Ryan Gosling, se non ora anche mai

Io non sopporto Ryan Gosling, ma forse ha ragione lui.
Forse è l’ultimo esempio di quellaregola lì. Quella secondo cui se si sta zitti, non si sorride, non si fanno dichiarazioni degne di nota, non si hanno opinioni forti, allora si risulta uomini tenebrosi, interessanti, affascinanti.
Non dico un Charles Laughton, ma anche solo un Jimmy Stewart, ecco, se avesse sorriso un po’ meno forse sarebbe diventato un sex symbol al pari di Robert Mitchum.

Io non sopporto Ryan Gosling, ma forse ha ragione lui.
Da oggi è nelle sale Come un tuono, brutto titolo italiano del già brutto The Place Beyond the Pines, dove è pure ossigenato, gli dona come dona la ciuffa decolorata a Malgioglio, eppure tutti a dire «Ah, il nuovo film di Gosling. Ah, quant’è figo Gosling».
Da oggi è in rete il trailer di Only God Forgives, il nuovo film di Nicolas Winding Refn, quello del sopravvalutatissimo Drive (sempre con Gosling), un regista dall’esibizionismo così urticante che al confronto Tarantino è un neorealista. Eppure le lodi preventive già si sprecano.

Io non sopporto Ryan Gosling, ma forse ha ragione lui.
Quest’estate in una libreria californiana ho sfogliato un libercolo intitolato Feminist Ryan Gosling, immaginando tutte le nuove peccatrici di Peyton che non si tengono di fronte al primo che mette in atto il teorema Ferradini.
Ma, ripeto, forse ha ragione lui. Io non sopporto Ryan Gosling, ma le nostre senonoraquandiste c’han pur sempre la Comencini.

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