Per la ripresa dobbiamo aggredire la spesa

I problemi dell’economia italiana, lo sanno tutti, vengono da lontano, e si chiamano alto debito e bassa crescita. Due cose che si alimentano a vicenda. Innalzare il tasso di crescita significa aumentare la produttività, che invece è andata declinando per molti anni. Ciò richiede più innovazione, più flessibilità in entrata e in uscita nel mercato del lavoro, più concorrenza nei settori dei servizi e dell’energia. Alcune riforme sono state introdotte dal governo Monti. Altre dovranno essere avviate. Ma soprattutto bisogna che le riforme paghino in maniera visibile. Cioè con maggiore occupazione e più crescita.

Per questo occorrono tre cose. In primo luogo che le riforme già decise siano implementate e ciò richiede una pubblica amministrazione e una giustizia amministrativa che funzionano oltre che una decisa lotta alla corruzione. In secondo luogo occorre che la crescita ritorni a essere positiva. In terzo luogo che la tassazione sia usata in maniera selettiva. Facilitare la crescita significa sostenere le imprese nella conquista di quote di mercato mondiale e invogliarle ad assumere. Usare le imposte a questo scopo significa abbattere quelle che penalizzano il lavoro e gli investimenti, magari riducendo i sussidi. Le altre riduzioni dovranno aspettare. Il bilancio pubblico dovrà continuare a essere aggiustato (magari a una velocità ridotta) se non si vuole pagare più interessi sulla montagna del debito e mettere a repentaglio le riduzioni delle tasse. Nelle condizioni italiane una riduzione significativa delle imposte non può che passare per una altrettanto significativa riduzione delle spese.

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