Rimpiangendo Weber

Può essere senz’altro vero che “Un eccesso di cattolicesimo danneggia la salute fiscale delle nazioni”, come sostiene l’analista Stephan Richter menzionato da Massimo Franco nel suo fondo sul Corriere della Sera di qualche giorno fa. Che le diverse religioni e confessioni religiose plasmino il carattere delle nazioni e generino dei veri e propri luoghi comuni relativi a mentalità e indole dei popoli lo potrebbe negare forse un materialista dialettico rigoroso, non certo chi sia convinto che lo spirito esista e abbia un ruolo cruciale nel dirigere e determinare le vicende umane.

Poi però mi chiedo, oltre che quanto fondamento reale abbia l’assunto, dove possiamo far finire il gioco. Per esempio: sarà lecito sostenere che un eccesso di protestantesimo induce a scatenare guerre mondiali? O che un eccesso di cattolicesimo renda mediamente più vincenti nelle competizioni calcistiche per club (34 Champions League a 20, e addirittura 33 a 14 contando solo le plurivincitrici)? E come la mettiamo con la Baviera e la Lombardia, cattoliche ma efficienti? E con alcune depresse provincie inglesi o, ancora, tedesche? Resto in attesa di illuminanti risposte.

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