna trasparenza. Nel 2010 il ministero del Lavoro e delle politiche sociali condusse il primo e forse unico studio approfondito sulla questione e scoprì che al 31 dicembre di quell’anno i bambini e i ragazzi portati via dalle loro famiglie erano 39.698. Ma quella statistica è sicuramente approssimata per difetto: Finalmente liberi stima che siano più di 50 mila. Si può pertanto ipotizzare che alimentino un «mercato» potenziale da 1 o 2 miliardi di euro l’anno.

È evidente che non tutte le strutture dell’affido minorile hanno caratteristiche speculative. Al contrario, la maggioranza di loro svolge certamente un ruolo positivo, di reale protezione dei minori in situazioni difficili: criminalizzare l’intera categoria sarebbe sbagliato e profondamente ingiusto.

Resta il fatto che tra i giudici onorari i casi di conflitto d’interessi sono davvero troppi, eppure nessuno sembra accorgersene. Il Consiglio superiore della magistratura ha più volte emanato circolari nelle quali indica i criteri di incompatibilità dei giudici. Ma quelle circolari restano inascoltate, come grida manzoniane. Gli stessi Tribunali dei minori dovrebbero sorvegliare, ma in realtà non lo fanno.

Ora Finalmente liberi sta per denunciare i casi che ha individuato e certificato. Si vedrà se il Csm avrà il coraggio d’intervenire. Se il Garante dell’infanzia farà qualcosa. E se il ministero della Giustizia metterà fine a questo scandalo.

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