Quanto guadagnamo e come siamo malpagati

"Un piccolo segnale nella giusta direzione" riconosce Simonetta Cavasin, che da anni naviga nel mondo degli stipendi. Ma mentre lo dice le scappa un sorriso amaro, perchè il segnale, cioè la riduzione del cuneo fiscale previsto dalla legge di stabilità, è davvero molto debole, tanto da incidere in media per appena una dozzina di euro al mese sulle già magre buste paga dei lavoratori. Cavasin è direttore generale della società di consulenza Od&m, controllata dalla Gi Group, che da 13 anni elabora le retribuzioni delle aziende italiane. Nei suoi computer sono archiviati gli stipendi di circa 500 mila lavoratori (di cui più della metà impiegati) per un totale di 2 milioni di dati. E ogni anno la Od&m spreme i suoi server per pubblicare un Rapporto sulle retribuzioni in Italia, ovvero una fotografia di quanto vengono pagati effettivamente i dipendenti delle aziende.

E c’è apparentemente una buona sorpresa, accanto a tristi conferme, nel rapporto 2013 che Panorama anticipa in esclusiva: quest’anno gli stipendi di dirigenti, quadri, impiegati e operai hanno tutti battuto l’inflazione, aumentando così il potere di acquisto dei lavoratori. In particolare, per il dipendente medio, il classico impiegato, la paga è salita dell’1,8 per cento (contro un’inflazione all’1 per cento) e si è assestata a 28.367 euro annui lordi, pari a un netto mensile di circa 1.500 euro. Gli operai invece hanno visto la loro retribuzione media crescere del 3,4 per cento a 23.375 euro lordi annui. Era da almeno 5 anni che gli stipendi non subivano un’accelerazione così forte. Ma la causa non è del tutto tranquillizzante: "Le aziende stanno ridimensionando gli organici" spiega Cavasin "e tendono a migliorare la retribuzione di chi resta, al quale viene chiesto di fare di più. Inoltre le imprese potenziano la parte variabile delle retribuzioni e saranno molto selettive nel concedere gli aumenti, premiando solo chi dà più valore aggiunto".

Se qualche luce illumina il rapporto, resta il fatto che le retribuzioni lorde nelle imprese italiane sono bassine, come risulta evidente dalle tabelle che trovate qui sotto. Per esempio, il direttore generale di una azienda di servizi in media guadagna 135 mila euro lordi, poco più di un consigliere regionale (133 mila). E poi si aggiunge il famigerato cuneo fiscale che rende alto il costo del lavoro e sottili le buste paga nette: un impiegato italiano prende 19.900 euro netti all’anno, mentre un suo collega francese ne guadagna 21.700 e uno tedesco addirittura 27 mila. Per vedere salire il proprio stipendio, occorre lavorare nelle grandi imprese del Nord e nelle aree commerciale, finanziaria, della qualità e delle nuove tecnologie. "Per il prossimo futuro mi aspetto che gli stipendi crescano intorno al 3 per cento all’anno" prevede Cavasin. Ma solo per quanti riescono a mantenere il posto di lavoro.

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