I robot che hanno fatto la storia

Valentino Candiani
NAO (2012) - Nao è attualmente il più complesso e sofisticato androide acquistabile da un privato. Sviluppato in differenti versioni dalla Aldebaran Robotics, costola della Università di Parigi, Nao è dotato di intelligenza artificiale autonoma (Nao Life) e programmabile in differenti linguaggi, dotato di software per il riconoscimento vocale della Nuance, può riconoscere gesti e volti, ha 4 microfoni che gli permettono di localizzare i suoni con precisione, videocamere che permettono di registrare in HD e mani prensili. Ha inoltre sensori di pressione sotto ai piedi, e 25 gradi di libertà di movimento.
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KNOCK MAN FAMILY (2007) - Questa piccola orchestra robotica rappresenta il punto d’incontro tra arte e meccanica e non a caso è stata disegnata da un eclettico artista e musicista giapponese che risponde al nome di Maywa Denky (che vi consigliamo di ammirare su YouTube). Tutti i suoi componenti sono realizzati in plastica trasparente, interamente meccanici e azionabili mediante un meccanismo a molla: possono essere accordati ma non producono musica bensì semplici suoni ritmici. Il funzionamento dell’intera orchestra offre un inaspettato spettacolo visivo.
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NUVO (2005) - Nuvo è uno dei più originali robot realizzati dalla giapponese ZMP, che si è avvalsa della collaborazione di designer di Pininfarina per creare il suo unico design da ciclope. Dotato di un rudimentale riconoscimento vocale limitato a 50 comandi, è in grado di camminare, fare capriole e danzare. Si comanda tramite un telecomando dedicato o grazie alla tecnologia bluetooth. Collegato ad una rete wi-fi può spedire fotografie e filmati registrati dal suo unico occhio.
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ROBOSAPIEN (2004) - Introdotto sul mercato nel 2004 e ancora in commercio (nella nuova versione Bluetooth, di colore blu) con oltre 22 milioni di unità vendute, Robosapien è l’automa più amato della storia della robotica da intrattenimento. Fischia, parla, rutta, peta, afferra e lancia gli oggetti, è dotato di un sistema primitivo di programmazione, cammina e balla. Tutto questo con un contenuto tecnologico estremamente semplice e a consumi energetici estremamente ridotti. È la sintesi di tutta la filosofia robotica (B.E.A.M.) del suo creatore Mark Tilden.
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I-CYBIE (2000) - Se il costo di Aibo rappresentò un ostacolo alla sua diffusione di massa, I-Cybie della cinese Silverlit al costo di soli 200 dollari americani, ne rappresentò un degno sostituto alla portata di tutte le tasche. Pur privo di quelle uniche caratteristiche di design e linguaggio di Aibo, I-Cybie è composto da ben 1600 parti e ha 16 livelli di libertà di movimento. La sua interazione con l’uomo è limitata dalla sua minima intelligenza artificiale e si limita all’esecuzione dei comandi impartiti da un semplice telecomando.
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TETSUJIIN 2 (2006) - Ancor prima del più conosciuto Mazinga, Tetsujin 28 è uno dei pionieri degli anime robotici, dalle forme rotondeggianti e con il classico naso da Pinocchio, così ricorrente nella storia della robotica. Nel cartone si pilotava dall’esterno, con un enorme telecomando a leve e ancora non si era pensato a un pilota. La giapponese V-Stone, azienda specializzata nella realizzazione di kit robotici amatoriali, ne ha realizzato un modello semovente, capace di riprodurre le stesse animazioni e suoni della versione animata. Al suo interno trovano posto 16 servomotori digitali governati da un microprocessore.
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TOMY OMNIBOT - Quando i robot giocattolo dovevano necessariamente sembrare oggetti fantascientifici per sopperire alla mancanza di effettivi contenuti tecnologici, il primo modello di Omnibot registrò un tale successo mondiale da dare vita a una serie di prodotti che continuano ancora oggi. Grazie all’intelligente sinergia tra tecnologie semplici e collaudate come luci, ruote, un registratore a cassette, un microfono e un altoparlante, Omnibot poteva essere programmato per compiere funzioni complesse come memorizzare percorsi, riprodurre suoni e voci e trasportare oggetti.
