Rayden: "Ispirazioni e crescita, ecco la mia Raydeneide"

Villar Dora ha un contorno di montagne che rilassa al primo impatto. Periferia di Torino, un paese di neanche 3000 abitanti per arrivare fino alla vetta. Per esattezza alla "Vetta del cielo", nome dello studio dove Rayden, al secolo Marco Richetto, produce, sviluppa e cura i suoi progetti musicali. L'ultimo in ordine di tempo è il suo quarto album da solista, "Raydeneide", citazione epica per un artista che in tanti anni di rap ha calcato i palchi di tutta italia grazie al suo gruppo, i Onemic, in trio insieme a Ensi e Raige. Le 13 tracce di Raydeneide sono l'evoluzione di un percorso musicale iniziato con "C.A.L.M.A" del 2007 e proseguito fino ai giorni nostri. Villar Dora permette di sviluppare e decantare le idee, non ha lo stress di una metropoli ma fornisce le energie giuste per caricarsi in vista di una serie di date che porteranno Rayden in giro per l'Italia già nei prossimi giorni. 

"Già in fase di lavorazione ero deciso a fare un prodotto da proporre a un'etichetta. Ho vissuto Raydeneide come una possibilità di crescita personale e anche musicale, volevo mettermi in discussione con realtà diverse, fare un salto di categoria pur mantenendo intatte le mie priorità in termini di collaborazioni. Dietro ad ogni progetto cerco sempre il rapporto vero e diretto, le cose studiate a tavolino non fanno per me". Tra la conclusione del disco e la firma del contratto con Tempi Duri ci sono di mezzo aneddoti che ben spiegano la forza e la realtà del progetto. "Ho creduto molto in questo prodotto. Mi sono isolato per cercare di costruire un album completo e frutto di un percorso musicale con tante influenze ma senza ingerenze. Ho contattato Fabri Fibra che conosco da tanto tempo e gli ho mandato dei provini del disco da ascoltare. Lui mi ha risposto via mail in piena notte con una recensione dettagliata, brano dopo brano, spiegandomi cosa andava e cosa meno. Cosa cambiare e cosa tenere, mettendo in chiaro che era interessato al progetto". 

Il risultato sono 13 brani con le collaborazioni di Fabri Fibra, Neroargento, Pakos, Entics, Denny LaHome, Fred De Palma, Ensi e Raige. Il primo singolo "Finché nulla cambierà" ha mostrato un Rayden riflessivo nei confronti delle morti incomprensibili, storie di cronaca accomunate dall'incredulità dell'opinione pubblica. Un  requiem che nasce da un aneddoto preciso: "Sabato 19 Maggio 2012 dovevo fare un concerto ad una festa studentesca di fine anno. Pochi minuti prima di salire sul palco ci comunicarono che una ragazza aveva perso la vita per colpa di un ordigno esploso fuori da un istituto professionale d Brindisi... Era Melissa Bassi. In questo frangente ho sentito l'esigenza di scrivere una canzone che trattasse casi concreti in cui bambini/adolescenti/giovani sono stati vittime impotenti degli adulti. Ho citato i casi che più mi hanno colpito in questi ultimi anni ma per farlo ho dovuto ricontrollare alcuni nomi propri ed eventi che si stavano offuscando nella mia memoria. Proprio questo è il sintomo dell'assuefazione alle tragedie e "Finché nulla cambierà" vuole essere il mio monito per non dimenticare mai, per non farci l'abitudine. Il mio contributo per cambiare il mondo".

A Villar Dora la temperatura è già primaverile e dalla finestra dello studio di Rayden si può vedere la piazza del comune, una location che lo rende una sorta di sindaco. "Nel mio paese sono quello che con la musica ce l'ha fatta" cantava nel brano "A mani nude" del 2010. Vivendo la quotidianità di Rayden ci si accorge del tono con cui certe cose vengono dette, spunto per parlare di come troppo spesso nella musica si proiettino maschere di personaggi ben lontani dalla realtà. "C'è un processo di responsabilità nel percorso musicale di ogni artista. Parlare con tante persone porta a riflettere sui contenuti, sul peso delle parole. Tanti colleghi spesso indossano maschere che non li rispecchiano, il pubblico vive di riflessi. In questo mi sento molto autentico, ci tengo tanto a far uscire i messaggi che mi interessano. Sia nei brani che quando ho la possibilità di raccontarmi". 

La Raydeneide è anche un viaggio nell'evoluzione musicale, nella sperimentazione e nell'ambizione. Dopo tanti anni di gavetta la musica hip hop ha ottenuto una visibilità che fino a pochi anni fa sarebbe sembrata impossibile, ma quale sarà il suo futuro? "Credo che il genere hip hop sarà sempre più fatto di contaminazione e che la stessa definizione di genere sarà sempre più difficile. L'artista dovrà essere sempre più completo e i vari aspetti della musica "fast food" emergeranno ancora di più. Ci si ritroverà a mischiare vari aspetti della musica, anche a livello promozionale. Bisogna sempre tenersi aggiornati, io ascolto ancora tanti dischi e vado ai live. Ad esempio sono andato a vedere Fedez: nonostante facciamo due tipi di musica diversa credo sia importante osservare un live fatto di fronte a 5000 persone". E a proposito di live, dopo la prima data in casa all'Hiroshima di Torino, il tour di Rayden partirà il prossimo 29 marzo con la serata al Mediterraneo di Casalpusterlengo (LO). L'11 aprile al Cielo e Terra di Suello (LC), il 19 aprile al Peter Pan di Bellinzona, il 20 al Tiffany Music Club di Roncadelle (BS) e il 24 aprile al Barrio's Cafè di Milano. 

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