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July 25 2019
La premessa è che non può esserci vero allarme se non è nemmeno finito il mese di luglio e il calcio che conta è ancora distante qualche settimana. Dunque niente di irreversibile ma solo qualche indicazione che nel caso della Juventus, però, porta a una serie di riflessioni utili a inquadrare a che punto sia il lavoro di Maurizio Sarri.
Il primo derby d'Italia contro l'Inter è stato vinto grazie a due prodezze di Ronaldo e Buffon (ai rigori). Ai punti, però, se la sono cavata meglio i nerazzurri che hanno mostrato tracce visibili della mano di Conte mettendo così in luce ancor più il ritardo bianconero nel far vedere i primi segnali della trasformazione.
Perché la Juventus è in ritardo e sembra impermeabile alle idee di Sarri? C'è qualche problema strutturale o di convinzione tale da far suonare l'allarme? La risposta è no, seppure con qualche eccezione. A centrocampo, ad esempio, non tutti sembrano tagliati per il gioco sarriano fatto di tocchi veloci e continui, precisi e studiati al centimetro. Un nome può essere quello di Matuidi e non è un caso che il club sia pronto a considerare offerte per lui.
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La prima sensazione è che anche la Juventus di Sarri sia come quella di Allegri e cioé ruoti intorno a Ronaldo. Non è un male in assoluto, ma è difficile dare un'impronta decisa come quella di Napoli e Londra se il terminale deve essere sempre e comunque il portoghese, lasciato libero di andarsi a cercare lo spazio che vuole in campo.
Non c'è traccia dei tagli che hanno fatto le fortune di Higuain prima e Mertens poi. Nulla che riporti alla ferocia realizzativa degli esterni Insigne e Callejon e che possa ricordare quella macchina da gol che è arrivata a sfiorare lo scudetto sotto il Vesuvio. Chiaramente il fattore tempo pesa e meno di un mese non è sufficiente, però anche davanti sembra mancare l'organizzazione che è il punto di partenza del calcio di Sarri.
Lo stesso vale per la partenza dell'azione da dietro. Tanti errori, spesso ripetuti, conditi dalla difficoltà di uscire dal pressing dell'avversario non solo quanto questo è superiore come condizione (Tottenham), ma anche a parità di corsa. Certamente pesa anche la fatica di alcuni giocatori di grossa taglia a mettersi a posto, ma ad esempio Pjanic deve diventare il faro in mezzo al campo e non lo sta facendo.
Sulla difesa vale il discorso del peso del tempo. Troppo poco per allineare un meccanismo che nella testa di Sarri deve essere perfetto al centimetro e che nella sua prima stagione napoletana fu costruito con un lungo ritiro in Trentino senza grosse complicazioni di tournée e amichevoli importanti.
Ecco perché le tre settimana che separano il ritorno della Juventus dall'Asia al debutto in campionato saranno fondamentali. Ci sarà solo la sfida con l'Atletico Madrid a Stoccolma oltre al vernissage di Villar Perosa e ci sarà tempo per provare a sistemare le cose. Per questo non suona l'allarme, ma qualche considerazione va fatta dopo aver visto i primi 180 minuti di una squadra costruita per continuare a dominare l'Italia gettando il seme del gioco per vincere anche in Europa.