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ROBOT A MOLLA (ANNI '30) - Il classico robot con carica a molla è il simbolo di un periodo. Rigorosamente di latta, spesso costruito con materiali di recupero (non è insolito trovare l’effigie di una zuppa di fagioli o di una conserva di pomodori al suo interno), questo piccolo robot ha permesso alle giovani generazioni cresciute attorno alle due guerre mondiali di sognare e di giocare, di liberare la fantasia e trasferire in un oggetto semovente, seppur povero, il vivace immaginario letterario fantascientifico di inizio secolo.
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KARAKURI TEA SERVING ROBOT (2008) - Quella della Gakken è la riproduzione di uno dei più famosi automi risalenti al periodo Edo giapponese (1603-1868). Vestito con un vero kimono di seta, Karakuri (in giapponese “marionetta”) è un robot con meccanismo a molla venduto in scatola di montaggio, pensato per trasportare una tazza di tè sino al commensale prescelto e ritornare in cucina quando la tazza è stata sollevata dal suo vassoio.
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PLEO (2007) - A quasi dieci anni dal successo del suo Furby, Caleb Chung decide di ripetersi con la creazione di un nuovo robot decisamente più complesso del precedente ma seguendo le stesse linee guida “emotive” che ne hanno decretato il successo. Pleo è un dinosauro robot, un cucciolo di Camerasauro (che non è mai esistito), dolcissimo, giocherellone e assolutamente erbivoro. Tecnologicamente evoluto, Pleo in grado di interagire con l’uomo e l’ambiente che lo circonda dalla schiusa dell’uovo sino al raggiungimento dell’adolescenza, età che non abbandonerà mai più. È dotato di numerosi sensori (pressione, infrarossi, induzione, sforzo, direzione) governati dalla presenza di tre differenti processori, oltre ad una telecamera a colori per scattare fotografie e per visualizzare ciò che lo circonda. Il suo sistema operativo è aggiornabile e programmabile su di una scheda SD.
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C3-PO (2013) - Viene dal Giappone la più fedele e realistica riproduzione del famoso C3-PO, il droide protocollare della prima trilogia di Guerre Stellari. Realizzato interamente in metallo in scala 1/6, con cavi a vista, articolazioni meccaniche e sospensioni a pistoni, può illuminare gli occhi di una bianca iridescenza. Per il suo design non sono stati utilizzate immagini delle pellicole bensì analizzati i disegni e gli schizzi originali di George Lucas eseguiti per la realizzazione dei costumi del lungometraggio originale.
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LITTLE JAMMERS PRO (2007) - E' un’intera orchestra di piccoli e perfetti automi meccanici, in grado di riprodurre una vasta biblioteca di brani jazz memorizzata su cartucce dedicate. Frutto della sinergia tutta giapponese tra la competenza ludica di Bandai e l’esperienza musicale di Kenwood, Little Jammers Pro è un sistema di riproduzione sonora a 6.1 canali, ognuno dei quali è associato a uno dei componenti dell’orchestra che si muove al ritmo della sua musica.
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I-SOBOT (2008) - Ultima incarnazione della celebre saga degli Omnibot, i-Sobot appare nel libro dei World Guinness Record per essere il più piccolo androide mai realizzato. Malgrado le sue contenute dimensioni è capace di grande espressività e riesce a mimare scene da film western o praticare arti marziali. Ha 17 attuatori e un giroscopio per bilanciarsi, è azionabile mediante un telecomando, ed ha un vocabolario di circa 200 parole e frasi, oltre a 200 movimenti pre programmati.
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PINO (2001) - Oltre ad essere stato un serissimo automa sviluppato per finalità didattiche e di ricerca, vincitore di numerosi premi in Giappone per la sua facilità di programmazione in ambiente Linux, Pino ha segnato un passo indelebile nel design della robotica: le sue forme si ispirano infatti a Pinocchio di Collodi, una macchina che aspira a diventare uomo. In esposizione è la sua versione giocattolo realizzata dalla Tsukuda Hobby.
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AIBO ERS 111 BLACK (1999) - Aibo, acronimo di Artificial Intelligence roBOt, rappresenta il benvenuto al nuovo millennio secondo Sony, nella forma del primo, vero, robot da intrattenimento domestico. Disegnati dal maestro Hajime Sorayaman, i modelli ERS 110 e 111 sono i primi due automi commercializzati tra il 1999 e il 2000. Non è un cane, non è un gatto e comunica esclusivamente tramite il linguaggio universale dei suoni, studiati per comunicare emozioni. I primi 3.000 pezzi, destinati al solo mercato giapponese, si esaurirono in soli 17 secondi.
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ROBOCCO POURING BEER ROBOT (2000) - Ambito premio per i vincitori di un concorso indetto nell’anno 2000 dalla giapponese Asahi tra i consumatori di birra nipponici, Robocco è l’unico automa in grado di fungere da frigorifero, aprire una lattina di birra e versarla lentamente –senza far traboccare la schiuma- in un ampio e fresco boccale da servire su richiesta. Le sue fattezze ricordano quelle del celebre R2-D2.
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R2-D2 PROJECTOR (2007) - Tra le più rare e complesse ricostruzioni mai realizzate dell’automa R2-D2 (che si pronuncia Artù), quello prodotto dalla giapponese Nikko è un vero concentrato di tecnologia al servizio dell’intrattenimento domestico. Capace di muoversi sulle sue tre gambe grazie ad un voluminoso telecomando a forma dell’astronave Millenium Falcon, nasconde al suo interno un intero sistema home-theatre, completo di un videoproiettore DLP sviluppato dalla Texas Instruments, un videolettore CD-DVD e un impianto di riproduzione audio con certificazione Dolby Surround. Realizzato in soli 1000 esemplari al mondo è corredato da un certificato di autenticità autografato da George Lucas.
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ULTIMATE WALL-E (2008) - Dell’infinita serie di automi giocattolo ispirati al celebre Wall-E della Pixar, lo spazzino spaziale automatico del grande schermo, il rarissimo modello Ultimate è l’unico a potersi vantare di essere un vero robot, in grado di muoversi autonomamente, ballare, emettere l’intera gamma di suoni della sua controparte cinematografica e soprattutto esprimere emozioni grazie alla capacità di variare l’inclinazione degli occhi e aprire e chiudere le sue pupille elettroniche. E’ dotato di 10 motori, 2 processori, sensori di movimento e di suono, ed è in grado di ricevere e trasmettere dati tramite segnali infrarossi.
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RC GODZILLA 50° (2004) - In occasione del 50° anniversario di Godzilla, l’enorme rettile mutato dalle radiazioni nucleari, la giapponese Marui ne sviluppò un imponente modello radiocomandato, capace di camminare, muovere la testa e la bocca ed emettere il suo urlo spaventoso. I suoi affascinanti e complessi ingranaggi meccanici sono coperti da una pelle di silicone removibile, chiusa con inserti di velcro.
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AIBO ERS 210 BEIGE (2003) - La seconda generazione di Aibo, aggiunge alle eccezionali caratteristiche del primo modello la capacità di esprimere le proprie emozioni attraverso delle prototipiche “emoticon” disegnate dai numerosi Led colorati posti negli occhi. Al precedente telecomando, preposto alla comunicazione con l’uomo, si sostituisce un rudimentale riconoscimento vocale. Oltre alla coda, ERS 210 è capace di muovere le orecchie per accentuare la sua espressività.
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AIBO ERS-7M3 WHITE PEARL (2005) - Destinato ad essere l’ultimo della sua stirpe, ERS-7 è il più evoluto e completo degli Aibo. Capace di riconoscimento e sintesi vocale evoluti (parla inglese oltre al linguaggio universale dei suoni), è in grado di ricaricarsi autonomamente riconoscendo e raggiungendo la posizione della sua base e si può interfacciare al computer di casa collegandosi ad una rete Wi-Fi. Il suo successore designato, l’androide Q-rio, giunto alla fase finale del suo sviluppo, non fu mai commercializzato.
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ROBOSAPIEN V2 (2005) - La seconda generazione di Robosapien è considerata il capolavoro di Mark Tilden. Più alto e imponente è dotato di sensori ottici nascosti nei suoi caratteristici occhi blu e di microfoni stereofonici, è capace di riconoscere persone, movimenti e colori e accorgersi della direzioni di provenienza dei suoni. Cammina e corre in modo più fluido rispetto al suo predecessore ed è dotata di mani prensili. Caratterizzato da uno spiccato umorismo dialettico, è in grado persino di giocare a bowling.
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DAIGOKIN GRENDIZER (2005) - Tra le centinaia di riproduzioni dei celebri personaggi della Trilogia di Go Nagai, composta cronologicamente da Mazinga Z, il Grande Mazinga e Ufo Robot Grendizer (Goldrake, per il doppiaggio italiano) la serie Daigokin della Marmit è sicuramente la più imponente per dimensioni e peso (oltre 4 kg per ciascuno dei robot). Dalle minime articolazioni, si possono definire statue realizzate completamente in metallo.
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TOMY CHATBOT (1982) - Il piccolo ChatBot, come suggerito dal nome, è il modello di Omnibot più chiacchierone. È infatti in grado di memorizzare e ripetere a comando delle brevi frasi pronunciate dall’utente nel microfono del suo telecomando. Si può muovere a comando in ogni direzione e trasportare piccoli oggetti sul suo vassoio.
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MR. PERSONALITY (2006) - Dotato del medesimo sistema di movimento a tre ruote del suo predecessore Tribot, Mr. Personality ne rappresenta una versione evoluta e programmabile. Grazie ad un software dedicato era infatti possibile campionare suoni e frasi personalizzate dall’utente e utilizzarle abbinate ad azioni specifiche. Nella sua testa trova posto uno schermo a colori di dimensioni generose, dove era possibile visualizzare una delle numerose “facce” digitali preimpostate o sostituirle con una propria fotografia.
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ROBOSAPIEN V2 MEDIA (2006) - A un anno di distanza dal lancio della seconda generazione di Robosapien, ne fu realizzata un’ancor più sofisticata versione pensata per essere completamente programmabile in linguaggio Java (e modificabile dai più esperti): V2 Media. Di colore arancione, parlante e dotato di un piccolo monitor a colori incastonato nel busto, personalizzabile con una propria fotografia, era molto avanzato per i tempi e decisamente più costoso dei suoi predecessori, elemento che ne penalizzò la diffusione di massa. Oggi ricercatissimo, è passato alla storia per essere uno degli originali oggetti che popolano il salotto di Sheldon Cooper nella fortunata serie televisiva “The Big Bang Theory”.
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ROBORAPTOR (2005) - In accordo con le originali ed eclettiche line guida del suo creatore Mark Tilden, il gigantesco dinosauro robot Roboraptor deve il suo enorme successo al suo essere decisamente aggressivo, caratteristica che lo differenzia dalla quasi totalità dei colleghi rettili robotici buonisti. Grande esploratore, è in grado di esplorare autonomamente l’ambiente che lo circonda e simulare semplici combattimenti (come tentare di mordere chi lo avvicina).
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ALPHA 1S (2015) - In attesa della commercializzazione del suo successore, Alpha 2, i cui fondi per la ricerca sono stati raccolti sul sito Indiegogo, dalla cinese Ubtech arriva Alpha 1S, androide privo di intelligenza artificiale autonoma ma duttile piattaforma di programmazione robotica ad un costo estremamente competitivo. Tra i pochi movimenti preimpostati, impartibili tramite telecomando, Alpha 1S può camminare, fare flessioni e ballare.
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GENIBO (2009) - Quando Sony comunicò al mondo di voler rinunciare ad Aibo, la coreana Dasatech annunciò l’imminente realizzazione di un suo clone quasi perfetto: Genibo. La grande differenza rispetto all’etereo automa di Sony era la marcata caratterizzazione “canina” di Genibo, evidenziata dai suoni scelti per la sua comunicazione.
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TRI-BOT (2008) - Dai grandi occhi a led verdi, Tribot è un automa dalla spiccata personalità da intrattenitore e gran chiacchierone (ma solo in lingua inglese). La sua principale caratteristica è l’innovativo sistema di movimento basato su tre ruote che gli consentono un’enorme agilità e velocità.
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DREAM FORCE ONE (2013) - Successore del TXR-002, di cui riprende alcuni movimenti e il concetto di modularità degli accessori, il Dream Force One può anche camminare e afferrare e trasportare oggetti con il suo grande braccio meccanico. All’estremità dell’altro braccio vi è un piccolo cannone che spara pallini ad aria compressa. È un gigantesco robot sviluppato per combattere contro i suoi simili, ad ogni colpo ricevuto sulla corazza e registrato dai numerosi sensori di contatto, Dream Force One perderà un pezzo e un po’ della sua potenza, sino a simulare un’esplosione seguita da suo spegnimento.
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ROBONOVA (2006) - Pur privo di intelligenza artificiale. Robonova è un robot di sembianze umanoidi, può camminare, correre, esibirsi in acrobazie. E’ dotato di 16 servomotori ed è espandibile con dispositivi aggiuntivi come giroscopi, accelerometri e moduli per la sintesi vocale. E' possibile comandarlo con un telecomando ad infrarossi e programmarlo con un linguaggio molto semplice chiamato RoboScript o con il RoboBasic, una variante del linguaggio BASIC.
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ROBOSCOOPER - Tra i modelli minori della saga dei Robosapien, questo robot a sei ruote è pensato per fare ordine nella cameretta dei suoi piccoli utenti. Con le sue due grandi braccia meccaniche è capace di raccogliere ogni piccolo oggetto incontrato a terra nella sua esplorazione autonoma e riporlo nel generoso contenitore posto dietro alle sue spalle.
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MIPOSAUR (2015) - Come imposto dalla veloce evoluzione della robotica per rendere più efficace ed energeticamente accessibile il movimento, Miposaur perde, rispetto ai suoi predecessori, il complesso movimento delle zampe ma acquista la capacità di mantenersi in equilibrio su due ruote, grazie ad un sistema giroscopico elettronico. La sua unica “trackball”, dotata di tecnologia bluetooth per poter essere facilmente identificata e raggiunta, può fungere da gioco o da cibo, di cui Miposaur è ghiotto.
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TOMY HOMEBOT (1982) - Tra gli Omnibot più semplici e meno evoluti, Hootbot è un piccolo gufo robot dai grandi occhi rossi illuminati che sbatte ali e coda posizionato sul proprio trespolo ed emette il suo caratteristico fischio. Se posizionato su di una superficie piana, si muove in circolo zampettando.
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HASBRO FURBY (1998) - Definire Furby come un piccolo robot parlante è quantomeno riduttivo. Furby è stato sul finire dello scorso millennio un fenomeno di costume collettivo da oltre 41 milioni di pezzi venduti in tutto il mondo. Carino, adorabile, empatico, simpatico: sfuggire all’attrazione esercitata da Furby era impossibile. Dotato di sei sensori per rilevare coccole e buffetti, uno ad infrarossi per la comunicazione con i suoi simili, un microfono e un altoparlante, era anche un gran chiacchierone. Nella sua lingua, il “furbish” era capace di pronunciare circa 150 frasi di senso compiuto.
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HASBRO FURBY EMO-TRONIC (2005) - Si chiamò Emo-Tronic la seconda versione di Furby, che deluse le aspettative di ripetere il successo del suo progenitore. Più grande nelle dimensioni e con un vocabolario molto più complesso, doveva il suo nome alla spiccata vocazione nel suscitare empatia ed emozioni nei suoi interlocutori umani. Malgrado gli occhi extra large e le nuove e complesse animazioni facciali non incontrò il gradimento del pubblico.
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AIBO ERS 220 (2004) - Tecnicamente identico al modello ERS-210, questo caratteristico modello di Aibo si differisce per il suo unico design prettamente fantascientifico, basato su uno studio dedicato ai robot per l'esplorazione spaziale di Shoji Kawamori. Anche l’intera gamma di effetti sonori emessi dal robot è completamente nuova e sembra uscire da un classico della fantascienza.
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DAIGOKIN GREAT MAZINGER (2004) - Tra le centinaia di riproduzioni dei celebri personaggi della Trilogia di Go Nagai, composta cronologicamente da Mazinga Z, il Grande Mazinga e Ufo Robot Grendizer (Goldrake, per il doppiaggio italiano) la serie Daigokin della Marmit è sicuramente la più imponente per dimensioni e peso (oltre 4 kg per ciascuno dei robot). Dalle minime articolazioni, si possono definire statue realizzate completamente in metallo.
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ALIVE CHIMP (2007) - Nati da una costola della serie dei Robosapien, gli automi della serie “Alive” di WowWee appartengono alla categoria degli audioanimatroni: macchine intelligenti sviluppate per imitare espressioni e movenze degli esseri umani. Chimp è una testa di scimmia, intelligente ed espressiva, capace di seguire il proprio interlocutore con lo sguardo e imitare una sorta di dialogo interattivo emettendo suoni, aprendo e chiudendo la bocca e gli occhi, muovendo le pupille e le sopracciglia. Coperto da una morbida pelle siliconica e dotato di una folta peluria, Chimp vanta una sorprendente capacità di reazione autonoma agli stimoli esterni. Della serie “Alive” è stata relizzata anche la testa di Elvis Presley.
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ROBI (2014) - Sviluppato in Giappone dal maestro Tomotaka Takahashi, celebre per essere il creatore del primo automa inviato nello spazio, per conto della nostrana De Agostini, Robi è un androide domestico evoluto distribuito anche in fascicoli settimanali nelle edicole. Robi riconosce fino a 250 comandi vocali, cammina, canta e balla, parla e si siede sulla sua stazione di ricarica. Solo per il mercato giapponese è stata realizzata una futuristica moto che può essere guidata dal robot.

Una collezione di quasi 100 esemplari unici per raccontare la storia e l’evoluzione dei robot di intrattenimento. Questa è in sintesi Io, Robotto - Automi da compagnia, la mostra inaugurata lo scorso sabato a Rovereto presso Palazzo Alberti Poja che raccoglie oltre 90 modelli di robot che in qualche tempo e luogo sono stati davvero venduti. L’esposizione, che rimarrà aperta per i prossimi sei mesi (fino al prossimo 27 agosto), nasce da un’idea del giornalista Massimo Triulzi, esperto di tecnologia e appassionato di robotica, e Franco Finotti, Direttore della Fondazione Museo Civico di Rovereto.

Da Aibo ERS 111 (il primo vero robot per l’intrattenimento domestico) a Nao, forse il più complesso e sofisticato androide acquistabile sul mercato, la rassegna svela e racconta non solo l’essenza del robot come compagno della persona in una delle dimensioni principali della vita, quella dello svago, ma anche la complessa e articolata evoluzione in cui il robot è inteso ora come semplice giocattolo meccanico ora come reale traguardo tecnologico ora come strumento domestico.

L’allestimento della mostra, spiegano i curatori, è realizzato per guidare i visitatori all’interno di una vera e propria storia della robotica di intrattenimento attraverso supporti multimediali e interattivi che presentano approfondimenti tematici per contestualizzare il robot nei diversi scenari culturali di cui è protagonista, dal cinema alla letteratura alla musica, e valorizzare le caratteristiche proprie di ogni esemplare.

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